TRAVAGLI DEMOCRATICI

Pd, Roma avvisa il Piemonte:
"No a strappi e accelerazioni"

La segretaria Schlein avoca a sé i dossier sulle regionali e lancia ramoscelli d'ulivo a Conte. Le primarie diventano "conte interne" da evitare a favore di candidature condivise. Lo "scambio" con la Sardegna e il nome di Gribaudo che incombe sulla coppia Rossi-Valle

Qualcosa a Roma ha iniziato a muoversi. Un vero e proprio tavolo nazionale sulle elezioni amministrative e regionali ancora non è stato apparecchiato ma tra Pd e Movimento 5 stelle sta maturando l’idea di un’alleanza in grado di arginare il vento che soffia incessante da destra. Dalla Sardegna alla Basilicata fino in Abruzzo la possibilità di tornare a vincere in una regione sta diventando concreta e questo potrebbe segnare un’inversione di tendenza dopo le capitolazioni in serie negli ultimi due anni: Sicilia, Lazio, Lombardia, Friuli Venezia-Giulia, Molise. Una valanga.

Ieri dalla direzione nazionale Elly Schlein ha fatto un altro passo verso Giuseppe Conte, nemico amatissimo con cui s’era scontrata ventiquattr’ore prima sulle nomine Rai, definendo il Pd come il “perno attorno a cui costruire l’alternativa a questa destra” e poi dando appuntamento a tutte le opposizioni in piazza per la grande mobilitazione dell’11 novembre. “Se invitati ci saremo” è stata la replica immediata del leader pentastellato. Al Nazareno è il giorno dei ramoscelli d’ulivo dopo la bufera sul voltafaccia del M5s che vota in Vigilanza con la destra per incassare la poltrona storicamente rossa alla terza rete nazionale. Da Sandro Curzi a Peter Gomez il passo può essere breve.

Ma non è il momento di rimuginare. Incassato il colpo, Schlein ha deciso di non infierire per evitare di pregiudicare un dialogo che, sotterraneamente, è in corso. A chiarire la posizione della segretaria è Davide Baruffi, il responsabile Enti locali del partito: “Il Pd – ha detto – vuole essere il perno di un’alleanza larga che raccolga, su programmi concreti e con persone di valore, tutte le forze che si sentono alternative alla destra. Programmi e alleanze vengono in ogni caso prima delle candidature”. Vaste programme, Große Koalition. Baruffi aggiunge che “il Pd ha sul territorio un’ottima classe dirigente, che mette a disposizione delle coalizioni di centrosinistra. Ma lo fa con spirito costruttivo e senza pretese di precedenza o imprimatur: i candidati migliori sono quelli che più riescono ad allargare il campo e che possono raccogliere un voto in più degli altri”.

Poi un affondo in cui sembra tirare in ballo direttamente il Piemonte: “Siamo impegnati a costruire per allargare fuori, non per contarci al nostro interno. E le primarie possono essere utili quando si fanno al termine di un percorso, insieme agli altri, per allargare; non certo per pesare i nostri dirigenti in conte domestiche”. Un messaggio al segretario piemontese Mimmo Rossi che da prima dell’estate indica le primarie come soluzione naturale di una eventuale disfida tra più candidati? Forse. Da giorni attorno al Piemonte circolano voci rispetto a un avvicinamento tra Pd e Movimento 5 stelle. Si parla di un possibile “scambio” con la Sardegna dove i grillini puntano sulla deputata Alessandra Todde con concrete possibilità di successo in caso di alleanza con il centrosinistra. Qui Conte ha fretta di chiudere perché l’ex governatore Renato Soru (Pd) fa il diavolo a quattro ed è passato da invocare le primarie a minacciare una corsa solitaria. Conte vuole conquistare la sua prima regione, Schlein è disposta a cederla pur di consolidare l’alleanza ed estenderla anche altrove dove sono i dem ad avere la maggioranza dei candidati nei ruoli apicali.

Sardegna al M5s e Piemonte al Pd? Se ne parla e non più sottovoce. E il riferimento alle candidature che più possono ampliare la coalizione da ricercare assieme agli alleati, senza puntare necessariamente a “conte interne” può essere un messaggio in codice a coloro che hanno offerto la propria disponibilità, cioè il bonacciniano Daniele Valle – per il quale non è certo un atout la vicinanza al sindaco di Torino Stefano Lo Russo il quale va più d'accordo con Alberto Cirio che con Chiara Appendino e i Cinquestelle – e la vicepresidente del Pd Chiara Gribaudo, tra i coordinatori della mozione Schlein in Piemonte. Le primarie, insomma, con buona pace del segretario Rossi, non sono un tabù e, come si è visto con il precedente in Lombardia con Pierfrancesco Majorino posso essere agevolmente accantonate. Poi la chiosa di Baruffi che spiega come “nel rispetto dell’autonomia dei livelli territoriali del partito, stiamo chiedendo a tutti percorsi lineari, senza strappi e accelerazioni”. Un altro messaggio per Rossi e Valle che da settimane paiono il Bianconiglio coi loro “presto ch’è tardi”? Di certo un atteggiamento profondamente diverso rispetto a quello passivo e rispettoso delle prerogative territoriali che Baruffi aveva ostentato nella sua visita a Torino assieme a Igor Taruffi, referente per l'Organizzazione, quando assicurarono massima autonomia ai vertici regionali. Qualcosa intanto è cambiato: il Nazareno non sarà neutrale su questa partita. Il dossier Piemonte ora è a Roma.

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