SANITÀ

Tumori, da Sud a Nord per le cure. Piemonte maglia nera in mobilità 

Oltre 12mila pazienti costretti a risalire il Paese per le terapie oncologiche. Principale polo di attrazione resta la Lombardia, ma anche il Veneto chiude con un forte saldo positivo. Le migrazioni dal territorio piemontese continuano a superare gli arrivi

Un quarto dei pazienti oncologici del Sud è costretto a migrare al Nord per trovare cure adeguate, soprattutto per le patologie più gravi. Servizi di prevenzione e di cura spesso inadeguati nella maggior parte delle regioni del meridione alimentano questi viaggi della speranza che non accennano a diminuire, confermando ancora una volta un Paese diviso in due anche sulla sanità.

Nel 2022, quando ancora erano presenti strascichi pesanti della pandemia Covid e la stessa mobilità era ancora in parte frenata, dal Sud hanno risalito l’Italia oltre 12mila pazienti, con un picco del 43% registrato in Calabria, seguita da Basilicata e Sicilia. Ma, oltre a questo dato che non sorprende, ma continua a rappresentare un grave problema, il recente report di Svimez, l’associazione per la promozione dello sviluppo del Mezzogiorno, evidenzia anche un quadro in chiaroscuro per quanto riguarda le regioni settentrionali.

Riportando le rilevazioni di Agenas, l’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, il report concentra l’attenzione sulla mobilità attiva e passiva riferita alle patologie oncologiche che nell’ambito del Nord presenta differenze notevoli. Il saldo decisamente positivo che si registra in Lombardia con una cifra record di 6.815 ricoveri è dato dalla differenza tra gli 8,287 arrivi a altre regioni e le migrazioni che si fermano a 1.472, a fronte di 37.254 ricoveri di residenti. Un numero quello dei lombardi che vanno a curarsi altrove molto vicino a quello dei piemontesi (1437), solo che nel caso del Piemonte la mobilità attiva si ferma a 1.262 portando a un saldo negativo di 175. Un segno meno che, nel settentrione, viene condiviso solo con la Liguria (saldo negativo di 990) e la Valle d’Aosta (195), mentre tutte le altre regioni oltre alla citata Lombardia segnano numeri degli arrivi da oltre confine superiori a quelli dei residenti che vanno a curarsi altrove. Il Friuli-Venezia Giulia con saldo positivo di 128 ricoveri, il Veneto di 3.203, l’Emilia-Romagna di 675 e la Toscana di 1.701.

Il Piemonte, dove i ricoveri dei residenti nel 2022 sono stati 16.923, è l’unica grande regione del Nord in controtendenza con numeri che ancora la pongono ben al di sotto delle attese e delle potenzialità in un settore cruciale per la medicina qual è, appunto, la cura dei tumori. Pur in presenza di strutture di eccellenza, ma anche di piccoli ospedali di confine (come nel caso di quello con la Liguria) che riescono ad esercitare un’attrazione, il dato complessivo negativo non può che confermare come la strada verso la riduzione della mobilità passiva e l’incremento di quella attiva sia ancora stretta e forse lunga.

La presenza dell’unico Irccs, l’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico, sul territorio regionale a Candiolo specializzato proprio nella cura dei tumori e di eccellenze in alcuni ospedali, non è ancora sufficiente. Così come, probabilmente, è sono da rivedere ruolo e funzioni della Rete Oncologica regionale, fiore all’occhiello della sanità e strumento determinante sia per quanto riguarda la prevenzione sia per il coordinamento tra le strutture ospedaliere, le cui potenzialità vengono almeno in parte messe in discussione da quel dato negativo che pesa sulla sanità piemontese. 

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