FINANZA & POTERI

In Barba (Navaretti) alla Compagnia, manovre di Profumo e Lo Russo

Il presidente uscente della fondazione San Paolo cerca un successore di "continuità" e che sia garanzia per il segretario Anfossi. Il sindaco racconta a mezza città di avere in tasca un nome e tutti fanno gli scongiuri. Il borsino di chi sale e chi scende

Ce l’ha, ma non lo dice. E, dunque, di chi sarà mai il nome che il sindaco Stefano Lo Russo avrebbe confessato di avere in mente per la presidenza della Compagnia di San Paolo? Dietro la tattica reticenza del primo cittadino, detentore per consuetudine della golden share per la guida della fondazione di corso Vittorio Emanuele, si nasconderà una spiazzante (e nei timori di non pochi, preoccupante) sorpresa al di fuori della sarabanda i nomi noti circolanti, oppure non sarà mica proprio quello dell’economista Giorgio Barba Navaretti?

Di certo, nella grande incertezza che ancora avvolge giochi e manovre per la successione a Francesco Profumo, le azioni del professore torinese d’origine, ma milanese d’adozione accademica appaiono in netto e costante rialzo, ancor prima di scoprire se tra coloro che lo vedrebbero assai bene al vertice del principale azionista di Intesa Sanpaolo ci sia o meno anche il sindaco. Se così fosse, Lo Russo si troverebbe davvero in buona Compagnia, visto che main sponsor del professore della Statale e presidente dello storico (e potente) Collegio Carlo Alberto di Torino pare sia proprio colui che dovrebbe passargli il testimone. L’ex ministro del governo col loden già condivide con il sindaco lo scarso entusiasmo, per dir così, nei riguardi del suo successore alla testa del Politecnico come possibile futuro numero uno della fondazione, contribuendo a rendere impervia l’eventuale salita di Guido Saracco verso una meta, data oggi pressoché inarrivabile per lui. E, sempre Profumo, condivide invece con il segretario generale della Compagnia Alberto Anfossi l’idea di accogliere in corso Vittorio il cattedratico figlio della buona borghesia subalpina, con intrecci famigliari con la Famiglia per antonomasia. Sua madre, Carla Ovazza, nonna di John Elkann, scomparsa venti anni fa, sposò in seconde nozze l’ingegner Guido Barba Navaretti. Una fitta rete di parentele, in particolare tra le grandi famiglie ebraiche, che avvolge buona parte del mondo imprenditoriale, finanziario e intellettuale torinese, dai Debenedetti-De Benedetti ai Segre, dai Momigliano ai Tedeschi.

Curriculum e prestigio di livello internazionale, accademico di fama, ma non certo uomo dal polso duro e dallo scontro facile, pare il profilo ideale sia per Profumo che continuerebbe a esercitare una certa quale influenza e potere nella fondazione condotta per due mandati, sia per lo stesso Anfossi pronto al ruolo di Virgilio nei gironi della fondazione e in quelli subalpini, per molti versi non proprio conosciuti a menadito dal professore della Statale. Per il segretario generale, combinazione prima allievo e poi come collaborato al Carlo Alberto, da sempre attivo soprattutto nel campo delle erogazioni in particolare verso il terzo settore, ma non considerato quel che si dice un mastino del potere tantomeno un Richelieu nelle stanze della cassaforte torinese, questa ipotesi sarebbe facilmente una polizza per la sua permanenza nella potente posizione. Che, magari, altri presidenti più operativi vorrebbero assegnare ex novo. Skill autorevole, ma morbido, quello di Barba Navaretti e, dunque, più che appetibile per uno degli stakeholder più importanti, se non quello davvero determinante: il ceo di Intesa Carlo Messina, il “controllato” che non ama molto un vertice troppo autonomo e intrigante dell’azionista controllore. 

Tra ipotesi piuttosto fantasiose come quella della mancata presidente di Confindustria Licia Mattioli o dell’ex parlamentare azzurra Claudia Porchietto, più realistiche ma non gradite a Messina come quella dell’economista Pietro Garibaldi (anch’egli dell’inner circle del Carlo Alberto) o déjà-vu (per la Fondazione Crt) come quella del notaio Andrea Ganelli, resta certamente sul tavolo, ma con meno chance del previsto, l’ipotesi di Carla Patrizia Ferrari, attuale chief financial officer della Compagnia. Difficile sia il suo il nome che pare abbia in serbo il sindaco, non foss’altro che per lei, non annoverabile nella ristretta cerchia lorussiana, mostrò grande simpatia e stima Sergio Chiamparino. Resta la carta, forse la più autorevole per lo standing del candidato, di Saracco, qualora si superassero con il buon senso le resistenze di Profumo e Lo Russo.

Lui, il sindaco intanto pare che all’occasione non neghi affatto di averlo il nome pronto per essere indicato quale futuro presidente della Compagnia, ma intenda custodirlo nel più assoluto segreto. Tanto da suscitare più di una reazione stizzita tra coloro i quali la scelta dovranno condividerla se non si vuole resti (come già accaduto) un mero desiderata del primo cittadino. Prima o poi, osservano, dovrà pur farlo questo nome, giacché lo si dovrà votare e da solo il sindaco non è certo autosufficiente nei numeri. Una leggera irritazione serpeggia in chi vede in quel riserbo una scarsa fiducia da parte di Lo Russo. Altri, riandando con le memoria alla gestione dei dossier Fondazione Crt e Iren da parte del sindaco, pare stiano prendendo a fare debiti e previdenti scongiuri.

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