FINANZA & POTERI

Terne al lotto per Palenzona, morsa a tenaglia su Crt e Acri

Prima il siluro di Profumo, ora le intenzioni bellicose di Lo Russo e Cirio sul rinnovo del Consiglio della fondazione. Non è un buon momento ma azzoppare Big Fabrizio non è facile. Anche se il telefono a Palazzo Chigi inizia a squillare a vuoto

Mentre gli sguardi del mondo politico e finanziario sono concentrati sulla partita che si sta giocando per la designazione del successore di Francesco Profumo al vertice della Compagnia di San Paolo, per ora ancor poco illuminate dai riflettori ma non meno importanti altre manovre sono in corso per l’altra cassaforte piemontese. La Fondazione Crt vedrà scadere il proprio Consiglio di Indirizzo in concomitanza con l’approvazione del bilancio 2023 e, quindi, non oltre il prossimo 30 aprile. Un rinnovo, quello del parlamentino di via XX Settembre, che potrebbe determinare assetti non del tutto corrispondenti alle aspettative del nuovo padrone di casa. Fabrizio Palenzona, dopo aver disarcionato Giovanni Quaglia, sfilandogli la poltrona di presidente, rischia a sua volta di finire un po’ azzoppato o, comunque, di dover fare i conti con una parte consistente dei futuri 22 consiglieri non precisamente allineata ai suoi desiderata. Mettendo una seria ipoteca nella gestione di una fondazione da troppo tempo attraversata da tensioni e forti contrapposizioni.

Un esito possibile se, come pare, nelle intenzioni di quegli enti che nell’aprile dello scorso anno non si sono schierati a suo favore prevarrà la volontà di riequilibrare con un’oculata scelta dei designati il peso di Big Fabrizio. Le lettere, partite il 15 dicembre, sono sul tavolo dei “grandi elettori”, quei soggetti pubblici espressione del territorio cui, per statuto, spetta proporre una o più terne di nomi da cui estrarre i futuri consiglieri della fondazione. Terne che dovranno essere presentate entro il primo marzo, segnando un leggero anticipo rispetto ai precedenti rinnovi.

La novità assai più rilevante è, tuttavia, un’altra e riguarda la condizione in cui potrebbe presto ritrovarsi Palenzona: assediato all’interno e accerchiato all’esterno. Due fronti non solo pronti a intrecciarsi ma che già hanno iniziato a muoversi di concerto. 

Da una parte la recentissima mossa di Francesco Profumo, volta a mettere in piazza le ambizioni di Furbizio sulla presidenza dell’Acri e così a sbarrarne la strada, ha messo in evidenza uno dei cardini del patto che lega Compagnia di San Paolo, Cariplo e Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo: non solo estromettere Palenzona dalla partita per il vertice dell’associazione tra le fondazioni (promessa al milanese Giovanni Azzone) ma anche contenere le sue mire “espansionistiche”. Non può sfuggire, infatti, che garanti del patto siano il ceo di Intesa Carlo Messina e il grande vecchio della finanza bianca lombarda Giuseppe Guzzetti. Prossimo suggello sarà la designazione di Ezio Raviola, presidente in scadenza della CrC, nel futuro consiglio della Compagnia, destinato a quanto pare addirittura alla vicepresidenza: il suo nome verrà fatto da Unioncamere, mentre l’attuale presidente della locale Cciaa, Mauro Gola, prenderà il suo posto. Operazione nella Granda con regia tra Torino e Milano.

E qui veniamo al fronte interno, rappresentato in primis dalla coppia istituzionale formata dal sindaco di Torino Stefano Lo Russo e dal governatore Alberto Cirio, entrambi freddi se non ostili al tempo della sua guerra a Quaglia e oggi smaniosi di riequilibrare i pesi. Per non dire di Dario Gallina, numero uno della Camera di Commercio, uscito piuttosto malconcio dalla prova muscolare della primavera scorsa. Le loro armi sono, ovviamente, le indicazioni dei rispettivi rappresentanti nel CdI (3 il sindaco, 2 il governatore, 2 il sistema camerale) che cercheranno di imporre superando le forche caudine delle terne blindando le rose con nomi di provata fede e lealtà. Ci proveranno, poi che ci riescano è un altro paio di maniche, anche perché non è facile trovare persone in grado di resistere alle seduzioni di Furbizio. Difficile possano garantirlo, ad esempio, Enzo Ghigo, l’ex governatore che rumors danno in forte apprensione, o Cristina Di Bari, il cui destino è segnato: mai potrà rifare il salto nel cda dopo aver fatto l’ultima giapponese per Quaglia. E se il fronte dell’impresa sembra puntare su Alberto Dal Poz, industriale ed ex presidente dell’Amma, a Palazzo civico c’è un via vai di ex parlamentari e amministratori di precedenti giunte. Chissà.

Una cosa è certa, la Crt non potrà continuare a essere governata in assenza (fisica) di Palenzona e con un segretario generale, Andrea Varese, considerato un “marziano a Torino”, dalla diarchia di Roberto Mercuri, storico factotum del “Camionista di Tortona” e di Maurizio Irrera, commercialista dai molti padrinaggi politici oggi suo vice. E, seppur approntando la contromossa attraverso le cooptazioni (4 dal CdI uscente) e un’insistente moral suasion su una serie di enti (in particolare Province, Conferenza episcopale e associazioni del Terzo settore), un po’ di apprensione alle future nomine Big Fabrizio pare averla. E a Palazzo Chigi, il telefono di Giovanbattista Fazzolari ha iniziato a squillare a vuoto.

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