TOGHE

Magistratura, corsa alle nomine. Ma Torino deve aspettare Roma

La scelta per il nuovo capo della Procura "subordinata" alle decisioni per la Capitale. L'ostracismo di Mantovano verso Amato a piazzale Clodio. Sale il borsino di Bombardieri. Più avanti la decisione per il successore di Saluzzo

Dum Romae consulitur, a Torino tocca aspettare. Come in una sorta di domino degli ermellini, il rinnovo di importanti vertici della magistratura sotto la Mole passa inevitabilmente dalle nomine attese, per gli stessi incarichi nella Capitale. 

Nel Palazzo di Giustizia intitolato a Bruno Caccia, sono vacanti sia la carica di procuratore capo, dopo il pensionamento lo scorso giugno di Anna Maria Loreto, sia quella di procuratore generale rivestita fino a settembre da Francesco Saluzzo. Se per la successione a quest’ultimo i tempi previsti superano la prossima estate, più brevi dovrebbero essere quelli per dare a Torino un nuovo procuratore capo, ma non prima che si siano completati al Consiglio Superiore della Magistratura i giochi per i vertici delle toghe romane. Giochi che non vedrebbero affatto relegato al semplice ruolo di spettatore il Governo. 

Dalle parti di Palazzo Chigi si segnala una crescente attenzione, in particolare del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano. Dell’ex magistrato, oggi titolare della delega ai Servizi, e che segue la partita giudiziaria per conto di Giorgia Meloni, si racconta di una alacre attività tesa, sempre secondo alcune fonti, a rendere difficile se non impossibile l’approdo alla procura generale di Roma di Giuseppe “Jimmy” Amato, attuale capo a Bologna che punta a Roma, ma che tuttavia ha inserito anche il vertice della procura torinese come possibile opzione, seppure non come prima scelta. Pur essendo uno dei più titolati, Amato dovrà superare gli ostacoli che Mantovano, attraverso alcuni membri laici del Csm, sarebbe pronto a mettere davanti a lui, reo agli occhi dell’ex magistrato oggi a Palazzo Chigi di aver archiviato un’inchiesta sul suicidio assistito. Ma forse c’è anche dell’altro. Sta di fatto che quella di Amato è una delle questioni che intrecciano Roma con Torino e fanno sì che le nomine per Palazzo Caccia debbano attendere quelle romane. 

Comunque vada a finire la vicenda dell’attuale capo della procura bolognese, ambienti vicini a Palazzo dei Marescialli spiegano che il borsino più alto per la carica lasciata da Loreto sia quello di Giovanni Bombardieri, attualmente a Reggio Calabria per il quale in virtù delle rotazioni non è più possibile una permanenza nella procura calabrese. Peraltro, sempre secondo le stesse fonti, una soluzione interna per Torino appare sempre più esclusa. Oltre all’attuale facente funzione Enrica Gabetta hanno presentato domanda anche gli aggiunti Patrizia CaputoMarco Gianoglio e Cesare Parodi. Più nutrita la lista degli aspiranti da altre sedi giudiziarie. Oltre ad Amato e Bombardieri, hanno messo Torino tra le sedi preferite capi di CuneoOnelio Dodero, di Alessandria Enrico CieriPaolo Guido, procuratore aggiunto di Palermo cui si deve l’arresto di Matteo Messina DenaroLuca Tescaroli, aggiunto di FirenzeMaurizio Romanelli e Alessandra Dolci, entrambi aggiunti a Milano. Proprio Romanelli sarebbe un altro le cui azioni, sostenute anche dall’ex procuratore capo Armando Spataro, si mostrerebbero in crescita. 

Tempi più lunghi, come si diceva, per l’individuazione del successore di Saluzzo alla procura generale. In questo caso sono più le candidature interne rispetto alle esterne. Ad ambire al ruolo che prima di Saluzzo, fu di Marcello Maddalena Giancarlo Caselli sono Gabetta, Caputo, Parodi e Gianoglio, mentre da altre sedi le candidature sono arrivate da Lucia Musti, già facente funzione a Bologna poi passata a Gela, Dodero di Cuneo e l’attuale procuratore capo di Alessandria Cieri. Una partita che si giocherà più avanti, oltre l’estate, quella per la procura generale, mentre meno si dovrà attendere per avere un nuovo capo della procura, aspettando però che prima si riempiano le caselle romane.  

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