Militare vince al Tar, prosciolto anche da gup Cuneo

Il Consiglio di Stato ha respinto l'appello del Ministero della Difesa confermando di fatto la sentenza del Tar piemontese. Nello stesso tempo ha ribadito una serie di principi che devono regolare la materia. Inoltre ha preso atto che alcune delle dichiarazioni specifiche rese dal maresciallo potrebbero essere state "particolarmente forti e potenzialmente offensive". E' dunque possibile, per l'amministrazione militare, riaprire il caso (senza arrivare a una sanzione disciplinare "espulsiva"). Tenendo comunque presente che "in linea teorica" il comportamento del sottufficiale resta "riconducibile alla libertà di manifestazione del pensiero". Il maresciallo, in servizio a Cuneo, aveva promosso la campagna mediatica nella veste di presidente dell'associazione Assomilitari (regolarmente riconosciuta dal Ministero della Difesa). La tesi era che molti suicidi erano da ricondurre a comportamenti vessatori da parte dei superiori. Quando scrisse alla Presidenza della Repubblica scattò il procedimento disciplinare e una denuncia penale. Il tribunale militare di Verona trasmise le carte alla giustizia ordinaria, e il tribunale di Cuneo archiviò l'accusa di 'diffusione di notizie esagerate e tendenziose'. Il Tar, dopo avere preso atto delle "note commendevoli" che caratterizzano i trent'anni di carriera del maresciallo, si è detto del parere che le sue affermazioni sono "espressione del diritto di manifestazione del pensiero tutelato dall'articolo 21 della Costituzione e dall'articolo 1472 dell'ordinamento militare", perché sono "del tutto esterne a fatti strettamente di servizio" e si riferiscono a "rilievi di manifestazioni contrarie al benessere del personale militare che deve essere assicurato". 

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