PRESENTE & FUTURO

Nelle "viscere" dell'intelligenza artificiale

L'innovazione "genera sempre una contrazione del mercato", una "nuova competizione" tra imprese che "potrebbe portare a fenomeni darwiniani di sopravvivenza". Il futuro presente secondo padre Benanti e l'ex manager Apple Landi

“Non c’è utensile che non possa diventare arma, non c’è arma che non possa diventare strumento di scienza”. Padre Paolo Benanti, classe 1973, frate francescano, unico membro italiano del Comitato sull’Intelligenza artificiale delle Nazioni Unite, chiamato dal governo a prendere il posto di Giuliano Amato alla presidenza della Commissione sull’IA, ricorre alla storia e ai suoi corsi e ricorsi, senza risparmiare prospettive inquietanti sul futuro. Tipo gli impatti occupazionali. Spiega alla platea raccolta ieri al Sermig di Torino che “l’innovazione genera sempre una contrazione del mercato”, una “nuova competizione” tra le imprese che “potrebbe portare a fenomeni darwiniani di sopravvivenza”. Tante aziende chiuse e tanti disoccupati. E se ieri toccava alle tute blu, domani “potremmo avere una forte riduzione dei colletti bianchi”.

All’Arsenale della pace, esempio di una conversione dal suo passato di fabbrica di armi, i posti sono esauriti. Insieme al frate francescano per parlare delle sfide dell’intelligenza artificiale si è collegato Marco Landi, che negli anni '90 è stato direttore generale di Apple, il manager che riportò Steve Jobs in azienda. Nel pubblico il rettore uscente del Politecnico Guido Saracco, auricolare all’orecchio per essere sempre smart e connesso. Benanti ha approfittato della sua presenza per richiamare l’attenzione su un problema di genere: “Dobbiamo avvicinare le ragazze alle Stem: è il gap di genere che pagheremo nei prossimi venti anni”.

Visto il suo ruolo, sono inevitabili le domande sul dibattito in sede Onu. Ovviamente i dettagli di un possibile accordo internazionale sull’Ai sono riservati, “ma l’idea di avere una sorta di confini, un guardrail di regole comuni c’è. Certo, lo stiamo facendo in un contesto non semplice, tra guerre e tensioni economiche. E poi queste macchine lavorano con processori Nvidia prodotti a Taiwan”. Uno spiraglio di luce, ma pur sempre nella “scacchiera” globale, come la chiama lui con tono pragmatico.

Se Benanti ritrova nella storia i problemi del presente, Landi vuole progettare il futuro. In perfetto stile Usa (ma senza power point), prefigura “le 3R”: riduzione delle ore di lavoro (Reduce), reskilling delle competenze (Retrain) e istituzione di un sussidio o di un reddito universale (Resharing). Poi si addentra nei meandri di un’evoluzione in corso destinata a mutare gli stessi paradigmi dell’umanità. Cita l’antibiotico contro la Mrsa trovato dall’intelligenza artificiale e il computer che per primo ha battuto un umano a scacchi per far passare un concetto: “La macchina ha agito in una maniera che non gli era stata insegnata”. Come ha imparato a sue spese Kasparov nella storica sfida scacchistica, il computer Deep blue “ha fatto una mossa, come quella di sacrificare la Regina, che un umano non avrebbe fatto, usando una logica appresa dall’uomo”.

Benanti cattura la platea con tante suggestioni, come quella sui social network: “Hanno monetizzato sulla socialità digitali” e poi, come aziende che inquinano impunemente, “hanno esternalizzato i costi di odio sociale necessari”. Invece devono risponderne, visto che “le teorie sul vaccino che dilagavano sui social le abbiamo pagate nei costi in più per convincere la gente a vaccinarsi”. Immagini e anche qualche battuta: il frate tecnologo se la prende con “l’attitudine oracolare” verso l’intelligenza artificiale, con chi spera che possa decidere per noi al posto nostro. Così, come una volta “ci si affidava alle vecchie divinità dell’amore o del commercio, potremo affidarci a Tinder e Amazon”. Ieri o oggi, cambia poco, saremo ancora a “cercare il futuro nelle viscere del pollo”.

print_icon