GIUSTIZIA

"Indagare sulla nomina di Saluzzo a procuratore generale di Torino"

È quanto impone il gup di Milano Salvini nel rinviare a giudizio Amara per calunnia ma disponendo anche la "trasmissione della copia degli atti" ai pubblici ministeri per accertare se vi fu una sua sponsorizzazione dell'ex pg oggi in pensione

Indagare sulle dichiarazioni di Piero Amara e sulla cosiddetta Loggia Ungheria, in particolare sui presunti favori all’ex Procuratore di Perugia, Luigi De Ficchy, e sul contributo fornito dall’ex legale esterno di Eni alle nomine dei magistrati Lucia Lotti a Procuratrice di Gela e di Francesco Saluzzo a Procuratore generale di Torino. Lo ha stabilito il Gup di Milano Guido Salvini rinviando a giudizio Amara per calunnia ma disponendo anche la “trasmissione della copia degli atti” ai pubblici ministeri per accertare se “il contesto descritto” da Amara fosse effettivamente la “continuazione della disciolta associazione P2” (come ritengono nel capo d’imputazione i pm di Milano Stefano Civardi e Roberta Amadeo) oppure se fosse “l’espressione-estensione del sistema Palamara” già oggetto “di procedimenti a Roma e a Perugia”.

Secondo il Gup di Milano nell’indagine sulle calunnie non sono stati indagati a sufficienza i “comportamenti attribuiti a sé dallo stesso Amara”. Fra queste una raccomandazione al figlio dell’ex Procuratore di Perugia che “mi fu formulata personalmente da De Ficchy” in “un bar che sta proprio di fronte al Csm, a Roma”, dichiarò Amara il 14 dicembre 2019 ai pm Paolo Storari e Laura Pedio, e il suo ruolo nelle nomine dei magistrati Lotti e Saluzzo ritenuto credibile anche dal Gip di Perugia nel decreto con cui ha archiviato il procedimento sull’esistenza della Loggia ma scritto che “almeno tre magistrati” cercarono di incontrare Amara per ottenere sponsorizzazioni al Csm.

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Dopo il Gip di Perugia, quindi anche il Gup di Milano Salvini sembra ritenere credibile, o comunque meritevole di approfondimento, l’ex faccendiere e avvocato di Augusta al centro di mille scandali quando parla di magistrati e nomine. Amara andrà a processo il 2 febbraio davanti alla settima sezione penale di Milano con l’accusa di aver calunniato 67 fra i vertici di Csm, politica e forze armate di cui 40 le parti civili e altre 27 le persone offese durante gli interrogatori resi ai pm Storari e Pedio. Fra queste in particolare l’ex ministra della Giustizia Paola Severino e l’ex vicepresidente del Csm Michele Vietti, calunniati su fatti specifici – si legge nel capo d’imputazione dei pm Stefano Civardi e Roberta Amadeo – e cioè accusati di false pressioni sul Csm per trasferire un magistrato da Siracusa inviso alle aziende di Emma Marcegaglia e di “reti” di favori per far ottenere incarichi ad alcuni avvocati, fra cui l’allora sconosciuto Giuseppe Conte, poi presidente del Consiglio. Amara ne risponderà davanti a un giudice ma il Gup ha disposto anche la “trasmissione degli atti” ai pubblici ministeri per indagare invece su asseriti favori resi all’ex Procuratore di Perugia, Luigi De Ficchy, e sulla presunta influenza sulle nomine dei magistrati Lucia Lotti alla Procura di Gela e di Francesco Saluzzo a Procuratore generale di Torino.

 

Indagare su quei tre nomi in “particolare”, scrive il Gup, e cercare “l’eventuale elenco degli aderenti” a Loggia Ungheria “che si troverebbe a Dubai” e che nessuno ha mai trovato. Già a settembre il Gip di Perugia, Angela Avila, archiviando su richiesta del Procuratore Raffaele Cantone l’inchiesta sull’esistenza della loggia massonica aveva parlato di un’influenza da parte Amara sulle nomine di “almeno tre magistrati”. Per lei sarebbero stati gli stessi Saluzzo, Lotti e l’ex Procuratore di Trani e Taranto, Carlo Maria Capristo, oggi a processo per corruzione in atti giudiziari a Potenza. Completamente prosciolto invece l'ex assistente di studio di Amara, Giuseppe Calafiore, per il quale il giudice ha emesso sentenza di non luogo a procedere per non aver commesso il fatto in relazione al reato di autocalunnia. Per lui un solo verbale era oggetto di contestazione (4 febbraio 2020) nel quale disse ai pm Storari e Pedio di “conoscere” l’associazione Ungheria e di averne fatto parte. Troppo poco secondo il Gup per processarlo nonostante quelle affermazioni rappresentassero di fatto il “riscontro” di Amara. Quest’ultimo, a domanda sul perché dentro a un procedimento riguardante altri fatti (il falso complotto Eni) a un certo punto abbia iniziato a parlare a pm di Milano della Loggia Ungheria, durante l’ultima udienza ha risposto in maniera confusionale: “Io non ne volevo parlare di questa cosa e maledetto me quando l’ho fatto. In tutti i processi è stato dimostrato che io una menzogna non l’ho detta – ha aggiunto –. Ho spiegato perché Saluzzo viene mandato da me e perché Vietti lo manda da me”. “L’assimilazione di Ungheria a una loggia massonica è un’assimilazione che avevo fatto io per fatti specifici che stavano nella mia mente perché ritenevo nel mio intimo che si trattasse di una loggia massonica non ufficiale”, ha concluso Amara sostenendo di aver mai avuto certezza sul fatto che fosse o meno massoneria deviata.