GIUSTIZIA

Bigliettopoli e inchiesta sul Palavela,
doppio schiaffo alla Procura di Torino

Tranvata sulle indagini del pm Colace. Una finisce a Roma, l'altra viene avocata a sé dal pg della Corte d'Appello Saluzzo, dopo ben sei anni (alla faccia del giusto processo). Tra lettere anonime e accuse reciproche è un gran svolazzare di corvi al Palagiustizia

Inchieste aperte e lasciate per anni nei cassetti, indagati “appesi” in attesa di un processo che non arriva, metodi d’inchiesta non sempre ortodossi – per usare un eufemismo –, mancato rispetto della titolarità delle indagini. È un quadro per certi versi allarmante quello che emerge dell’attività della Procura di Torino. Dopo il trasferimento del processo Prisma – quello che riguarda la Juventus – dal capoluogo piemontese a Roma, la Cassazione ha stabilito che anche un altro procedimento, il cosiddetto “Bigliettopoli” che vede coinvolti gli imprenditori dello spettacolo Giulio Muttoni e Roberto De Luca – a capo delle società di eventi Set Up Live e Live Nation – assieme all’ex senatore Pd Stefano Esposito, accusati di corruzione in concorso, dovrà trasferirsi nella Capitale. Almeno la parte più rilevante di esso.

“Per la Suprema Corte la competenza è della Procura di Roma. Sono anni che il mio avvocato Riccardo Peagno sostiene in tutte le sedi questa tesi” scrive sui social Esposito. Poi aggiunge: “Ci sono voluti sei anni e mezzo dal giorno in cui il pm di Torino mi ha iscritto (senza comunicarmelo) nel registro degli indagati. Anni della mia vita tenuti in ostaggio”. “Ora si ricomincia da capo – prosegue Esposito – e chissà quanto tempo sarà necessario perché possa finalmente difendermi da accuse infamanti, davanti ad un giudice, nel merito”. Un post che termina in modo beffardo – “W la giustizia e la sua velocità” – a sottolineare la fatica di una figura particolarmente in voga in Italia, quella dell’indagato a tempo indeterminato, sospeso in un limbo tra innocenza e colpevolezza, mentre l’opinione pubblica, opportunamente orientata, ha già emesso la sua sentenza. Nel processo Bigliettopoli, così come per Prisma, la Procura di Torino era “non competente” e si è rivelata anche “incompetente”.

Il pubblico ministero a cui fa riferimento l’ex parlamentare Esposito è Gianfranco Colace sul quale pendono decine di segnalazioni al Consiglio superiore della magistratura. Lo stesso Colace che in queste ore si è visto “sottrarre” un altro procedimento riguardante, tra gli altri, Giulio e Jimmi Muttoni – padre e figlio – e l’ex direttore del Comune di Torino Giuseppe Ferrari accusati a vario titolo di abuso d’ufficio e concussione riguardo le modalità di assegnazione del Palavela a Parcolimpico. Il provvedimento di avocazione porta la firma del procuratore generale della Corte d'Appello di Torino Francesco Saluzzo, dopo che l’avvocato di Giulio Muttoni, Francesco Siggia, aveva segnalato per due volte l’inerzia del pm titolare senza ottenere alcuna risposta. Lo stesso Saluzzo, avocando a sé il processo, ha trasmesso la sua decisione anche al Consiglio superiore della magistratura.

L’inchiesta era partita nel 2017 e solo nel dicembre 2020 scattarono gli avvisi di garanzia. Da allora, però, tutto è rimasto fermo fino al 24 febbraio scorso quando è stata recapitata a Giulio Muttoni una busta anonima contenente parte di una informativa di Polizia Giudiziaria indirizzata al pm Colace che faceva riferimento a intercettazioni telefoniche e richiedeva l’emissione di una ordinanza di custodia cautelare per i due Muttoni e per Daniele Donati, direttore di Parcolimpico. L’avvocato Siggia, durante l’udienza dibattimentale del processo “Bigliettopoli”, che si è svolta lo scorso 19 luglio, ha chiesto conto sull’autenticità di questa comunicazione anonima, ma il pm Colace ha preferito non rispondere. “Sono soddisfatto del provvedimento del pg Saluzzo che va nella direzione di sbloccare un procedimento dormiente da sei anni” afferma l’avvocato Siggia. Sei anni nei quali gli indagati sono rimasti tali senza essere archiviati e neanche rinviati a giudizio. “Questo sarebbe il giusto processo?” è la domanda retorica dell’avvocato che ricorda come i termini per la conclusione delle indagini preliminari siano di un anno, prorogabile (una o più volte) dal gip.  

Informative e lettere anonime, appunti molto dettagliati con nomi e presunte malefatte che vengono inoltrati a parlamentari e giornalisti, a dimostrazione anche del gran svolazzare di corvi che c’è a Palazzo di Giustizia. Dov’è attesa, nelle prossime settimane, la nomina del nuovo procuratore capo.

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