BERLUSCONES

Cirio quadrumviro marcia su Roma

Il governatore piemontese sarà uno dei vicesegretari di Forza Italia. Una mossa da "furbizia langhetta" con un occhio al cortile di casa e alle prossime regionali. L'incoronazione di Tajani alla guida di un partito tenuto in vita artificialmente e schiacciato dai debiti

Sarà uno dei quadrumviri. Alberto Cirio annuncia di aver depositato le firme a supporto della candidatura a vicesegretario nazionale di Forza Italia. Questo fine settimana, al termine del congresso che si svolgerà domani e sabato a Roma, l’incoronazione di Antonio Tajani sarà seguita dalla nomina di quattro vice di pari grado, visto che a quanto pare nessuno avrà i galloni di vicario. “Chi prenderà più voti, o una parità di voti risulterà il più anziano, potrà sostituire il segretario in caso di impedimento. Ma avranno tutti lo stesso ruolo e potere”, ha spiegato il vicepremier e traghettatore del partito in questa lunga trigesima seguita alla morte del fondatore. Un atto di attaccamento e riconoscenza, quello del governatore piemontese che con questo incarico spera di ottenere tre risultati: entrare finalmente dalla porta principale sulla scena nazionale, aumentare il proprio peso a livello locale, avere maggiore libertà nella composizione della coalizione in vista delle elezioni regionali di giugno.

“Forza Italia è la mia casa, una casa a cui tengo molto, per questo per me è un onore poter mettere a disposizione del presidente Tajani il mio contributo e l’esperienza maturata in tanti anni di impegno politico – scrive in una nota Cirio –. La politica è passione. È pragmatismo. È serietà. L’ho imparato dal presidente Berlusconi e da Antonio che ha il compito, ora, di raccoglierne e portarne avanti l’eredità. E lo imparo tutti i giorni nel mio Piemonte che da sempre contribuisce all’unità e al bene del nostro Paese”. Assolti i tributi di rito, la furbizia langhetta è stata la spinta principale che l’ha portato, dopo qualche titubanza, ad accettare la proposta formulatagli già mesi fa da Tajani. In fondo, il duplice ruolo di massimo esponente di Forza Italia in Piemonte e di presidente della Regione non presenta gravi controindicazioni, neppure nel varo di quella lista civica che sosterrà la sua ricandidatura. Avrà di fronte a sé meno ostacoli e più nessun veto su candidature, simboli e dimensione del suo nome. E a urne chiuse, in ogni caso, la somma dei voti di partito e quelli della sua lista gli consentirà di cantare vittoria.

Seppur in un partito tenuto in vita artificialmente – quando non servirà più sarà piuttosto semplice staccare la spina (le garanzie sul debito monstre) – e gonfiato da sondaggi pubblici assai generosi (quelli riservati assegnano a FI il 5% a livello nazionale) – l’incarico consente a Cirio di muoversi con più agilità anche nella prospettiva del ricambio dell’azionista di maggioranza a Palazzo Piemonte nella prossima legislatura. Una navigazione a pelo d’acqua e inabissamenti, un sapersi fare all’occasione concavo e convesso di cui è insuperato maestro. A malaparata si finge morto, come l’opossum.

Per il resto nulla di che sul fronte azzurro. Quello di domani sarà il secondo congresso dalla nascita, nel lontano 1994, il terzo, se si considera anche la parentesi del Popolo della libertà. Ma soprattutto il primo che verrà celebrato senza il “sole in tasca” di Silvio Berlusconi. Il tema dell’“eredità” non si pone, perché come per la maglia di Maradona il numero è stato ritirato: “il leader poteva essere solo Berlusconi, gli eredi siamo tutti noi”: il segretario, chiarisce Tajani, “sarà un primo tra pari, che avrà bisogno di una grande squadra”. E la squadra, come prevede lo statuto, sarà composta da quattro vicesegretari: Deborah Bergamini, Alberto Cirio, Stefano Benigni e Roberto Occhiuto. La prima, per qualche tempo portavoce di Forza Italia, quattro volte parlamentare, è il passato che non passa, a cui si aggiunge il forte legame con Marina Berlusconi. Cirio è in “quota Tajani”, col quale ha condiviso giorni e notti tra Bruxelles e Strasburgo quando il governatore era parlamentare europeo. Benigni e l’attuale responsabile dei giovani e soprattutto vicinissimo alla vedova inconsolabile del Cav, Marta Fascina. Occhiuto tra i quattro è il più strutturato e indipendente: è rimasto legato a Licia Ronzulli ma gode della stima di Tajani anche se lo teme.

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