ECONOMIA DOMESTICA

Piemonte, fine anno senza botto. Crescita in frenata, pil +0,37%

Economia quasi ferma, la variazione tendenziale rispetto allo stesso trimestre 2022 è positiva, ma per pochi decimi. E comunque leggermente migliore di quella italiana. Pesa, seppur in flessione, l'inflazione che ha compresso i consumi

Il rialzo dei tassi e l’inflazione hanno frenato i consumi e congelato le spese: in Piemonte nel terzo trimestre di quest’anno la crescita dell’economia si è quasi fermata, la variazione tendenziale, rispetto allo stesso trimestre 2022 è positiva, ma per pochi decimi, +0,37%, anche se migliore rispetto a quella dell’Italia (+0%), in progressivo rallentamento rispetto ai trimestri precedenti (+2% nel primo trimestre, +1,1% nel secondo) Sono le stime del Comitato Torino Finanza presso la Camera di commercio torinese realizzate con il modello del Pilnow secondo cui per la regione il finale dell’anno sarà “senza il botto”. A novembre, infatti, c’è la possibile conferma di una crescita annuale del Pil piemontese dello 0,9% ma secondo i ricercatori del Comitato conterà molto il periodo di Natale, pur se per ora, rilevano, i consumi scricchiolano e il recupero dell'inflazione nei salari non è all'orizzonte.

A prezzi costanti (depurando il Pilnow dall’inflazione), il valore del Pil regionale degli ultimi 12 mesi è di 135 miliardi di euro (33,4 nel terzo trimestre), mancano ancora 4 punti percentuali di crescita e 7 miliardi per ritrovare il livello del reddito prodotto in Piemonte nel 2008. Il peggioramento sembra comunque essersi esaurito nel mese di settembre, ma da ottobre in poi il Pil non sta rimbalzando, piuttosto, ristagna, proseguono gli analisti che sottolineano, fra gli aspetti negativi, l’inflazione, che, pur in via di riduzione, è penetrata nei comportamenti e sta probabilmente deprimendo i consumi, che avevano tenuto nella primissima parte dell’anno e non si avverte ancora il segnale di rialzo cosicché la strada del 2024 sarà in salita. Il Pilnow, registra, però, anche alcuni aspetti positivi: la recessione, anche se tecnica, non c'è stata, i dati sono almeno in linea con la media nazionale o lievemente migliori, la cultura, settore tradizionalmente fragile, e il turismo compensano il rallentamento dei consumi.

L’economia piemontese, come del resto quella di tutta l’Europa ad eccezione della Spagna, rallenta, anche se meno della media italiana – commenta Vladimiro Rambaldi, presidente del Comitato Torino Finanza – le nostre stime ci dicono che siamo in una fase di ristagno. Certo paghiamo l’effetto del rialzo dei tassi di interesse di 450 punti base in poco più di un anno da parte della Bce, un rialzo che si sta propagando sempre più all'economia reale in un contesto di crescita debole, inflazione elevata, anche se fortunatamente in rallentamento, e tensioni geopolitiche accentuate. La crescita ha bisogno di stimoli e, in questo senso, bisognerà vedere se nel 2024 basteranno le riforme del Pnrr”. C’è affanno, insomma. “Questi dati ci mostrano un Piemonte che fa fatica a crescere, ma che è in linea con il dato nazionale. In quest’ottica non possiamo dimenticare che l’Italia ha un’economia solida, che offre diverse opportunità di espansione in settori come l’automotive, l’industria manifatturiera, l’energia rinnovabile, il turismo, la moda e il design – aggiunge il presidente di Unioncamere Piemonte, Gian Paolo Coscia – tuttavia affrontiamo alcune sfide strutturali che possono influenzare la nostra capacità di sviluppo come la burocrazia e l’elevata pressione fiscale. Inoltre, dobbiamo investire in infrastrutture materiali e immateriali e sostenere la ricerca scientifica e lo sviluppo tecnologico attraverso l’innovazione. Questo ci consentirà di affrontare le sfide interne ed esterne alla nostra economia”.

print_icon