VERSO IL VOTO

Renzi, in Piemonte palla in tribuna: "Vediamo cosa fa il centrosinistra"

Dopo essere stato accolto da un cammello a Biella, LoRenzi d'Arabia a Torino ha parlato delle prossime regionali. Esclusa la corsa (suicida) solitaria, per ora aspetta che finisca la manfrina tra Pd e M5s. E poi deciderà. Pesa il veto di Costa. Sale piene, urne vuote

Destra o sinistra? Si vedrà. Sulle Regionali in Piemonte, Matteo Renzi non scioglie ancora l’enigma e così, per parafrasare il titolo del suo nuovo libro, più che al centro la palla la tira in tribuna. “Verificheremo i candidati: ovviamente ci sarà Cirio per il centrodestra, verificheremo chi candiderà il centrosinistra o il campo largo, ammesso che ci sarà una candidatura condivisa, e decideremo che cosa fare noi. Lo faremo da qui a un mese”, ha detto a Torino, seconda tappa del tour di promozione dopo Biella e prima di Alessandria, nella sua veste di leader di Italia Viva.

“Il Piemonte – ha aggiunto l’ex premier – sarà una regione decisiva per la prossima campagna elettorale, non solo perché si vota in tanti Comuni e per la Regione ma anche perché c’è bisogno della forza del Piemonte in Europa. Il Piemonte è una regione storicamente centrale nel dibattito europeo, lo è per il profilo istituzionale che la storia piemontese ha sempre avuto, lo è per la forza economica, per i collegamenti, innanzitutto con la Francia ma non sono quelli”. Nessun cenno all’ipotesi, lanciata qualche tempo fa da qualche suo luogotenente in terra allobroga, della candidatura a governatore di Federico Borgna. Un nome, quello dell’ex sindaco di Cuneo, “offerto” al Pd e alla coalizione progressista, ancora inchiodata nelle trattative romane sul campo largo, che però non sembra possa profilare una corsa solitaria di Italia Viva. E così mentre Azione si strugge nel dilemma – tra chi è propenso a sostenere la lista di Alberto Cirio e quanti, soprattutto, a Torino guardano al centrosinistra – anche la formazione renziana preferisce attendere. E, magari, giocare di rimessa. Una cosa è certa, le frizioni tra i due ex partner del Terzo Polo si riflettono sulla collocazione delle regionali. Secondo alcune fonti, infatti, i (pochi) seguaci di Renzi sarebbero costretti obtorto collo a trattare con il fronte progressista a causa di un veto sulla loro presenza nella coalizione di centrodestra posto da Enrico Costa, plenipotenziario di Carlo Calenda. “O noi o loro”, avrebbe detto senza mezzi termini a Cirio, il quale non avrebbe tentennato neppure un attimo su chi scegliere tra il suo conterraneo, di cui conosce radicamento e peso elettorale, e i colonnelli renziani senza truppe. 

Renzi, che sarà candidato capolista alle Europee in tutte le circoscrizioni, quindi pure nel Nord-Ovest, ha sottolineato il ruolo che potrà svolgere il Piemonte in tale contesto: “In questo momento l’Europa è in crisi o ci diamo una smossa e la svegliamo oppure rischiamo di diventare spettatori di un derby tra Stati Uniti e Cina. E nelle istituzioni europee si deve portare la forza delle aziende, del terzo settore, dell’associazionismo del Piemonte, la capacità di fare le cose che operai, impiegati, professori, centri di ricerca universitari, settori dell’industria tradizionale hanno sempre avuto in questa regione: Torino è una capitale europea”.

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