DISCORDIA ISTITUZIONALE

"Su Askatasuna ha deciso da solo", cala il gelo tra Prefetto e Lo Russo

Tra rimpalli di responsabilità e velate accuse, aumenta la distanza tra il sindaco e i responsabili dell'ordine pubblico a Torino. E se il primo cittadino sottolinea che un eventuale sgombero è responsabilità non sua, Cafagna precisa che non c'è stata condivisione sull'operazione

Una coltre di gelo cala tra Palazzo di Città e piazza Castello, raffreddando i rapporti tra il Comune di Torino e la Prefettura. Il processo di legalizzazione del centro sociale Askatasuna, avviato dal sindaco Stefano Lo Russo continua a essere oggetto di dibattito e pure di qualche puntura, come quelle che si sono scambiati il primo cittadino e il prefetto, appunto, Donato Cafagna, nelle ultime ore.

Non devono essere piaciute le parole con cui ieri, ospite nell’arena della Zanzara su Radio24, incalzato da Giuseppe Cruciani, Lo Russo ha puntato il dito contro chi finora poco aveva fatto per risolvere il problema, se non voltarsi dall’altra parte: “Per 27 anni prima di me ci sono stati prefetti, questori, sindaci; hanno fatto tutti le loro valutazioni e non è stato sgomberato”. Un concetto, quello del problema di lunga data, sul quale il sindaco ha insistito, sempre facendo presente che l’ordine pubblico è competenza del Prefetto, non sua. Al punto che Cruciani lo ha interrotto: “Ma sta accusando il Prefetto?”. “Io non accuso nessuno, sono gli altri che mi accusano”. Parole da cui traspare una certa delusione per essere finito non solo nel mirino del centrodestra – e questo era ampiamente previsto – ma anche di corpi di polizia e istituzioni che auspicava di non avere ostili. Il primo a sottolineare le differenza di vedute fu il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, diretto superiore del Prefetto, manifestando le sue perplessità e chiedendo approfondimenti sull’operazione.

Oggi Cafagna ha voluto chiarire come lui, con la “soluzione” di Lo Russo poco ha a che fare. Certo, è “stato informato dell’iniziativa”, ma “non c'è stata alcuna condivisione”. Un modo per prendere le distanze? Cafagna ha tenuto a ribadire che “l’amministrazione comunale ha deciso autonomamente di seguire il percorso che ha portato all’adozione della delibera e la prefettura e la questura sono state portate a conoscenza dell’adozione della delibera successivamente”. Dichiarazioni rilasciate in stretto burocratese e misurate anche nelle virgole come è d’uopo per un alto funzionario di Stato, ma che allo stesso tempo scavano il solco. Puntuta la ulteriore replica di Lo Russo: “Come ha correttamente confermato il Prefetto, le autorità preposte all’ordine pubblico e la Procura della Repubblica di Torino sono state informate del percorso che intendevamo avviare in diverse circostanze, da ultimo in apposito incontro del 16 gennaio”. Tanto per ribadire come il suo dirimpettario di piazza Castello sia stato messo a parte, passo dopo passo, di quanto stesse accadendo. 

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