VERSO IL 2024

Regionali anticipate o election day, in Piemonte si fanno i conti

Il voto disgiunto da quello europeo graverebbe per circa 16 milioni sulle casse del grattacielo. Il M5s alza le barricate, il Pd segue a ruota. Ma anche nella maggioranza di Palazzo Lascaris si registrano resistenze. Che sia (anche) per i tre mesi di stipendio in meno?

Votare a marzo per le regionali senza unirsi al voto delle europee a giugno costerà al Piemonte almeno 16 milioni di euro in più. Lo ha appurato un’interpellanza alla giunta Cirio della coordinatrice regionale di M5s Sarah Disabato. Il costo della consultazione, infatti, ricadrebbe interamente sulle casse della Regione, mentre con l’election day molte spese verrebbero coperte dallo Stato.

Nelle due ultime tornate (dove c’è stato l’election day) del 2014 e 2019, il costo è stato rispettivamente di 7.490.939 e di 7.523.512 euro. Onere che sale a 23.319.264 euro se torniamo al 2011, quando il Piemonte ha votato da solo. Mal contati sono 16 milioni in più.

“Il vantaggio è che Cirio se ne va a casa prima, il problema è che il conto lo pagano i piemontesi”, incalza Disabato. Oltre ai 5 Stelle è contrario il Pd, col segretario piemontese Domenico Rossi pronto alla battaglia: “Ci opporremo con tutte le nostre forze. Togliamo soldi ai già martoriati servizi perché conviene al presidente?”. Una posizione che trova qualche sponda anche nel centrodestra di Palazzo Lascaris, nonostante l’ipotesi sia stata messa sul tavolo nazionale da Fratelli d’Italia e condivisa dai partner di governo.

Il capogruppo leghista Alberto Preioni si fa interprete dei malumori dei colleghi assai preoccupati di perdere, in caso di voto anticipato, tre mesi di stipendio: “Mi pare un po’ illogico fare due elezioni differenti. Quei soldi usiamoli per gli asili nido”. Ma c’è un altro impedimento al voto a marzo: “La norma, quella regionale e la legge nazionale, parla chiaro”, aggiunge Preioni: “Penso che ci siano altre cose di cui occuparsi” però “se c’è un decreto del Governo noi siamo pronti, non abbiamo paura”. In assenza di un intervento da Roma, è l’articolo 15 della legge elettorale che l’assemblea di via Alfieri ha votato a luglio 2023 a indicare che “le consultazioni elettorali” per le regionali “si svolgono, compatibilmente con quanto previsto dai rispettivi ordinamenti, in un’unica data nell’arco dell’anno”. La parola a Roma.

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