Lega, quota 11 in Piemonte
Oscar Serra 07:00 Mercoledì 07 Febbraio 2024Obiettivo minimo per arginare l'avanzata di FdI. Sotto quella soglia salta il quinto consigliere a Palazzo Lascaris e a rimetterci potrebbe essere un feudo storico come Novara. Nei sondaggi la caduta libera del Carroccio. Tutti i nomi in ballo
Il numero magico è 11. Sotto quella soglia si romperebbe anche l’ultimo argine al tracollo della Lega nelle prossime regionali in Piemonte. La diga che provano a costruire Matteo Salvini e, soprattutto, il leader piemontese Riccardo Molinari con cazzuolate di post sui social non tiene e se il partito non riuscirà a raggiungere neanche quella percentuale mancherebbe l’elezione del quinto consigliere, fino a poco fa data almeno per probabile. Si staglia Caporetto all’orizzonte e si scorgono i contorni della cupola di San Gaudenzio, simbolo di Novara, finora il feudo del leghismo piemontese. Un territorio che ha espresso l’unico governatore leghista della storia subalpina, Roberto Cota. La più lombarda delle province piemontesi e per questo la più leghista. Sono vent’anni anni che il sindaco è espressione di quel partito: prima Massimo Giordano, poi il suo allievo Alessandro Canelli (in mezzo la parentesi del renziano Andrea Ballarè, per un lustro a capo di una giunta di centrosinistra). Ma se il partito non tiene e gli argini saltano allora anche Novara perderà il suo rappresentante.
I sondaggi nazionali fotografano un trend che non lascia sperare nulla di buono. Una Lega ormai stabilmente sotto la doppia cifra, con un leader fiaccato da anni di sovraesposizione e da un dualismo con Giorgia Meloni che continua a premiare lei. Recentemente pare aver ripreso tra le mani la bussola che fu di Umberto Bossi, quella che punta il Nord: l’autonomia differenziata, il terzo mandato per i sindaci e i governatori sono le battaglie su cui si sta spendendo di più per conservare almeno le ultime roccaforti dopo l’impresa di una Lega nazionale, in grado di stabilirsi oltre la linea gotica. Ora invece sta ripiegando.
“Statisticamente siamo un paio di punti sopra la media nazionale” afferma un dirigente piemontese. L’ultimo sondaggio di Swg stima la Lega all’8,5%, Tecnè all’8,3; vuol dire che in Piemonte raggiungerebbe a stento le due cifre. Prima il testa a testa era con l’arrembante Fratelli d’Italia, ora si deve guardare le spalle dalla moribonda Forza Italia, mentre Alberto Cirio sta lavorando da settimane a una del presidente competitiva pronta a intercettare consensi in libera uscita dai partiti nazionali.
A costruire un altro argine dovrebbero pensarci gli eletti sul territorio. Per questo il Capitano, nella sua ultima trasferta a Torino, ha chiesto a tutti i consiglieri uscenti di mettersi in lista per trascinare il partito. Anche chi sa che le possibilità di tornare a Palazzo Lascaris sono basse, forse prossime allo zero. Dati alla mano, la Lega dovrebbe riuscire a eleggere quasi certamente due consiglieri a Torino, uno rispettivamente a Cuneo e Alessandria. È in ballo Novara, dove si profila un derby tra l’assessore uscente Matteo Marnati – sostenuto dalla maggioranza del partito provinciale – e il consigliere Federico Perugini. L’altro eletto nella passata tornata, Riccardo Lanzo, non dovrebbe essere della partita anche se non sono sfuggiti i suoi recenti investimenti pubblicitari sulla stampa locale: forse il segnale che non è completamente fuori?
A Torino i super favoriti sono l’assessore allo Sport Fabrizio Ricca e il presidente del Consiglio Stefano Allasia. Subito dietro c’è Andrea Cerutti, pronto a subentrare in caso di promozione in giunta di uno dei due, poi a seguire Gianluca Gavazza, Andrea Cane e Sara Zambaia. Non ha ancora confermato la sua disponibilità a una candidatura l’ex sindaco di Sestriere Valter Marin mentre Claudio Leone continua a trattare per un posto con Fratelli d’Italia. A Cuneo il testa a testa è tra l’assessore uscente Luigi Icardi e il consigliere Paolo Demarchi (con l’incognita di Gianna Gancia, candidata alle europee con la garanzia di un paracadute regionale) mentre ad Alessandria il nome su cui converge il partito è il presidente della Provincia Enrico Bussalino, considerato molto vicino a Molinari. Lo spazio è poco, il partito è in fibrillazione. E c’è chi già pregusta una resa dei conti a urne ancora calde.