GIUSTIZIA

Grana reggina e trame milanesi,
Torino "procura di consolazione"

Sistemata la pratica Gratteri, il Csm procede con le altre nomine. La guida dei pm subalpini come compensazione di uffici sfumati. Duello tra Romanelli (sconfitto da Viola) e Bombardieri che probabilmente dovrà lasciare Reggio Calabria. Esclusa la designazione interna

Un duello. E neppure per la prima scelta. È ciò che si sta profilando per la nomina del vertice della Procura della Repubblica di Torino, attesa nelle prossime settimane da parte del Consiglio Superiore della Magistratura. Lo stesso Csm che, con l’assegnazione a Nicola Gratteri del ruolo di procuratore capo a Napoli, ha di fatto accelerato la soluzione del risiko giudiziario ai massimi livelli territoriali in una geografia dove, tuttavia, quella torinese appare una Procura di consolazione: chiunque dei due in lizza vi arriverà, guiderà gli uffici come ripiego rispetto ai desiderata non esauditi. 

Non pochi gli aspiranti al posto che fino a poco meno di cinque anni fa era occupato da Armando Spataro e da allora retto dalla facente funzione Enrica Gabetta. Oltre a lei tra coloro che hanno presentato domanda gli aggiunti Patrizia CaputoMarco Gianoglio e Cesare Parodi. Da altre Procure hanno indicato Torino i capi di CuneoOnelio Dodero, quello di BolognaGiuseppe Amato, di Alessandria Enrico Cieri, di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri e poi Paolo Guido, procuratore aggiunto di Palermo cui si deve l’arresto di Matteo Messina DenaroLuca Tescaroli, aggiunto di FirenzeMaurizio Romanelli e Alessandra Dolci, entrambi aggiunti a Milano. Un ufficio, quello subalpino, tutt’altro che marginale, composto da sei procuratori aggiunti, due procuratori delegati europei, 56 sostituti e ben 62 vice procuratori onorari.

Un elenco di aspiranti che, secondo quanto trapela nell’approssimarsi del pronunciamento di Palazzo dei Marescialli, si va sfoltendo pesantemente. Nulla, ovviamente, di ufficiale ma parrebbe che uno dei criteri per condurre alla designazione vedrebbe una sorta di preclusione rispetto agli interni. L’accumularsi sui tavoli del Csm un po’ troppe segnalazioni ed esposti sull’attività della Procura torinese negli ultimi anni e in attesa anche di un pronunciamento da parte del ministero di via Arenula, nell’ipotesi ventilata di ispezioni, la cautela passerebbe proprio per l’esclusione di una soluzione interna. Prospettandosi, inoltre, l’incarico di procuratore generale a Roma per l’attuale capo di Bologna “Gimmi” Amato, il più temibile avversario di Gratteri nelle contesa partenopea, i due dati in corsa sarebbero Romanelli e Bombardieri. Per entrambi Torino sarebbe una consolazione. 

Romanelli puntava a restare a Milano, ottenendo la guida degli uffici di cui attualmente è uno dei procuratori aggiunti. Magistrato dalla carriera tutta meneghina, prima nel pool antimafia nelle grandi operazioni anti ‘ndrangheta degli anni Novanta, quindi alla guida dell’antiterrorismo di matrice jihadista, vicario del procuratore nazionale antimafia, infine responsabile dei pm del dipartimento che a Milano si occupa dei reati contro la pubblica amministrazione. Mai sfiorato da chiacchiere, tantomeno inchieste a suo carico, poco incline alle luci della ribalta mediatica non a caso è definito nell’ambiente un gran signore. Ma è anche noto il suo fortissimo legame con l’ex procuratore capo di Torino (e prima a Milano) Spataro, col quale condivide la militanza nella componente progressista. E sarebbe proprio lui a perorare la causa, vedendo più che di buon occhio Romanelli sulla poltrona, lasciata nel 2018. La filiera Marcello Maddalena, Giancarlo Caselli, Spataro con la prospettiva Romanelli e Gabetta sta allarmando più di un ambiente delle toghe e non solo, circa la gestione della Procura torinese.

L’altro papabile, Bombardieri, è a Reggio Calabria frutto di una nomina su cui pende più di un ricorso presentato dall’escluso Raffaele Seccia, ex procuratore capo di Lucera nel Foggiano e attualmente sostituto procuratore generale presso la Corte di Cassazione. Bombardieri venne nominato cinque anni fa, ma poi vi fu un annullamento del Consiglio di Stato, in accoglimento di un primo ricorso presentato da Seccia che era stato rigettato in primo grado dal Tar del Lazio. Successivamente il plenum del Csm aveva confermato all’unanimità Bombardieri, ribadendo la decisione di quattro anni prima. Ma anche questa seconda nomina è stata annullata dal supremo organo amministrativo, che ha tacciato di inottemperanza il Csm e gli ha ordinato di pronuncirsi nuovamente. Una querelle che dovrebbe essere superata anche se rumors degli ambienti di Palazzo dei Marescialli danno per estremamente improbabile la nomina di Seccia alla procura reggina. Bombardieri è però inviso alle toghe rosse che non vogliono approdi sotto la Mole e per questo gli sarebbe stata prospettata la nomina alla presidenza di una sezione della Corte di Cassazione. Ruolo di grande prestigio e altrettanta remunerazione, che però il diretto interessato non parrebbe intenzionato a scambiare con la Procura torinese, per quale si preannuncia un duello nel chiuso di Palazzo dei Marescialli. E dietro i due, schieramenti tanto attivi quanto poco invisibili.

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