TRAVAGLI DEMOCRATICI

Appello di Parisi per le primarie:
"Non bastano i tavoli nazionali"

Da quando è salita al Nazareno Schlein ha chiuso i gazebo e inanellato una sconfitta dietro l'altra. Il padre dell'Ulivo allo Spiffero: "Strumento prezioso per selezionare un candidato competitivo". L'affondo dei radicali: "Serve un ravvedimento urgente"

Eletta con le primarie, incoronata dal “popolo del Pd” (e non solo), salita al Nazareno grazie alla mobilitazione di “tutte e tutti” gli elettori democratici, Elly Schlein si è subito premurata di chiudere i gazebo, stoccarli in magazzino e lasciarli lì fino al prossimo segretario. Dalla sua elezione non ha fatto altro che inanellare una sconfitta dietro l’altra – dalle regionali del Molise e della Lombardia alle suppletive di Monza – eppure la linea resta la stessa: alleanza con il Movimento 5 stelle a tutti i costi e se questo significa rinunciare agli strumenti fondativi del centrosinistra e del Pd, pazienza. La stella cometa resta sempre lui, Ciccio Boccia, il teorico del campo largo, gran navigatore tra i marosi del partito; le ha cavalcate tutte le correnti ed è rimasto sempre a galla.  

“Quello che i vertici di Pd e M5s faticano a capire è che non basta l’investitura di un tavolo di partito, ancor di più se solo nazionale, a fornire al candidato prescelto dentro un quadro di scambi tra regioni, la legittimazione indispensabile per guidare la coalizione e aprire un varco alla vittoria”. A parlare è Arturo Parisi, il padre delle primarie, fondatore dell’Ulivo e poi del Pd, ex ministro della Difesa, che proprio in queste ore vede nella sua Sardegna (lui in realtà è campano, ma trapiantato sin da piccolo nell’isola) un centrosinistra dilaniato dopo le imposizioni romane. “Se tempestive, ripeto, se tempestive, e, aggiungo, corrette le primarie sono uno strumento prezioso per selezionare un candidato competitivo a partire da un confronto tra le soluzioni alternative dei problemi sentiti dai cittadini come prioritari – aggiunge Parisi nel colloquio con lo Spiffero –. Senza questo processo di costruzione dell’unità della coalizione e di legittimazione della sua guida nessuno dei due vertici può assicurare che gli elettori, che un tempo si pretendevano ‘propri’ non scelgano altri partiti o restino invece a casa. Soprattutto nei territori in cui il voto di opinione generale prevale su quello particolaristico mobilitato dai candidati”.

Sardegna al M5s e Piemonte al Pd: questo era l’accordo che ora, peraltro, i pentastellati si stanno rimangiando. E così mentre nell’isola Alessandra Todde dovrà confrontarsi oltre che con il centrodestra anche con l’ex governatore del centrosinistra Renato Soru, che ha sbattuto la porta del Pd e si è messo in proprio, in Piemonte tutto è fermo, congelato. Con il segretario regionale Mimmo Rossi ormai commissariato che aspetta dal tortellino magico un segnale su “che fare”, domanda sempre ricorrente da quelle parti. Anche i radicali chiedono “un ravvedimento urgente” del centrosinistra a sostegno delle primarie per individuare il candidato della coalizione. “Siamo di fronte – afferma il presidente di Radicali Italiani, Igor Boni – a veri e propri atti di autolesionismo. Con lo stop alle primarie imposto da Roma dalla segreteria del Pd per trovare una quadra con il Movimento 5stelle, si sta raggiungendo l’invidiabile risultato di aver spaccato la coalizione in Sardegna, con Soru che esce e si candida con una propria coalizione, e di aver fermato il percorso virtuoso piemontese. Un percorso che avrebbe visto un candidato presidente uscire dalle primarie del 17 dicembre”.

Una contestazione ancor più significativa perché proveniente da quell’area dei radicali che ha dato vita a Più Europa, oggi forse l’alleato più leale su cui i dem possano contare. Eppure i toni sono durissimi: “Questo giochetto romano, in splendido stile prima Repubblica – aggiunge Boni – non fa altro che ridurre le possibilità di un recupero contro la più becera destra di questa Regione. Il ravvedimento è urgente, è urgente uscire da questo vicolo cieco. Come per Torino nell’ultima tornata elettorale servono le primarie di coalizione. Lo abbiamo detto e ridetto. Lo ripetiamo ancora”. 

Sono passati pochi giorni dalla manifestazione di Piazza del Popolo in cui dem e pentastellati hanno sfilato insieme, provando a dare agli elettori un’immagine di unità. Eppure, con le regionali alle porte il Pd non sa come porsi nei confronti di Giuseppe Conte. In Sardegna ha sfasciato la coalizione per consegnare la candidatura alla grillina Todde, in Piemonte aspetta (e spera!) un cenno di Chiara Appendino per poter indicare un proprio rappresentante. Una posizione di totale subalternità dimostrata anche dalla rinuncia a quelle prassi consolidate di selezione del gruppo dirigente, contenute anche nel suo statuto.

Sempre Parisi definisce “una sciagura” la faglia prodotta nel centrosinistra dopo la decisione di Soru di candidarsi contro destra e sinistra, catalizzando su di sé forze e liste che ora minacciano di sottrarre a Todde quei voti necessari per vincere. “Solo una vera unità politica del centrosinistra può offrire un’alternativa” dice Parisi, che lancia un appello proprio a Todde: “Solo lei può evitare la rottura” raccogliendo la sfida di Soru di misurarsi alla primarie. “Non è troppo tardi”.

print_icon