ECONOMIA DOMESTICA

Boom di edilizia e turismo: aumentano le imprese in Italia, ma il Piemonte arranca

Nel 2023 a livello nazionale si sono registrate 42mila attività in più rispetto all'anno prima con un saldo positivo dello 0,7%. Faticano il commercio, l'agricoltura e la metalmeccanica che fiaccano la performance regionale (+0,15%)

Edilizia, consulenza aziendale e turismo fanno incrementare le imprese italiane e restituiscono dinamismo all’economia dopo le incertezze legate agli anni della pandemia. A livello nazionale nel 2023 si sono registrate 42mila imprese in più rispetto all’anno precedente, con un incremento dello 0,7%. I settori che, al contrario, patiscono una contrazione del numero di imprese sono quelli più tradizionali di commercio, agricoltura e manifattura; non a caso tra le regioni che registrano una crescita più ridotta (+0,15) ci sia il Piemonte la cui economia è legata in particolare a questi settori.

“I settori un cui si concentra la crescita maggiore erano in gran parte prevedibili. Soprattutto l’incremento del turismo, in virtù della ripresa post pandemica, e delle attività di consulenza aziendale, e, più in generale, delle attività professionali, scientifiche e tecniche, caratterizzate dalla presenza di capitale umano qualificato, capaci di contribuire in misura importante allo sviluppo” è l’analisi di Andrea Prete, presidente di Unioncamere.  

Ma l’incremento delle attività non è omogeneo. Oltre il 70% delle 42mila imprese registrate in più negli ultimi dodici mesi, infatti, opera in soli tre macro-settori: le costruzioni, il turismo e le attività professionali. Il più dinamico, in termini di crescita imprenditoriale, è il comparto delle costruzioni che, nonostante l’incertezza sulle prospettive dei bonus legati al mondo dell’edilizia che ha caratterizzato il 2023, alla fine degli scorsi dodici mesi ha contato 13.541 imprese in più rispetto al 2022 (+1,62%). Bene anche le attività professionali, scientifiche e tecniche che a fine 2023 presentano un aumento significativo di 11mila imprese, trainate da un “boom” della consulenza aziendale e amministrativo-gestionale (saldo positivo di oltre 6mila attività e una variazione relativa dell’8%). Anno positivo anche per il comparto della vacanza, in cui si contano 3.380 attività di alloggio aggiuntive (+5,13%) e 3.015 bar e ristoranti in più rispetto al 2022 (+0,77%). Alla crescita hanno contribuito significativamente anche le attività immobiliari (+1,72%). A fronte di questi risultati positivi, i settori più tradizionali continuano ad arrancare. Per il commercio, il 2023 si è chiuso con una riduzione complessiva di 8.653 attività (-0,6% su base annua) ma, approfondendo l’analisi dei dati, si rileva come il processo di selezione in questo settore abbia riguardato essenzialmente il commercio al dettaglio che ha perso quasi 7.700 unità. Nell’agricoltura si evidenzia una riduzione di 7.546 imprese (-1,05%) mentre la manifattura presenta una perdita di 2.962 imprese (-0,56%). Una performance per quest’ultimo settore che tocca tutti comparti con la sola eccezione delle imprese di riparazione, manutenzione e installazione di macchine e apparecchiature (+1.137 unità), accompagnata da una sostanziale stabilità delle industrie di cantieristica navale, aerospaziale e ferro-tramviaria (+56), delle bevande (+37).

Guardando al territorio, i dati indicano in crescita il tessuto imprenditoriale di tutte le quattro aree geografiche. Con le sue 14.948 imprese in più, il Mezzogiorno ha determinato più di un terzo dell’intero saldo annuale, staccando il Nord-Ovest (+11.210) e il Centro (+10.626). Bilancio imprenditoriale attivo per diciassette delle venti regioni italiane. In termini assoluti, meglio di tutte hanno fatto la Lombardia (10.562 imprese in più), il Lazio (+9.710) e la Campania (+6.351). Il Lazio (+1,59%) registra invece la crescita più sostenuta in termini relativi; seguono la Lombardia (+1,12%) e la Campania (+1,04%). La lettura dei dati dal punto di vista delle forme organizzative delle imprese conferma il rafforzamento strutturale del sistema imprenditoriale, in atto ormai da anni. L’intero saldo positivo del 2023 è spiegato dalla crescita delle società di capitale: 57.846 in più in termini assoluti, pari al +3,1% in linea con quanto registrato nel 2022. Le imprese individuali, che continuano a rappresentare la metà dello stock di imprese esistenti (il 50,6%), mostrano invece una flessione di quasi 2mila unità, facendo registrare, in termini relativi, un decremento che sfiora lo 0,1%.

In questo contesto resta stabile il Piemonte con un tasso di crescita dello 0,14%, in contrazione rispetto al 2022 (+0,25%). Le imprese nate nel 2023 in Piemonte sono 22.679 contro le 22.092 che hanno cessato la propria attività. Lo stock di aziende complessivamente registrate è di 422.880,  confermando il Piemonte in 7ª posizione tra le regioni italiane.

La dinamica stagnante del tessuto imprenditoriale piemontese rappresenta la sintesi di andamenti settoriali fortemente differenziati. I comparti degli altri servizi e delle costruzioni registrano le performance migliori, mettendo a segno uno sviluppo della rispettiva base di imprese dell’1,38% e 1,28%. Dopo la contrazione del 2022, torna a registrare una dinamica positiva, seppur di debole intensità, il settore del turismo (+0,15%). Si confermano, invece, sul terreno negativo le dinamiche rilevate per gli altri comparti. Le attività dell’industria in senso stretto e del commercio chiudono il 2023 con una contrazione dello stock di aziende prossime al punto percentuale (rispettivamente -0,89% e -0,95%), mentre il risultato peggiore è quello dell’agricoltura, la cui flessione ammonta al -1,90%.

Il dato regionale è frutto, infine, delle dinamiche contrastanti messe a segno dalle diverse realtà provinciali. Permangono sul terreno positivo, così come accaduto nel corso del 2022, i risultati di Torino (+0,45%) e Novara (+0,39%), mentre il tessuto imprenditoriale della provincia di Asti, che nel 2022 aveva manifestato una buona tenuta, registra nel 2023, come tutti i restanti territori, un risultato negativo (-0,61%). La dinamica peggiore viene registrata da Biella (-1,08%), poi Vercelli (-0,50%), mentre appare più contenuta è la perdita per Alessandria (-0,15%), Cuneo (-0,10%) e il Vco (-0,10%).

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