CINQUE CERCHI

Valanga azzurra su Cio (e Malagò). Tajani e Zangrillo barricati a Cesana

Dopo la Caporetto di ieri, i due ministri di Forza Italia non si arrendono e tirano in ballo il presidente del Coni: "Sarà lui a difendere l'Italia". Insomma, dopo la "resa nazionale" si annuncia la resa dei conti. La bocciatura della Simico

Dalla “resa nazionale” alla resa dei conti politici. Antonio Tajani e Paolo Zangrillo non ci stanno e qualche ora dopo aver incassato dal Cio il no al progetto per il ripristino della pista di bob a Cesana quale sede delle gare delle Olimpiadi Invernali 2026 passano al contrattacco. “Il Cio ha bocciato l’impianto di Cesana senza riunirsi e senza nemmeno vedere le carte. Trovo inaccettabile che le gare di bob, slittino e skeleton dei Giochi olimpici di Cortina-Milano 2026 si facciano all’estero e non in Italia”, spara dalle colonne del Corsera il vicepremier e ministro degli Esteri che passa la palla avvelenata a Giovanni Malagò: “Sono assolutamente convinto che farà di tutto per mantenere queste gare in Italia: il presidente del Coni saprà vincere la battaglia con la sua grande esperienza”.

A dare manforte al capo del suo partito e collega di governo torna in pista il ministro della Pubblica amministrazione, e coordinatore piemontese di Forza Italia, Paolo Zangrillo, che nei giorni scorsi ha effettuato un sopralluogo all’impianto di Cesana con il vicepremier e il governatore Alberto Cirio. “Le affermazioni del Cio non stupiscono, perché sono in linea con quanto ha sempre sostenuto, ma sulla pista da bob non c’è nessuna decisione – assicura il ministro, fratello dello storico medico personale di Silvio Berlusconi –. Il Governo ha dato mandato a Simico di approfondire il dossier; una volta che ci saranno le conclusioni dettagliate del suo studio, sarà presa la scelta giusta: l’obiettivo è quello di tenere i Giochi in Italia”.

In verità, proprio la Simico, società che gestisce i Giochi, nei giorni scorsi aveva sonoramente bocciato il piano di ripristino dell’impianto di Cesana Pariol per la presenza di “elementi di indeterminatezza procedimentale e di criticità tecniche”. In Piemonte si ipotizza di sostituire la pericolosa ammoniaca (che richiede monitoraggi costanti) con l’acqua glicolata che però “non offre garanzie sulla sua effettiva efficacia e richiederebbe una sostituzione delle tubazioni di raffreddamento (che si sviluppano per oltre 70 chilometri, ndr) con altre dimensionate per un diverso fluido vettore e quindi comporterebbe una sostanziale demolizione della pista”. Demolizione a cui nessuno fa cenno. Come ha riportato il Corsera, a livello mondiale, l’acqua glicolata (50% acqua, 50% glicole) è usata nel budello di La Plagne, 500 metri più in quota di Cesana, in un comprensorio di altissima vocazione turistica: i tecnici spiegano che con il riscaldamento ambientale gestire un impianto “in posizione infelice dal punto di vista energetico, in quanto esposto a sud, e dal punto di vista della fruibilità visto che Cesana ha una limitata valenza turistica” comporterebbe un rapporto costi/benefici svantaggioso.

Eppure, a dispetto di quanto era già ampiamente noto non solo il duo dei berluscones ha portato alla Caporetto di ieri, esponendo il Governo in una situazione di grande imbarazzo internazionale, ma a quanto pare non intende demordere. “La visita ci ha confermato quello che già sapevamo, cioè che l’impianto non è morto – sottolinea Zangrillo – ma ha continuato l’attività con il pistino di spinta fino all’ultima stagione. Il tracciato è molto tecnico, tanto da essere stato promosso da un campionissimo come Armin Zoggeler. Per ammodernarlo servono molte meno risorse che per costruire un nuovo impianto. Una scelta vantaggiosa dal punto di vista economico, ma anche da quello ambientale, con soluzioni all’avanguardia anche da questo punto di vista. Il dossier del Piemonte tocca anche il tema della legacy tanto caro al Cio, fornendo ampie rassicurazioni sull’eredità post-olimpica”.

Tema, quello del post-olimpico, su cui insiste anche Mauro Berruto, deputato torinese e responsabile per lo Sport del Pd: “Lo dico da tempo e lo ripeto: se c’è una speranza di portare a termine il progetto Cesana, e mantenere in Italia tutte le discipline dei Giochi olimpici invernali di Milano-Cortina 2026, questo deve includere, dopo il ripristino, lo smantellamento della pista dopo i Giochi e le rinaturalizzazione dell’area, cosa che sarebbe in linea con gli obiettivi di sostenibilità che il Cio si è dato. Mi auguro fortemente che la Città metropolitana di Torino, proprietaria dell’impianto, assuma prestissimo una posizione chiara in proposito”.

Il tempo stringe: il Cio vuole una decisione entro fine mese, il governo dovrà decidere se smentire il suo vicepremier o appoggiarlo, rischiando l’ira di Losanna. In ogni caso la figuraccia è assicurata.