TRAVAGLI DEMOCRATICI

Pd appeso per le palline (di Natale), sotto l'albero non c'è il candidato

A un mese e mezzo dallo stop alle primarie il centrosinistra piemontese è ancora fermo al punto di partenza. Sarà Valle o Gribaudo a sacrificarsi nella disperata sfida contro Cirio? Il M5s è ormai uccel di bosco e pure al Nazareno tutto tace

Avrebbero voluto il candidato sotto l’albero, non arriverà neanche con la Befana. Una poltrona per due non è solo la pellicola di Natale per antonomasia ma anche la condizione che vive il Pd piemontese da due mesi e in cui resterà almeno fino all’inizio del nuovo anno. Da una parte c’è il vicepresidente del Consiglio regionale Daniele Valle, dall’altro la deputata Chiara Gribaudo, uno bonacciniano l’altra amica di Elly Schlein con cui ha pure condiviso l’alloggio all’inizio di questa legislatura parlamentare. Valle è espressione di Torino, Gribaudo è di Borgo San Dalmazzo, un piccolo centro a due passi da Cuneo. Il segretario piemontese Mimmo Rossi aveva avviato il processo per le primarie prima di essere commissariato lo scorso 26 ottobre e da allora i dem sono rimasti in silenzio mentre Alberto Cirio si prende la scena. “A questo punto sarebbe bello riuscire a fare almeno tre o quattro mesi di campagna elettorale” allarga le braccia il capogruppo dem a Palazzo Lascaris Raffaele Gallo che tanto per non stare fermo sta organizzando un incontro con i colleghi del Pd di Lombardia, Liguria e Valle d’Aosta. Si fa il fuoco con la legna che c’è.

Lui è uno di quelli che, assieme ai colleghi d’aula, aveva chiesto a Babbo Natale un candidato da far arrivare sotto l’albero, così da “iniziare col nuovo anno a fare campagna contro Cirio e a proporre la nostra idea di Regione”. E invece tutto è rimasto sospeso. Intanto Pd e Movimento 5 stelle continuano a ruzzolare nei sondaggi come certificato dall’ultima Supermedia che fissa il partito di Elly Schlein stabilmente sotto il 20, al 19,2%, mentre i pentastellati di Giuseppe Conte veleggiano al 15,6%. Insomma, con quei due all’opposizione Giorgia Meloni può dormire tra due guanciali. Le prospettive elettorali, anche a livello locale, non sono rosee e pure la Sardegna che poteva segnare una “isolata” inversione di tendenza rischia di virare di nuovo a destra vista la candidatura dell’ex governatore Renato Soru contro l’alleanza Pd-M5s che schiera la grillina Alessandra Todde.

Primarie bandite (quasi) ovunque per favorire l’alleanza con Conte e i suoi accoliti, ma è da capire quale possa essere il metodo di selezione dei candidati se i gazebo restano chiusi in magazzino. Schlein, infatti, non è abbastanza forte per imporre nessuno e per quanto Stefano Bonaccini possa eclissarsi per non disturbare troppo la sua un tempo vice in Emilia-Romagna, il malcontento nel partito continua a montare. Persino i sostenitori della segretaria si fanno sentire come ha dimostrato la sortita del consigliere regionale Maurizio Marello, che ha chiesto apertamente le primarie per scegliere il candidato alle regionali, pur specificando che lui voterebbe per Gribaudo. Potrebbe essere la direzione a prendere una decisione, ma in Piemonte quell’organismo è spaccato esattamente in due e il rischio di una conta al buio è ancor più alto di quello rappresentato dai gazebo. Resta lo stallo dal quale nessuno a Torino sa come uscire (e la sensazione è che pure a Roma le idee siano poche e confuse).

L’accordo con i Cinquestelle finora si è fatto solo dove sono stati loro a indicare il candidato (la Sardegna, appunto), o laddove la partita è già data per persa come in Abruzzo. In Piemonte resta la diffidenza tra le due classi dirigenti, che diventa aperto ostracismo se si parla di Chiara Appendino, braccio destro di Conte e titolare del dossier sulla regione in cui ha amministrato il capoluogo. È lei la prima ad aver posto il veto a ogni accordo con i dem e si è rivelata un’illusione l’idea che Gribaudo potesse sbloccare l’impasse vista la sua collocazione a sinistra del partito. Da quando lei è scesa in campo nessun passo avanti è stato fatto nelle trattative e anche questo è argomento di riflessioni al Nazareno dove, soprattutto da Sinistra italiana, si era lasciato intendere che la pasionaria di Borgo San Dalmazzo avrebbe potuto tratteggiare il perimetro del campo largo. Il campo, invece, resta stretto e quando la neve si sarà sciolta si trasformerà in una palude.

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