TRAVAGLI DEMOCRATICI

"Appendino non decide per il Pd, Gribaudo doveva rifiutare l'invito"

Solito "caos calmo" a sinistra. Il capogruppo dem Gallo spara a palle incatenate sulla vicepresidente del partito per il dibattito, in casa d'altri, con l'ex sindaca pentastellata. Il segretario Rossi prende tempo ed evoca le primarie (che il Nazareno non vuole)

Prendiamoci una pausa. Dopo tanto correre anche il Pd piemontese si è adeguato al nuovo scenario e, alzato il piede dall’acceleratore, ha iniziato a pigiare il freno. “Niente strappi” avevano intimato gli uomini di Elly Schlein nel giorno della direzione nazionale della settimana scorsa e così il tempo delle decisioni – che il segretario regionale Mimmo Rossi voleva a inizio ottobre, è slittato al 27, giorno in cui si svolgerà un’altra direzione, quella del partito piemontese che dovrà indicare le tappe di eventuali primarie. Due settimane per capire cosa succederà in Sardegna e se un eventuale accordo nell’isola – sull’ex viceministro M5s Alessandra Todde – possa portare a un’intesa anche nella vecchia capitale del Regno. Uno scambio, quello tra Pd e pentastellati, di cui ormai si parla apertamente da almeno una settimana e che, con le regionali sarde probabili per il 10 marzo, potrebbe concretizzarsi in tempi brevi.

La strada, però, è tutt’altro che in discesa, poiché nell’isola l’ex governatore Renato Soru, Pd, dopo aver invocato invano le primarie è sceso in campo motu proprio e pazienza se il suo non sarà troppo largo. Al suo fianco per ora c’è Liberu, il partito della sinistra indipendentista sarda. Al Nazareno il nome di Todde andrebbe anche bene, ma come si fa con un partito locale che rischia di esplodere? Intanto Rossi si rassegna a prendere tempo: “Nella direzione regionale di luglio abbiamo definito le prime scadenze sulla base di una situazione politica ben precisa. Se le cose cambiano è giusto tornare a discuterne insieme” e certo la disponibilità di Chiara Gribaudo a guidare la coalizione di centrosinistra ha cambiato non poco lo scenario, così come il riavvicinamento tra Pd e M5s, in ottica regionali.

In una settimana la candidatura di Daniele Valle che, dopo il passo indietro del rettore del Politecnico Guido Saracco, sembrava ormai acquisita è ora quella meno gettonata dai bookmaker visto il (presunto) minore appeal di quest’ultimo rispetto a pentastellati e sinistra della coalizione. Di certo non gioca a suo favore il legame con il sindaco di Torino Stefano Lo Russo, di cui è stato braccio destro nella corsa a Palazzo civico. Argomento sul quale, però, mette in guardia il capogruppo dem Raffaele Gallo: “Non possono scegliere gli altri il nostro candidato, soprattutto se parliamo di forze che non fanno ancora neanche parte della coalizione”. È ciò che ha detto ieri sera alla segreteria regionale del partito, solleticando l’orgoglio dem. La questione è semplice: “Se il Pd sosterrà la proposta del M5s in Sardegna, senza porre veti sul nome di Todde, allora lo stesso dovranno fare i Cinquestelle per il Piemonte”.

Il riferimento è alla presunta inclinazione di Giuseppe Conte, ma soprattutto Chiara Appendino, verso Gribaudo che si sta materializzando nel dibattito che vedrà protagoniste proprio le due Chiare alla festa della sinistra torinese chez Marco Grimaldi. “Incontrarsi e discutere è sempre utile ed è quello che il Pd in Piemonte chiede da tempo a Cinque stelle e Terzo polo. Prima però si siedano al tavolo, accettino di condividere un percorso, e a quel punto parleremo di tutto. Anche di nomi” prosegue Gallo che non ha mai nascosto il suo appoggio a Valle così come la maggioranza del gruppo regionale. Poi bacchetta la vicepresidente nazionale del suo partito spiegando che “Appendino e la segreteria regionale dei 5s non hanno ancora accettato un confronto con il segretario Rossi, né alla Festa dell’Unità né alle numerose sollecitazioni di queste settimane. Per questo, fossi stato in Gribaudo, avrei condiviso la scelta di partecipare o meno a quel dibattito con la segreteria regionale, che non è stata neanche informata”. Di più, “io – conclude Gallo – non avrei accettato l’invito all’incontro di Sinistra Italiana ma avrei preteso rispetto per il partito a cui sono iscritto. L’unica cosa chiara di quel dibattito, infatti, è la sua strumentalità. Per questo mi sarei aspettato da chi ha incarichi nazionali un maggiore impegno affinché nessuno possa orientare da fuori la scelta del nostro candidato”.

Il problema è che anche sulle modalità di scelta del candidato, soprattutto se sarà di coalizione e non di partito, le posizioni paiono divergere tra il livello locale e i vertici del Nazareno. “O c’è condivisione su un nome oppure si fanno le primarie: ad oggi non ci sono le condizioni per evitarle, vedremo nelle prossime settimane”, ribadisce Rossi. E a Davide Baruffi, responsabile Enti locali della segreteria nazionale, che qualche giorno fa ha esortato a evitare “fughe in avanti” e avvertito di non pensare a “conte domestiche” “per pesare i nostri dirigenti”, il numero uno dei dem piemontesi precisa: “Il Pd non ha mai fatto fughe in avanti, ma in questi mesi ha sempre lavorato per costruire e allargare la coalizione condividendo tutti i passaggi. Se il tempo serve ad aprire nuovi scenari ben venga”. Il precedente di un anno fa in Lombardia, dove nonostante le insistenze di una parte del Pd, la designazione di Pierfrancesco Majorino avvenne senza passare per le primarie non lascia ben sperare.

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