DIRITTI & ROVESCI

L'inverno caldo della Sanità, raffica di scioperi e proteste

I sindacati preannunciano nuove mobilitazioni per gennaio. Duro scontro con il ministro Schillaci. Il 18 blocco delle sale operatorie. Rivetti (Anaao): "Spero i cittadini siano con noi", intanto si vedono saltare visite e interventi. La voce fuori dal coro di Bassetti

Al grido “La sanità pubblica non si svende, ma si difende” i sindacati dei medici rispondono a muso duro alle non tenere parole del ministro della Salute Orazio Schillaci sulle loro rivendicazioni e annunciano nuovi scioperi. “Siamo pronti a proclamare altre giornate di astensione dal lavoro a gennaio se le nostre richieste continueranno a essere ignorate”, avvisano Pierino Di Silverio, segretario nazionale di Anaao-AssomedGuido Quici presidente di Cimo-Fesmed, insieme ad Antonio De Palma, numero uno del sindacato degli infermieri Nursing Up

È, dunque, un inverno caldo quello che si prospetta per il mondo della sanità e, naturalmente, per i cittadini e i pazienti cu sui ricadono gli effetti della protesta.  "I pazienti purtroppo troveranno molti servizi chiusi. Ci dispiace perché per molti sono saltate visite per le quali si è aspettato tanto tempo”, commentava durante la protesta di mercoledì scorso in Piemonte scorso segretaria regionale di Anaao Chiara Rivetti, aggiungendo “speriamo che siano con noi perché ci fermiamo un giorno perché la sanità pubblica non si fermi per sempre”. Speranza affollata di molti dubbi visto la situazione a dir poco già insopportabile per le liste d’attesa e altre carenze del sistema sanitario di cui pagano il prezzo sempre i pazienti.

Forti dell’alta adesione allo sciopero dello scorso 5 dicembre che in alcune parti del Paese ha raggiunto l’85% e, appunto, “per nulla rassicurati” circa l’accoglimento delle richieste da parte del Governo, i camici bianchi si preparano a nuove mobilitazioni. Richieste quelle che il mondo medico e infermieristico pone sul tavolo che vanno dai maggior investimenti nel settore a un piano per le assunzioni con l’eliminazione degli attuali tetti di spesa, per continuare con un aumento delle retribuzioni fino alla depenalizzazione dell’atto medico e sanitario, senza tralasciare il mantenimento dei diritti acquisiti per quanto riguarda le pensioni.

Evocando involontariamente una pubblicità ai tempi della tivù in bianco e nero al titolo inequivocabile “Gli incontentabili”, il ministro della Salute mentre i medici sfilavano nelle principali città replicava così: “Mi si indichi una sola volta in cui i medici siano rimasti soddisfatti”. Elencando le richieste accolte, a partire dalla salvaguardia sul fronte pensionistico, Schillaci ricorda lo stanziamento record di 3 miliardi in manovra e sbotta: “Più di così?”. Parole che hanno teso ulteriormente il rapporto tra i camici bianchi e il Governo da cui si ribadisce l’insussistenza delle accuse di voler affossare la sanità pubblica. “Dire che vogliamo depotenziarla e solo ideologia. Non c’è una sola norma che giustifichi questa tesi. Semmai discutiamo non sui fondi, ma come questi vengono spesi, sugli sprechi”, ribatte Schillaci tornando a puntare l’indice su “troppe Regioni che impongono un prezzo ingiusto per disorganizzazione e disservizi”.

E mentre i sindacati si dicono “meravigliati e stupiti dalle parole del ministro”, un’altra giornata di sciopero programmata da tempo è prevista per il prossimo 18 dicembre, indetta da una serie di sigle sindacali tra cui Aaroi-Emac, che rappresenta oltre 11mila anestesisti rianimatori ospedalieri. “Stop a tutti i servizi dela sanità ospedaliera e territoriale indispensabili per le diagnosi e le cure non urgenti” si legge sul sito del sindacato che annuncia, tra gli effetti dello sciopero, il “blocco delle prestazioni anestesiologiche, con paralisi delle sale operatorie, dei percorsi prechirurgici, degli ambulatori di terapia del dolore inclusa la partoanalgesia, delle prestazioni di radiologia diagnostica, interventistica e ambulatoriale” e altro ancora.

E ancora disagi, ritardi che si sommano a ritardi, con un silenzio assordante anche degli stessi sindacati su una questione nodale per le liste d’attesa come quella di una regolamentazione più attenta dell’intramoenia (ovvero, i medici che visitano privatamente all’interno delle strutture pubbliche) e di altri aspetti che finiscono per gravare sui pazienti. Gli slogan di protesta dei camici bianchi, insomma, torneranno a risuonare nelle piazze, anche se non mancano autorevoli voci fuori dal coro. “I medici non dovrebbero mai scioperare”, ha affermato l’infettivologo Matteo Bassetti, uno dei volti più noti nel corso della luna emergenza Covid, primario del San Martino di Genova. “Non siamo metalmeccanici, nel nostro lavoro c’è di mezzo la vita delle persone”. Una voce fuori dal coro, appunto. Ma non è affatto detto che a stonare sia lui.

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