POLITICA & GIUSTIZIA

Processo per smog a Fassino, Appendino e Chiamparino: "Questo è ecogiustizialismo"

Solidarietà ai politici di Pd e M5s (i cui partiti però tacciono). Dopo Costa (Azione), arriva la sferzata di Borghi (Iv): "Addebitare loro l'inquinamento e migliaia di morti è di una gravità inaudita". Ambrogio (FdI): "L'ambientalismo meriterebbe più serietà"

Non è giustizia ma “ecogiustizialismo”. La chiusura dell’inchiesta, notificata ai vertici delle amministrazioni del Comune di Torino e della Regione Piemonte tra il 2015 e il 2019, con la contestazione di “inquinamento ambientale in forma colposa”, sta scatenando dure reazioni nel mondo politico. Ad essere accusati di non avere fatto abbastanza per combattere le concentrazioni di sostanze nocive – attraverso “misure inadeguate”, “interventi mancati”, “inefficacia”, “deroghe”, “imprudenza”, “negligenza”, “imperizia” – sono sette: Sergio Chiamparino, governatore (Pd) fino al 2019, con Alberto Valmaggia, assessore all’Ambiente nella sua giunta; Piero Fassino, sindaco fino al 2016, con l’assessore alle politiche ambientali Enzo Lavolta; Chiara Appendino, sindaca pentastellata di Torino dal 2016, con le due figure che si avvicendarono nella carica di assessore comunale alle politiche ambientali, Stefania Giannuzzi e Alberto Unia. E solo perché la contestazione si ferma, per ora, al 2019 (ma gli accertamenti a loro carico proseguono) sono usciti l’attuale governatore di centrodestra, Alberto Cirio, con il suo assessore Matteo Marnati, in un primo tempo iscritti nel registro degli indagati.

“Fassino, Chiamparino e Appendino indagati come ex sindaci di Torino per inquinamento per non aver messo in atto interventi a tutela della qualità dell’aria fino al 2019. Un Sindaco rischia ogni giorno un’indagine, un pm, anche se sbaglia più inchieste, non rischia nulla”, aveva commentato a caldo Enrico Costa, deputato di Azione e instancabile garantista. Oggi è un altro esponente del Terzo Polo, anch’egli piemontese, a esprimere il dissenso nei confronti dell’esito delle indagini.

“Il probabile rinvio a giudizio per una serie di ex sindaci e amministratori comunali e regionali piemontesi con l’accusa di inquinamento ambientale colposo è l’ennesima dimostrazione di quanto gli amministratori locali continuino ad essere bersaglio di una concezione eco giustizialista”, afferma il capogruppo Azione-Italia Viva al Senato, Enrico Borghi. “Addebitare a Fassino, Chiamparino, Appendino, Valmaggia, Lavolta le colpe dell’inquinamento della pianura padana e la responsabilità della morte di migliaia di persone – spiega – è un fatto di una gravità inaudita, che sta passando dentro un silenzio assordante delle forze politiche, delle associazioni, della società civile. Ho conosciuto questi amministratori quando cambiavano radicalmente le politiche ambientali di Torino e del Piemonte, con Chiamparino che realizzava la tanto attesa linea 1 della Metro e Fassino che, per fare un esempio, inaugurava durante il mandato 122 stazioni di bikesharing”. Insomma, è stato fatto quello che era possibile. “La Regione Piemonte di Chiamparino – prosegue – ha aderito al protocollo per la limitazione dei mezzi inquinanti (Euro 5), scatenando le ire dell’opposizione di destra. E dopo tutto questo, rischiano un processo e una condanna da 2 a 6 anni. E poi ci si chiede perché si assiste alla fuga dalle candidature a livello territoriale… Esprimiamo solidarietà a questi amministratori”, conclude il capogruppo Borghi.

Sconcerto per quest’iniziativa giudiziaria che supera le divisioni politiche. “Che il ruolo di sindaci e amministratori locali non fosse semplice lo si era capito da tempo, ma che ora rischino di dover rispondere addirittura della qualità dell’aria lascia quantomeno perplessi. Per quella che pare una fuga in avanti dell’eco-giustizialismo, voglio esprimere la mia solidarietà ai soggetti coinvolti”, dichiara la senatrice di Fratelli d’Italia Paola Ambrogio. “L’inquinamento atmosferico, soprattutto all’interno del catino padano – prosegue – è un tema che non ammette semplificazioni e forzature ideologiche. Non è pensabile che sindaci, assessori e presidenti di Regione siano chiamati a risponderne direttamente. Avrebbero forse la responsabilità di non aver bloccato, completamente e per mesi, il traffico veicolare? Di non aver imposto i 15 gradi negli edifici? E poiché è indubbia la strettissima correlazione tra territori limitrofi, l’inchiesta si allargherà a tutti gli amministratori di Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna? L’ambientalismo – conclude – meriterebbe più serietà e meno sensazionalismo”.

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