VERSO IL VOTO

La sinistra brama il campo largo, Cirio coltiva il "campo langhetto"

Mentre tra Pd e M5s si scatena lo psicodramma dell'alleanza il governatore del Piemonte sta come un "puciu" per nulla impensierito dagli effetti del voto sardo sulle urne di giugno: "Continuiamo ad andare avanti nella nostra determinazione"

Unu pagu fele amargurat meda mele. “Un po’ di fiele fa amaro il miele” e di fiele il voto sardo ne ha lasciato tanto. Ovviamente nel centrodestra, a cui la sconfitta subita dal candidato è resa ancor più bruciante dall'essere la coalizione più votata. Volano gli stracci, tra sospetti di tradimento e accuse di arroganza. Ma anche tra i vincitori iniziano a manifestarsi i primi mal di pancia: Alessandra Todde ha vinto, certo, ma nonostante il Pd abbia praticamente doppiato i 5 Stelle, i dem faticano a capitalizzare il risultato. E, soprattutto, a trasformare il campo largo nello schema di gioco da replicare nelle altre regioni chiamate prossimamente alle urne, Basilicata e Piemonte in primis.

Problemi che non toccano il “campo langhetto” del governatore Alberto Cirio. Lui sta come un puciu, continua a girare in lungo e in largo la regione, e nonostante la sua giunta barotta non abbia propriamente brillato popolarità e gradimento del presidente lo mettono al riparo da brutte sorprese. Persino nel suo nuovo ruolo di vicesegretario nazionale di Forza Italia può stappare una buona bottiglia di barbera (a debita distanza): il partito azzurro nelle urne sarde ha tenuto, raccogliendo il 6,3%, quasi il doppio rispetto ai leghisti arenati al 3,7%. “Il centrodestra è in buona salute e non ci saranno ripercussioni sul governo nazionale”, commenta. Anzi, c’è quasi da festeggiare visto che i risultati “hanno dimostrato la tenuta dell'area politica del centrodestra, le cui liste hanno raggiunto risultati importanti, superiori di oltre sei punti rispetto alla sommatoria fra il centrosinistra, il Pd e il Movimento 5 stelle”. Certo, "quando si perde è giusto fermarsi a riflettere per poter migliorare la propria offerta politica", ma questo varrà in Sardegna, mica in Piemonte.

Qui gioca praticamente da solo, senza avversari che quando finalmente tireranno fuori dal cilindro un candidato da gettare nella mischia non potrà fare molto di più dello sparring partner. “In Piemonte noi continuiamo ad andare avanti nella nostra determinazione. Siamo impegnati quotidianamente, guardiamo con attenzione a ciò che succede fuori, ma ciò che dobbiamo tenere sotto controllo è la nostra realtà piemontese, i bisogni dei piemontesi. Questo è ciò che in una elezione regionale fa la differenza".

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