LA SACRA RUOTA

Mirafiori bene comune

Per quanto ancora continueremo a prendere schiaffi dagli eredi di una famiglia che dopo aver munto Torino e l'Italia ha venduto baracca e burattini per farsi gli affari propri? Le chiacchiere stanno a zero. Bisogna fare come gli antagonisti di Askatasuna?

Se qualcuno a Torino nutriva residue speranze sulle promesse di un rilancio, l’annuncio di oggi ha gelato anche il più inguaribile ottimista. L’impianto di Mirafiori, storica fabbrica che ha segnato il secolo ferrigno della città e del Paese, rimarrà fermo per 4 settimane in più del previsto. Stellantis, l’azienda che controlla il marchio Fiat e quello Maserati, le cui auto sono prodotte nello stabilimento sotto la Mole, ha annunciato che le linee rimarranno ferme fino al 30 marzo. Inizialmente la fine della cassa integrazione per oltre 2.000 lavoratori era prevista il 3 marzo. Ad essere coinvolti saranno 2.260 lavoratori: di questi, 1.251 sarebbero sulla linea dedicata alla 500 Bev e 1.009 su quella che produce le Maserati.

Da tempo Stellantis si sta lentamente disimpegnando da Torino. Negli ultimi anni il numero di auto prodotte nello stabilimento di Mirafiori è diminuito in modo significativo, non vengono fatte assunzioni per sostituire i lavoratori che vanno in pensione, anzi i licenziamenti vengono incentivati con generosi contributi economici. Diverse produzioni sono state spostate all’estero, mentre in altri paesi come la Francia sono stati aperti nuovi stabilimenti e assunti lavoratori. La diminuzione dei dipendenti e di conseguenza delle auto prodotte è ancora più significativa. Dal 1971, anno del record con 60mila lavoratori, si passò ai 36mila del 1988, ai 25mila del 2001 e ai 19mila del 2014, anno di nascita del gruppo Fca. Nel 2022, pur con l’integrazione dei due modelli di Maserati spostati da Grugliasco (poi chiusa e l’immobile messo in vendita), a Mirafiori lavoravano 11.835 persone. Il numero di auto prodotte va di pari passo: da un milione di auto all’anno degli anni Sessanta e Settanta si è passati a 216mila nel 2006 fino al record negativo del 2019 con circa 22mila auto. Grazie alla produzione della 500 elettrica c’è stato un aumento di auto prodotte, 88mila nel 2022, ma nel 2023 si è registrato un nuovo calo: da Mirafiori sono uscite 85.940 auto, il 9,3 per cento in meno rispetto all’anno precedente. Nel frattempo, sono state dismesse la Punto, l’Idea, la Musa, la Thesis e la Multipla.

Anche per respingere le accuse di voler abbandonare Torino, Stellantis lo scorso anno ha strombazzato alcuni investimenti sullo stabilimento di Mirafiori. Sono stati destinati 40 milioni di euro alla creazione del cosiddetto polo dell’economia circolare, cioè un reparto per rigenerare i componenti usati come motori, assi e sistemi di cambio rimettendoli a nuovo per rivenderli in tutto il mondo a prezzi inferiori rispetto ai componenti nuovi. Un gigantesco “sfasciacarrozze”. È stato inaugurato anche il Battery Technology Center, dove vengono fatti test sulle prestazioni delle batterie delle auto elettriche. Test, appunto.

Agli annunci sulla Circular Economy hanno abboccato le istituzioni, in primis la coppia della concordia istituzionale – il sindaco Pd Stefano Lo Russo e il governatore di centrodestra Alberto Cirio – meno credulone (o pportunista, fate voi) si è dimostrato invece l’arcivescovo Roberto Repole che ancora recentemente ha sollecitato i vertici aziendali a presentare con “chiarezza” i loro piani. I lavoratori si sono mostrati subito scettici: gli investimenti, hanno scritto in una lettera aperta, non si stanno traducendo in nuova e buona occupazione e le vetture prodotte a Mirafiori non sono sufficienti nemmeno a pagare la bolletta dell’energia elettrica dello stabilimento. “Anche l’imprenditoria torinese sembra scettica e, in questo clima, molti stanno letteralmente fuggendo da questo territorio lasciando solo rovine”.

Secondo i sindacati per dare davvero un futuro allo stabilimento di Mirafiori servono nuovi modelli di auto. Lo ricorda oggi Ferdinando Uliano, segretario nazionale della Fim Cisl, che chiede all’ad Carlos Tavares di assegnare un altro modello di “largo consumo” da affiancare alla 500 elettrica e di anticipare i lanci produttivi dei modelli Maserati. “I volumi produttivi nel 2023 raggiungono le 85.940 unità, il 9,3% in meno del 2022, un dato negativo dopo tre anni di salita produttiva – spiega il sindacalista –. Nel corso di gran parte del 2024 i volumi produttivi di Mirafiori dovranno reggersi su 500e e le due nuove Maserati Gt e Gc. Certamente importante il lancio delle versioni folgore (full electric), ma temiamo non sufficienti a determinare una inversione di tendenza nei volumi. Sono stati spostati troppo nel tempo i lanci produttivi del nuovo large E-Uv Bev nel 2027 e la nuova generazione di Quattroporte Bev nel 2028”.

E così mentre il presidente del gruppo John Elkann si fa vivo solo per smentire rumors di (probabili) alleanze che metterebbero ancor più ai margini Torino, il Piemonte e l’Italia, ci si augura che nei Palazzi del potere non ci si rassegni di fronte a quella che sembra un ineluttabile declino. Serve un altro produttore? Lo si cerchi, magari inventando le condizioni per favorire nuovi insediamenti. Mirafiori è l’autentico “bene comune” da salvaguardare e rilanciare, senza nostalgie fallaci ma anche scevri da sudditanze e soggezioni. Il tempo delle passerelle e delle photo opportunity è scaduto.

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