TERZO POL(L)O

Fuoco amico su "Italia Twiga", Scalfarotto rimbrotta Richetti: "Non ha senso continuare così"

Renzi provoca e arriva la reazione sguaiata del braccio destro di Calenda, che lo paragona a Trump. Lo sconforto di Costa: "Siamo passati da un progetto comune ad accapigliarci su una cena". Gruppi parlamentari di nuovo a rischio. Decisione nelle prossime ore

«Non si può continuare così». Secondo Ivan Scalfarotto, senatore di Italia viva, la misura ormai è colma e dopo l’ennesimo attacco subito dal fuoco amico di Azione ammette che “forse è il momento di prendere atto che non si può continuare così. Noi non abbiamo mai attaccato nessuno sulle vicende personali, mai”. Parole quasi definitive dopo l’ennesima replica sguaiata del capogruppo alla Camera Matteo Richetti a una provocazione di Matteo Renzi. L’ex premier aveva risposto a una domanda sulla cena al Twiga di alcuni parlamentari di Italia viva che «non mi interessa dove va a cena Bonifazi, né dove va Richetti». Tanto è bastato per armare il dito di quest’ultimo che s’è avventurato su twitter in un ardito paragone: «È un po’ come dire: “Trump incriminato perché ha occultato informazioni da Presidente? Io non so cosa abbia nascosto Trump o Renzi, io resto garantista”. Ecco la fondatezza del fare nomi a caso è più o meno questa. Ma io conosco Renzi da troppo tempo per stupirmi». «Matteo, perdonami, ma tra Bonifazi e Trump c'è una bella differenza. Figurarsi tra una cena e un procedimento penale» ribatte Scalfarotto. Così Richetti, che già rischiò la poltrona di capogruppo nella prima grande crisi tra Carlo Calenda e Renzi, torna in bilico essendo sempre più a rischio l'unità dei gruppi parlamentari.

Non è che l’ennesimo capitolo di una saga ormai stucchevole, un matrimonio di convenienza che ora finisce coi piatti che volano tra cucina e tinello. Lo sconcerto è palpabile anche nei gruppi dirigenti: «Siamo passati da un progetto comune in cui tanti si sono impegnati, con contenuti condivisi, spazio politico e prospettiva, ad occupare le pagine dei giornali accapigliandoci sull’opportunità di una cena. Per chi ci ha creduto, è davvero difficile da mandar giù»si rammaricava ieri il vicesegretario di Azione Enrico Costa, prima ancora dello scontro di oggi.

I gruppi parlamentari uniti, sotto le insegne del Terzo polo, sembrano avere i giorni contati. A prospettare una imminente rottura è un altro renziano doc, Roberto Giachetti che mette in dubbio anche l’ultima parvenza di unità di quello che fu il Terzo polo, cioè i gruppi parlamentari: «Ha ancora senso che Azione e Italia viva continuino a stare insieme? Diamo un elemento di chiarezza, ognuno starà dalla sua parte, e sapremo che abbiamo anche un altro avversario politico. Ma continuare così mi sembra assolutamente non solo devastante ma anche deprimente» ha detto l’ex radicale a Radio Leopolda durante la sua quotidiana rassegna stampa.  «Ogni volta che Calenda va in tv attacca Renzi frontalmente» prosegue. E in conclusione si chiede se «non sia arrivato il punto di smetterla con questa finzione, e di sottrarre gli elettori tutti, quelli di Azione e Italia Viva, all’umiliazione di una finzione, di un matrimonio nel quale c’è una parte che evidentemente non sopporta più l’altra e scarica dalla mattina alla sera nei confronti di quella parte insulti, attacchi, addirittura rinnegando le cose comuni». Pronta la replica di Calenda: «I gruppi lavorano bene insieme su molte questioni di merito. Ma non vi è dubbio, dal salario minimo alla Commissione Covid e all’elezione diretta del premier, stanno emergendo differenze rilevanti. Nei prossimi giorni verificheremo con i vertici di Italia viva le loro intenzioni. Del Twiga – ha aggiunto – non ci importa nulla. Di chi lo frequenta meno ancora. Ma se persone appartenenti al gruppo Azione/ItaliaViva vanno a cena con un ministro di cui abbiamo chiesto le dimissioni c’è un problema di opportunità evidente. Capalbio, Richetti e il grillismo non c’entrano nulla».

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