SANITÀ

"Tariffe da elemosina e attese lunghe".
La sanità cattolica scomunica il Governo

Levata di scudi delle strutture cattoliche contro il giro di vite imposto da Schillaci sulle nuove tariffe. Padre Bebber (Aris): "In molto casi la cifra non basta a coprire i costi dello specialista". La previsione di un contraccolpo con il raddoppio dei tempi per i pazienti

Beati gli ultimi, purché non si tratti di coloro che aspettano una visita o un intervento chirurgico. Nient’affatto disposta a porgere l’altra guancia alla mano del Governo, la sanità privata cattolica protesta contro le nuove tariffe che entreranno in vigore ad aprile e si lancia in una terribile previsione in conseguenza del giro di vite dato dal ministro della Salute Orazio Schillaci sul cosiddetto nomenclatore sanitario. “Sarà un disastro per i pazienti. Le liste d’attesa raddoppieranno”, sostiene padre Virginio Bebber, presidente di Aris, l’associazione che rappresenta le strutture sanitarie di carattere religioso in tutto il Paese e che, in Piemonte, ha la principale nel Cottolengo, presieduto da padre Carmine Arice e diretto da Gian Paolo Zanetta.

Un allarme forte quello che giunge da un’organizzazione di rappresentanza solitamente moderata e dai toni contenuti e che proprio per questo disegna possibili scenari negativi su una questione, come quella delle liste d’attesa, già assai grave e ancora in attesa di concrete risposte. 

Per la sanità religiosa le cifre stabilite per le prestazioni che le strutture private forniscono ai pazienti in regime di accreditamento, ovvero pagate dal sistema sanitario nazionale, “sono irrealistiche, inadeguate e – come spiega Padre Bebber – porteranno a gravi conseguenze”. A detta di Aris sono moltissime le prestazioni specialistiche, ambulatoriali e diagnostiche che tra un paio di mesi saranno retribuite alle strutture in maniera insufficiente a coprire i costi.

Tra gli esempi fatti, quello di una visita specialistica, che verrà retribuita dal sistema sanitario nazionale attraverso le Regioni con 22 euro. “Una cifra che non basta neppure a coprire i costi dello specialista”, osserva il presidente di Aris. E ulteriore conseguenza di questo giro di vite, sempre secondo l’associazione della sanità privata religiosa, non potrà che essere l’ulteriore difficoltà a trovare medici disposti a lavorare a quelle tariffe. Da qui il rischio, per il presidente di Aris una certezza, di non ridurre le liste d’attesa come è necessario ormai da anni, bensì di vederle addirittura raddoppiare.

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