FINANZA & POTERI

Unicredit, Palenzona apre il fronte: più peso e due posti in Cda

In un carteggio piccato con i vertici della banca lamenta di non essere stato consultato nella formazione della lista per il prossimo rinnovo degli organi. Questioni di procedure e trasparenza, certo, ma per Furbizio tutto si riduce a potere e poltrone

Non era mai accaduto prima, ma non per questo Fabrizio Palenzona ha avuto la pur minima remora nel mandare un chiaro (e pure un po’ duro) avviso ai naviganti di Piazza Gae Aulenti, a quel bastimento Unicredit che egli conosce assai bene non solo per esserne uno degli armatori, quale presidente dell’azionista Fondazione Crt, ma anche per aver occupato la plancia di comando, sia pure come secondo ufficiale, da vicepresidente dal 1999 al 2017.

Un po’ di giorni addietro Big Fabrizio ha fatto recapitare al presidente del colosso bancario Pier Carlo Padoan, una lettera in cui senza fronzoli esternava le sue rimostranze per le modalità seguite nella formazione della lista per il futuro consiglio di amministrazione. Una contestazione bell’e buona, quella di Palenzona, il quale non ha mancato di ricordare all’ex ministro del Pd, passato in un amen dal governo del Paese a quello di una delle principali banche, come nella procedura non siano state tenute in considerazione le recenti linee guida introdotte dalla Consob, destinataria in copia della missiva inviata al vertice di Unicredit. Linee guida che prevedono la consultazione tra il management e i principali azionisti, qual è appunto la Fondazione Crt con l'1,65%, prima dell’indicazione dei candidati al nuovo board. Le lamentele di Palenzona giunte a Milano ai primi di febbraio, non hanno tardato a ricevere una risposta che, tuttavia, non pare aver soddisfatto Furbizio che nella partita intende giocare un ruolo, deludendo chi forse immaginava gli bastasse un posto in tribuna d’onore. 

Padoan risponde, in sostanza, che la procedura seguita è corretta, ma offre comunque l’opportunità al vertice Crt di offrire osservazioni e suggerimenti, invitando però Big Fabrizio a fare in fretta, vista l’intenzione di rispettare la prassi che vuole la definizione della lista ben prima del termine fissato dalle norme in 40 giorni prima dell’assemblea, già convocata per il 13 aprile. La corrispondenza, non certo di amorosi sensi, prosegue con un’altra lettera da Torino, dove si prende atto della necessità di un incontro, ma si puntualizza pure che quella “cortesia” tale non deve essere considerata e, anzi, le consultazioni vanno estese a tutti gli azionisti di rilievo, proprio per evitare come indicato da Consob, che nella scelta del management si prosegua nella autorefenzialità e autoperpetuazione. “Per questa ragione l’approvazione di una procedura pubblica – si legge nella seconda lettera di Palenzona a Padoan – deve avere quale obiettivo prioritario quello di garantire un processo trasparente, tracciabile e ricostruibile ex post, nel quale le scelte operate sono orientate dal confronto con il mercato, i soci stabili e con i principali stakeholder”.  

Parole nette quelle di Palenzona che, certamente, rivendica un ruolo legittimo nella partita per le nomine, ma ancora una volta mostra come non siano affatto eccessive le letture che si danno della sua scalata al vertice della cassaforte di via XX Settembre. Tra cui certamente c’è anche quella di esercitare una fetta di potere sul colosso bancario che egli conosce assai bene e del quale è arrivato fino al penultimo scalino, senza nascondere che da tempo uno dei suoi obiettivi sia anche proprio il posto oggi e forse pure domani occupato da Padoan. E se non è la presidenza, almeno per ora, l’oggetto del desiderio, certamente un piano Furbizio ce l’ha e quelle rimostranze inviate all’ex ministro ne sarebbero parte.

Palenzona dopo aver avuto rapporti piuttosto tesi Andrea Orcel avrebbe ricostruito un rapporto meno conflittuale con il ceo e, per quanto riguarda Padoan pur non potendosi parlare di antica amicizia con l’ex ministro, pare che non lo disturbi troppo vederlo ancora su quella poltrona che resta, appunto, il suo sogno mai svanito. A meno che non si aprano nuovi scenari che dovranno vederlo, per forza, interlocutore privilegiato. Questo pensa e questo ha detto nei giorni scorsi ai suoi in colloqui riservati. Con queste premesse il numero uno di Fondazione Crt punterebbe a conquistare due posti nel futuro cda. Di nomi ancora non ne trapelano. Di certo non potranno essere tra quelli di coloro che compongono (e ricomporranno presto) gli organi della fondazioni, per ragioni di incompatibilità. Ma trovarli sarà l’ultimo dei problemi per Furbizio, che quasi certamente li ha già in tasca.

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