TRAVAGLI DEMOCRATICI

Pd senza candidati né idee: doppia Caporetto in Piemonte

L'allarme lanciato dal segretario piemontese Rossi: "per le europee nessuno si è fatto avanti e siamo già terra di conquista dei candidati lombardi e liguri". Intanto, sul fronte regionali, ora l'area Schlein chiede le primarie

“Il Piemonte non ha un nome per le europee”. Un dato di fatto che suona come un allarme, il rischio di scomparire dalla mappa politica del Pd nell’anno in cui la corsa per Bruxelles coincide con le regionali. Due tornate elettorali che potrebbero trasformarsi in un’unica drammatica Caporetto. Da una parte c’è il mancato accordo, fino a questo momento, con il Movimento 5 stelle che di fatto riduce a percentuali prossime allo zero ogni possibilità di successo, dall’altra la competizione per l’europarlamento che vede il Piemonte immobile, senza un proprio rappresentante in corsa. Il segretario Mimmo Rossi è partito da qui, ieri, durante la segreteria regionale, per descrivere lo stato dell’arte, dopo un mese di tavoli infruttuosi con i grillini e il trasferimento del dossier piemontese al Nazareno da dove tuttavia assicurano che “le trattative proseguono” come ha precisato il responsabile degli Enti locali Davide Baruffi in un colloquio telefonico con Rossi poco prima che iniziasse la riunione.    

Intanto, una regione di oltre 4 milioni di abitanti sta per diventare terra di conquista per i candidati della Lombardia ma anche per quelli della piccola Liguria. Non è un mistero l’attivismo del sindaco di Bergamo Giorgio Gori, candidato in pectore alle europee, che da mesi organizza incontri con politici e amministratori locali. Dalla partecipazione alla Festa dell’Unità di Torino, la scorsa estate, al pranzo con il deputato torinese Mauro Laus. Gli ultimi, i più recenti in ordine di tempo, quelli con il vicepresidente della Città Metropolitana di Torino Jacopo Suppo e con il sindaco di Caselette e presidente dell’Unione montana Val di Susa Pacifico Banchieri. C’è da scommetterci che presto riattiverà la sua rete anche lo spezzino Brando Benifei, capo delegazione degli eurodeputati del Pd, che in Piemonte ha contatti più che solidi. “Che sia una personalità interna o esterna al partito – ha rilanciato Rossi – purché rappresenti la nostra regione. Sarebbe una follia non provarci”. Parole riprese anche dall’ex eurodeputato Daniele Viotti, secondo il quale la probabile assenza di Patrizia Toia dalla competizione potrebbe lasciare uno spazio per una donna piemontese. Ad oggi però nessuna si è fatta avanti, anche perché resta in sospeso la candidatura  di Elly Schlein che a sua volta blocca quella di Chiara Gribaudo (disposta a correre solo come capolista), la quale così soffoca eventuali altre ambizioni (Gianna Pentenero?). Donne che bloccano altre donne, da tenere a mente per future rivendicazioni di genere.  

Di fronte a Rossi, i rappresentanti di tutte le correnti che hanno paralizzato il partito su ogni fronte. Messe in freezer le primarie e congelata ogni ipotesi di candidatura alle europee: così il Pd piemontese si trascina in una lunga agonia, una diuturna guerra di posizionamento e logoramento, mentre s’incancrenisce il dualismo tra Daniele Valle e la stessa Gribaudo, che a Torino s’impunta sulla Regione e a Roma tratta il posto alle europee. In questo surreale contesto, la presidente del partito Nadia Conticelli è tornata a evocare le primarie ed è curioso che a farlo sia stata proprio una rappresentante di quell’area (la mozione Schlein) che in autunno le aveva bloccate. Un cambio di programma evidentemente dovuto al timore che il testa a testa possa essere risolto da un voto dell’assemblea regionale, dove il vicepresidente del Consiglio avrebbe la maggioranza. E così i gazebo si aprono e si chiudono alla bisogna, oggi sono inopportuni ma domani possono tornare utili. Intanto il tempo passa e la manfrina prosegue.

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