VERSO IL VOTO

La strada stretta del campo largo. Giaccone: "Si vince con il centro"

Il numero uno della lista Monviso sferza la coalizione "troppo appiattita sulle posizioni di una sinistra identitaria. Dobbiamo rivolgerci agli elettori moderati". Sull'allargamento della coalizione: "Dialoghiamo con il M5s ma senza rinunciare alle primarie"

“Parliamo da mesi di come allargare la coalizione al Movimento 5 stelle, ma ci siamo chiesti in che modo convinceremo gli elettori di centro? Perché è con loro che si vince”. Mario Giaccone presidia quello che appare l’ultimo avamposto moderato di una coalizione sempre più schiacciata a sinistra. Guida la lista civica Monviso, nata nel 2014 per sostenere la candidatura di Sergio Chiamparino, presente da due legislature a Palazzo Lascaris e che con ogni probabilità alle prossime elezioni regionali in Piemonte potrà contare sull’apporto dei “cugini” di Torino Domani, dopo la ricomposizione con l’assessore del capoluogo Francesco Tresso. Esponente di quella borghesia liberal, Giaccone, che di mestiere fa il farmacista (e ne presiede l’Ordine provinciale), guarda con preoccupazione i suffumigi che si levano in questa lunga vigilia del voto.

Giaccone, cosa la inquieta?
“Osservo da giorni uno scivolamento della coalizione su posizioni sempre più identitarie, una sorta di spostamento del baricentro che rischia di allontanare l’elettorato meno connotato politicamente e tradizionalmente più moderato”.

Di cosa parla in particolare?
“Per esempio, la Sanità. Io sono un farmacista e credo sinceramente nel concetto di Sanità universale, di un accesso gratuito alle cure per tutti, ma non possiamo continuare a considerare gli operatori privati come il diavolo. Perché senza una proficua collaborazione tra sistema pubblico e privati la pandemia sarebbe stata molto più dura e senza le risorse che mette in campo il privato nell’ambito del partenariato non potremmo realizzare il Parco della Salute di Torino”.

Qual è allora la sua proposta?
Io dico che il privato va utilizzato dove necessario, ma allo stesso tempo va sottoposto a regole certe e controlli rigorosi.

Ha deciso di fare il controcanto a Marco Grimaldi e alla sinistra Pd?
“Non si tratta di fare il contraltare ma di prendere consapevolezza che, per dirla con una metafora calcistica, le partite si vincono al centro del campo, che questo sia stretto o largo. Puntiamo giustamente il dito contro una coalizione troppo spostata a destra e poi pensiamo di fronteggiarla con una squadra tutta schiacciata a sinistra?”.

Insomma, lei non pare un entusiasta del campo largo, eppure dopo il successo di Foggia tutti guardano lì.
“Non dico questo, anzi sono convinto che l’allargamento ai Cinquestelle sia importante per essere competitivi, ma sostengo allo stesso modo che c’è un altro campo da arare ed è quello tra le due coalizioni. Lei ha fatto l’esempio di Foggia, io potrei citare la Lombardia dove una fiera alleanza di sinistra-centro, che ha tagliato fuori il Terzo polo, ha portato Pierfrancesco Majorino a un misero 33%, mentre Letizia Moratti arrivava in doppia cifra. Così abbiamo assistito al trionfo di una coalizione a trazione leghista in cui il presidente uscente non aveva certo brillato.

A proposito di centro, in vista delle regionali in Piemonte sembra scomparso.
“È così. Azione e Italia viva sono divisi e non sanno dove andare; molto probabilmente non presenteranno neanche i loro simboli. Lo stesso vale per i Moderati che siedono nella giunta di centrosinistra a Torino e guardano a Cirio per le regionali. È anche con questi elettori, orfani del terzo polo, che dobbiamo parlare, non fare la gara a chi è più a sinistra”.

A proposito di Sanità, Chiara Appendino ha proposto di toglierla dalle competenze delle Regioni e restituirla allo Stato. Chiara Gribaudo ha aperto a questa ipotesi, parlando di una revisione del Titolo V. Lei cosa ne pensa?
“Dico che mi sembra paradossale candidarsi a guidare il Piemonte e mettere al primo punto del programma lo svuotamento del comparto che oggi rappresenta l’80 per cento del bilancio regionale”. Un conto è opporsi alla proposta di Autonomia del ministro Calderoli altro è rispolverare un centralismo che oggi non ha ragioni”.

Lei è stato all’Off Topic, durante l’happening promosso da Gribaudo. Che impressione le ha fatto?
“C’era molta gente, è stato certamente stimolante. A Chiara va riconosciuto il merito di aver risvegliato un dibattito che languiva. Però attenti ai messaggi che lanciamo, perché se facciamo salire sul palco uno dei volti storici del movimento No Tav (il riferimento è al presidente di Arci Torino Gabriele Moroni ndr), rischiamo di essere respingenti verso un certo elettorato e soprattutto incoerenti”.

Leggi anche: Sinistra italiana, stop primarie in Piemonte

Tra due giorni il Pd dovrà ratificare la road map verso le primarie. Lei è d’accordo con questa scelta?
“Penso che oggi sia l’unica praticabile a fronte di due candidature che rappresentano due piattaforme politiche diverse. Noi civici sosterremo lealmente chi uscirà vincente da quella competizione”.

C’è chi sostiene che le primarie sarebbero un repellente per il M5s…
“Ieri al tavolo della coalizione abbiamo deciso di aprire una ulteriore finestra temporale per permettere al segretario di invitarli nuovamente a sedersi al tavolo insieme a noi. A un certo punto però penso che anche per rispetto nei confronti dei Cinquestelle noi dobbiamo andare avanti con il nostro percorso così come stanno facendo loro. Fare chiarezza al nostro interno su chi siamo, cosa vogliamo fare e dove vogliamo andare. Quando il centrosinistra avrà finalmente un interlocutore pienamente legittimato, allora potrà sedersi al tavolo con i pentastellati e trovare una sintesi tra idee e programmi”.

print_icon