POLTRONE

Per Balduzzi la musica è finita

L'ex ministro della Salute non è stato riconfermato a capo del Conservatorio di Alessandria. Al suo posto il Governo ha scelto la pianista Pasero, unica musicista nella terna proposta. In corsa pure il piddino Bressan (ex ad di Amag)

La musica è cambiata. Mai la metafora del Governo di Giorgia Meloni si è sovrapposta perfettamente alla realtà, come in questo caso. Dunque neppure una pur prestigiosa, ma non certo di primo piano, nomina come quella alla presidenza del Conservatorio Antonio Vivaldi di Alessandria è sfuggita all’occhiuta attenzione ministeriale. Tanto più se a guidare l’istituzione musicale mandrogna è stato dal 2020 e fino a ieri l’ex ministro della Salute del governo col loden Renato Balduzzi, già componente del Csm e, ancora più in passato, ascoltato consigliere giuridico dell’allora ministro della Sanità Rosy Bindi.

Non c’è prova che la scelta di non riconfermare Balduzzi alla presidenza del Conservatorio sia stata assunta personalmente dal ministro dell’Università e della Ricerca, l’azzurra Anna Maria Bernini. Ma neppure un indizio del contrario, vista proprio la figura del suo ex collega chiamato a governare e riformare la sanità da Mario Monti in quel governo che arrivò dopo l’uscita forzata da Palazzo Chigi di Silvio Berlusconi. In ossequio all’artista cui è intitolata l’istituzione musicale alessandrina, la stagione di Balduzzi è finita al suo primo mandato, contrariamente a quanto avvenuto nei casi precedenti. 

E anche questo può essere un suggerimento per la lettura della decisione assunta dal ministero di fronte alla terna presentata dal consiglio accademico in cui oltre all’ex ministro figurava Mauro Bressan , ex amministratore delegato della multiutility Amag e da sempre nell’inner circle del Pd alessandrino, insieme all’unica musicista dei tre, ovvero Maria Teresa Pasero. Ed è stata proprio lei ad essere designata a presiedere per il prossimo triennio il Conservatorio, di cui in passato è stata vicedirettore, oltre che insegnante per una quarantina d’anni. Una scelta ineccepibile guardando al profilo professionale dei tre aspiranti presidenti, anche se volgendo lo sguardo al Governo è difficile non pensare a quella traduzione in pratica più che mai attagliata del cambio di (s)partito.

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