PALAZZI ROMANI

Irpef, a Meloni girano gli scaglioni. Salvini non scende dal trattore

Braccio di ferro nella maggioranza di centrodestra. La soluzione trovata dal governo, limitata ai redditi fino a 10mila euro, non piace alla Lega che chiede di più. La sensazione è che voglia farsi dire di no per calcare la protesta degli agricoltori in vista del voto europeo

Matteo Salvini non scende dal trattore. È prevista alle 17.30 una riunione di maggioranza sul Milleproroghe, per cercare una soluzione sull’esenzione Irpef in agricoltura, per la quale secondo il governo si dovrebbe prevedere una platea composta da chi ha meno di 10 mila euro di reddito, mentre la Lega chiede che la platea sia più ampia. Per il momento, a quanto si apprende, ancora non è stato depositato un emendamento in tal senso, e la norma potrebbe anche portare a una riformulazione, oppure a un emendamento dei relatori.

Sono ore calde nel centrodestra. La patata bollente è nelle mani del ministro per i Rapporti con il Parlamento, il fratello d’Italia Luca Ciriani: tiene i contatti con i capigruppo in costante collegamento con Palazzo Chigi. La soluzione partorita dal governo di limitare l’esenzione ai redditi che non superano i 10 mila euro riguarderebbe 387 mila aziende agricole. “È molto buona, fare di più è difficile”, dice il ministro meloniano. Ma la Lega chiede di più: prima pretende di alzare la soglia a 30 mila euro, poi addirittura di cancellare la soglia. Ciriani fa quel che riesce e prova a tenere botta: “Ho chiacchierato anche con i miei predecessori e credo sia sempre così, con tutte le maggioranze. Chi fa questo mestiere deve armarsi di pazienza. Non mi spavento...”. E ricorda che venerdì scorso si è confrontato con il ministro leghista Giancarlo Giorgetti e con la “franchigia a 10mila euro, secondo quanto ha detto, viene esonerato il 94 per cento degli imprenditori agricoli. Mi pare già un risultato molto, molto buono. Dico anche che noi facciamo parte dello stesso governo, siamo sulla stessa barca ed è importante che si remi nella stessa direzione. Va bene fare annunci, chiedere sempre qualcosa in più però alla fine bisogna avere concretezza. Le risorse sono poche e vanno con la fascia più debole dell'impresa agricola”.

Insomma, il braccio di ferro prosegue, in vista delle Europee nessuno vuole inimicarsi potenziali elettori. La sensazione è che la Lega voglia solo farsi dire di no per marcare le distanze e provare a intercettare i 4 milioni di voti del mondo agricolo. Ciriani tiene il punto: “La legge di bilancio l’ho seguitata bene e non ricordo un dibattito sull’esenzione Irpef per i redditi agrari, né in commissione, né in aula, né in Consiglio dei ministri. Evidentemente in quel momento, visto che le risorse erano scarse, tutti ritenevano giusto concentrare i soldi sul taglio del cuneo fiscale e la revisione degli scaglioni Irpef per i ceti medi e medio-bassi. Dopodiché, se ora troviamo risorse per coprire il 94 per cento degli imprenditori agricoli abbiamo fatto un buon lavoro”.

Per il partito della Meloni il capogruppo al Senato Lucio Malan prova a scaricare il peso sull’Europa e sulle norme “che vanno superate, che hanno danneggiato e continuano a farlo tanto gli agricoltori quanto i consumatori italiani. Va ricordato che la sinistra si è battuta per norme europee ancora più dannose per gli agricoltori di quelle contro le quali si è sollevata la protesta dei trattori. Noi vogliamo difendere l’ambiente ma non accettiamo l’impostazione ideologica secondo la quale gli agricoltori e in generale la presenza umana sarebbero nemici della natura”. Ma la vera opposizione, FdI, ce l’ha in casa.

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