GIUSTIZIA

Ferragni, indagini a Milano. Cuneo costretta a rinunciare

La Procura generale della Cassazione ha deciso di assegnare la titolarità dell'inchiesta per truffa aggravata ai magistrati meneghini. Decisivo il luogo in cui sono stati firmati i contratti tra Balocco e le società dell'influencer e non dove è stato commesso il presunto reato

Resta a Milano l’indagine per truffa aggravata a carico di Chiara Ferragni per il caso dei “Pandoro Pink Christmas” di Balocco griffati dall’influencer e pubblicizzati sui propri canali social e la contestata beneficenza all’ospedale Regina Margherita di Torino. Da quanto si apprende la Procura generale presso la Corte di Cassazione ha deciso sul conflitto di competenza territoriale, sollevato dalle Procure di Milano e Cuneo che a dicembre hanno aperto entrambe inchieste, inizialmente senza indagati e ipotesi di reato, a seguito dell'esposto presentato dal Codacons in 104 tribunali di tutta Italia. La sostituta pg di Cassazione, Mariella De Masellis, deve ancora notificare al procuratore aggiunto di Milano, Eugenio Fusco, la decisione che si baserebbe sul luogo in cui sono stati firmati i contratti tra Balocco e le società di Ferragni e non sul luogo di “consumazione” del presunto reato.

Il fascicolo, in cui è indagata anche l’amministratrice delegata e presidente di Balocco spa Alessandra Balocco, nasce dalle acquisizioni documentali effettuate dalla Guardia di Finanza di Milano presso l’Antitrust che, il 15 dicembre scorso, ha multato per oltre un milione di euro le società Fenice e TBS Crew, detentrici dei marchi e diritti relativi alla figura di Ferragni difesa dagli avvocati Marcello Bana e Giuseppe Iannaccone, e per 420mila l’azienda dolciaria per pubblicità ingannevole. Dai documenti acquisiti presso l’Autorità garante della concorrenza del mercato è emersa la volontà dello staff di Ferragni di inserire nella campagna di comunicazione e promozione del pandoro per il Natale 2022 – venduto a 2,5 volte il valore del prodotto standard – la frase “le vendite serviranno a finanziare un percorso di ricerca promosso dall’Ospedale Regina Margherita di Torino” a vantaggio dei bambini affetti da Osteosarcoma e Sarcoma di Ewing. Da quello che è emerso in seguito la donazione da 50mila euro da parte dell’azienda dolciaria di Fossano sarebbe avvenuta mesi prima (maggio 2022) e slegata al numero di prodotti venduti. In una mail interna a Balocco i dipendenti scrivevano “mi verrebbe da rispondere” (al team Ferragni) che “in realtà le vendite servono per pagare il vs cachet esorbitante” da un milione di euro.

Il “profitto” delle presunte truffe contestate a Chiara Ferragni per i casi del pandoro Balocco, delle uova pasquali Dolci Preziosi e della bambola Trudi, è “consistito anche nel rafforzamento mediatico dell'immagine della influencer”, perché l’imprenditrice ha guadagnato “dal crescente consenso ottenuto veicolando una rappresentazione di sé strettamente associata all’impegno personale nella charity”, ossia nella beneficenza. È quanto sostenuto dalla Procura di Milano, come si legge nel provvedimento del pg della Cassazione sulla competenza territoriale. E dalle carte risulta che anche Fabio D’Amato, stretto collaboratore di Ferragni, è indagato per truffa aggravata per i casi del pandoro e delle uova di Pasqua.

La decisione riguarda esclusivamente la vicenda del pandoro, non le bambole in collaborazione con Trudi o le uova di Pasqua con Dolci Preziosi, al centro di altri fascicoli, su cui per ora nessuno ha sollevato questioni di competenza.

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