VERSO IL 2024

"FdI vuole i nostri posti? Prenda il 37%". Sfida della Lega in Piemonte

Il capogruppo del Carroccio Preioni lancia stilettate all'alleato meloniano. "Secondo i sondaggi siete a una decina di punti buoni dal nostro risultato del 2019". La prossima legislatura sarà più un consolato che un monocolore. E mette il cappello sul Cirio-bis

Fratelli d’Italia? “Vinceranno, certo, ma senza l'exploit che facemmo noi”. Parola del capogruppo leghista Alberto Preioni: per avere il peso che la Lega ha oggi nella prossima legislatura serve eguagliarne le preferenze ottenute nel 2019: “Bisogna prendere il 37% alle regionali”, risponde a chi gli ricorda la spavalderia del partito di Giorgia Meloni, già alla carica sugli assessorati più pesanti nella prossima tornata. Quattro anni fa “la Lega ha avuto sette assessori, il presidente del Consiglio e i presidenti di commissione perché ha preso il 37% di voti veri”. Una ripetizione di cui va evidenziata  l’ultima parte, quella sui voti veri. Che Fratelli d’Italia ancora non ha e che comunque non saranno abbastanza: gli ultimi sondaggi stimano FdI stabilmente sotto il 30% e con la lista civica di Alberto Cirio il rischio di arenarsi intorno al 25 è più che concreto mentre il Piemonte due (in particolare le province “lombarde” di Novara e Vercelli) è pronto a trascinare la Lega in doppia cifra.

Nel corso di una conferenza stampa i leghisti ammassano obiettivi e risultati, in un pastone che va dai nuovi ospedali alla legge sul benessere animale, spicca la voce di Preioni che prova a mettere il cappello sui temi del momento. Come la ricandidatura, ancora non ufficiale, di Alberto Cirio: “Noi siamo stati i primi a dirgli di ricandidarsi, in tempi non sospetti, e a stimolarlo perché avevamo già visto che era un candidato giusto e vincente”.

Il leghista ossolano, in cravatta verde vecchia scuola, si prende la scena e rincara la dose aggiungendo che “se Cirio ha fatto bene è grazie alla Lega”, visto che il suo partito “ha fatto da traino a questa maggioranza”. Coi suoi interventi, come quando ricorda che sull’autonomia “insieme alle deleghe devono arrivare i quattrini” ravviva una conferenza stampa “di fine anno” votata alla sonnolenza, agevolata anche dal generoso buffet per gli ospiti e dall’infinita litania del presidente della commissione Sanità Alessandro Stecco sul lavoro fatto. Quando gli rubano i riflettori fanno peggio, come reso chiaro dal palpabile imbarazzo del collega Walter Marin interpellato sulla frase del leader della Lega Matteo Salvini secondo cui il “bob deve rimanere a Cortina”. Salvini sarà a Torino lunedì prossimo, ma per visitare i cantieri Tav. Ormai l’entusiasmo per Cesana gli è passato.

print_icon