BANCHI PERICOLOSI

La scuola italiana cade a pezzi, in poco più di un anno 85 crolli

In quindici anni, dalla morte di Vito Scafidi nel liceo di Rivoli, poco è cambiato. Anzi, la situazione è addirittura peggiorata. La causa principale è legata "all'età": dei 40.133 edifici, quasi la metà (18.889, pari al 47% del totale) sono stati costruiti prima del 1976

Crollo di soffitti e pareti, edifici vecchi, certificati di agibilità o di prevenzioni incendi assenti, inadeguatezza rispetto a rischi sismici. È questa la fotografia scattata dai dati Cittadinanzattiva per la Giornata nazionale della sicurezza nelle scuole quando lo stato di salute dei nostri istituti torna al centro della discussione. La ricorrenza è stata istituita per legge sulla scia della morte di Vito Scafidi, lo studente che il 22 novembre di quindici anni fa perse la vita in un liceo di Rivoli, a causa del crollo di un controsoffitto mentre si svolgevano le lezioni in classe. Secondo gli ultimi dati di Cittadinanzattiva, che monitora costantemente lo stato di salute dei nostri edifici scolastici, solo da settembre ad oggi ci sono stati ben 24 episodi di crolli e criticità strutturali di vario genere. Che vanno ad aggiungersi ai 61 registrati durante lo scorso anno scolastico, una media di circa sette al mese: un record assoluto.

Come evidenzia l’analisi effettuata dal portale Skuola.net dell’“Osservatorio civico sulla sicurezza delle scuole” 2023, elaborato proprio da Cittadinanzattiva, il rischio è abbastanza omogeneo sull’intero territorio nazionale. A livello regionale, invece, i numeri più alti li troviamo in Lombardia (9 episodi). Un gradino sotto ci sono il Lazio e la Campania (8). A seguire Sicilia (7), Piemonte, Toscana e Sardegna (5), Liguria ed Emilia-Romagna (3), Veneto (2). A chiudere, Friuli-Venezia Giulia, Puglia, Calabria, Abruzzo, Basilicata, Umbria, tutte con un episodio. Nello specifico, nella maggior parte dei casi (17) si è trattato di distacchi di intonaco o calcinacci. In 11 episodi a cedere sono stati tetti e solai, in altri 11 il controsoffitto. In 9 situazioni si sono aperte crepe nei muri o nei cornicioni. La caduta di alberi è stata al centro di 7 casi, problematiche varie a porte, finestre, cancelli protagoniste di 5 episodi. Per fortuna, solo in 1 caso c’è stato un vero e proprio crollo. Tra loro, tre episodi riguardano gli Atenei, anche loro tutt’altro che immuni al fenomeno. Avvenimenti che provocano feriti, oltre che danni agli ambienti e agli arredi, l’interruzione della didattica, nonché ingenti disagi e paura per le comunità di riferimento. “La tragedia è stata evitata solo per una questione di statistica, visto che si è trattato di episodi avvenuti di notte, nel week end o in periodi di chiusura delle scuole per le festività”, riferisce Skuola.net.

Per quale ragione le nostre scuole sono così vulnerabili? La causa principale è legata alla “vecchiaia degli edifici”: delle 40.133 strutture censite in Italia, quasi la metà (18.889, pari al 47% del totale) sono state costruite prima del 1976. E, più in generale, la loro età media è di 53 anni. Per non parlare, poi, degli istituti “fantasma”: di circa 7 mila scuole non si conosce di preciso il periodo di costruzione. Molti edifici, dunque, difficilmente sarebbero preparati per tamponare dei fattori supplementari e improvvisi di rischio, come ad esempio delle scosse di terremoto. La diffusione dei criteri di costruzione antisismici spesso confligge con l’anagrafe. E, infatti, le scuole progettate in tal senso sono solo l’11,4% del totale. Strutture per un Paese che vede 4 milioni e 300.000 bambini e ragazzi che risiedono in Comuni classificati in territori a rischio sismico elevato (zona 1 e 2). Anche l’assenza o, perlomeno, la carenza o intempestività nella manutenzione, dovuta alla riduzione degli investimenti per indagini e interventi su controsoffitti, solai, tetti, hanno però il loro ruolo. Rimane, infatti, molto elevato il numero degli edifici scolastici non in possesso dell’agibilità (23.330, 57,90%) né della prevenzione incendi (22.130, 54,92%). Il numero degli edifici privi di collaudo statico è meno alto ma riguarda comunque un numero considerevole di scuole (16.681, 41,4%).

Per Skuola.net le speranze sono riposte nelle risorse del Pnrr dedicate all’edilizia scolastica, che ammontano ad oltre 12 miliardi di euro: “L’edilizia scolastica – ha detto Daniele Grassucci, direttore di Skuola.net – è la rappresentazione plastica di come la decentralizzazione dei poteri dello Stato iniziata negli anni ‘90 non abbia funzionato a dovere: da fine millennio le scuole non sono più proprietà dello Stato ma degli enti locali. Nel frattempo, ci si è “dimenticati” di trasferire adeguate risorse finanziarie ma soprattutto competenze per permettere agli stessi enti locali di sfruttare i fondi straordinari che via via venivano messi a disposizione per costruire nuove scuole o per mantenere in efficienza quelle già costruite. Il risultato è sotto gli occhi di tutti: un patrimonio scolastico che invecchia - e questo sarebbe anche normale, gli edifici non sono usa e getta - senza essere adeguatamente mantenuto o rinnovato. Anche perché nel frattempo le Province, che hanno la competenza sulle strutture delle scuole secondarie, sono state abolite e poi recuperate”.

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