TRAVAGLI DEMOCRATICI

O la va o il Pd si spacca

Il Nazareno non vuole la conta tra dirigenti, ai 5 Stelle non passa manco per l'anticamera del cervello di legittimare i gazebo dem. Ma allora come scegliere tra Gribaudo e Valle. Per Laus non c'è che una strada: le primarie. Di partito o di coalizione?

“In Piemonte, l’unica strada per evitare le primarie sarebbe quella in cui ci fosse un’unica candidatura”. È in fibrillazione il Pd e se pure Mauro Laus ha sentito il bisogno di intervenire nel dibattito per le regionali vuol dire che la tensione è davvero alta. Il partito ha due candidati, entrambi autorevoli ma come scegliere? Elly Schlein ha detto chiaramente che non vuole “conte interne” e se le primarie non servono per allargare il perimetro della coalizione allora meglio evitarle. Parole che hanno fatto scattare l’allarme nell’inner circle di Daniele Valle: se non ci saranno consultazioni tra iscritti e militanti come verrà indicato il candidato del Pd?

“Sarà quello che consente più facilmente un allargamento del centrosinistra, in particolare al M5s” è la risposta dei sostenitori di Chiara Gribaudo che, oltre a essere vicina a Schlein – di cui è stata tra le coordinatrici della campagna congressuale – avrebbe anche attivato un link con Chiara Appendino. Condizionale d’obbligo dal momento che a oggi nessuno tra i pentastellati si è pronunciato sull’argomento. “Così però ci facciamo scegliere il candidato dal M5s” replicano dalla falange di Valle, che potendo contare su una macchina di consenso ben oliata (e pochi santi al Nazareno, nonostante la sua fede cattolica) punta dritto ai gazebo. Valle sconta certamente il sostegno a Stefano Bonaccini durante le primarie, ma soprattutto la vicinanza a Stefano Lo Russo e a quel Pd torinese che ha tanto in uggia l’ex sindaca.

Anche il segretario del partito piemontese Mimmo Rossi ritiene le primarie l’unico strumento in presenza di più di un candidato. E se fossero due del Pd? “Sarebbe demenziale, una riedizione del congresso in salsa piemontese” dice un’autorevole fonte vicina a Gribaudo. “Le primarie sono uno strumento unico di partecipazione e coinvolgimento democratico, previsto dallo statuto del Pd” replica Laus e “se la decisione finale dovesse passare sulla testa del partito piemontese, per quel che mi riguarda si aprirebbe un problema politico non trascurabile di fronte al quale ognuno dovrà assumersi le proprie responsabilità”. Parole ultimative che dimostrano il nervosismo all’interno di un partito che non sa scegliere e che ha appaltato alle primarie ogni disputa interna negli ultimi anni.

C’è chi ricorda che in Lombardia il partito ha puntato dritto su Pierfrancesco Majorino, candidato della sinistra interna che tanto piaceva a Giuseppe Conte. Il risultato, però, fu un magro 33,9% a cui il M5s contribuì con un altrettanto misero 3,9 mentre l’elettorato riformista si era spostato tutto su Letizia Moratti (10%) sostenuta da Azione e Italia viva. Insomma, non sono le primarie la panacea, ma in questo caso quali alternative ha il Pd?

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