VERSO IL VOTO

Flop in Sardegna e fuoco amico:
Più Europa guarda verso Renzi

L'alleanza con Calenda, perorata da Pizzarotti, si rivela un boomerang per l'ex sindaco di Parma. Ora Magi e Della Vedova accelerano sulla lista per gli Stati Uniti d'Europa con Italia Viva e "con chi ci sta". Pizza pronto a confluire in Azione

Una lista imbastita alla bell’e meglio. L’alleanza con Renato Soru all’interno di un rassemblement che radunava esperienze civiche e autonomiste fino a Rifondazione comunista, che in Sardegna marcia contro le basi Nato. Così è nato il flop di Azione e Più Europa alle regionali nell’isola, due partiti relegati all’irrilevanza sancita dall’1,5% nelle urne. Nessun eletto e pure gli sfottò di chi a lungo li aveva corteggiati. Un’operazione che ha avuto come registi il presidente di Più Europa Federico Pizzarotti e Piercamillo Falasca, a capo della componente che spinge verso un accordo con Carlo Calenda alle Europee tagliando fuori Italia viva e Matteo Renzi. La verità è che hanno servito un assist insperato agli avversari interni.

È già iniziato, infatti, il redde rationem. Su X (ex Twitter) emerge solo la minima parte di uno scontro che rischia di trascendere in resa dei conti: “Avete rischiato di far vincere Meloni e Salvini e insieme ad Azione siete riusciti a raccogliere l’uno e mezzo dei voti. Complimenti” scrive un radicale storico come Marco Taradash a Falasca. Taradash, insieme ad altri, aveva sostenuto la tesi di non partecipare alle regionali sarde per evitare di andare a sbattere.  

Sullo sfondo la convention di sabato scorso in cui Emma Bonino ha lanciato una lista unica alle europee per gli Stati Uniti d’Europa. Progetto a cui ha già aderito Renzi, sul quale però pende il veto di Calenda. Così Più Europa si è spaccata in due con il suo presidente Pizzarotti che tira il partito verso Azione, mentre il segretario Riccardo Magi e Benedetto Della Vedova non accettano la logica del veto e tengono la porta aperta a tutti: entri chi vuole. “Non si può promuovere una lista aperta d’ispirazione riformista e liberale e poi dire tu sì e tu no” è la tesi che va per la maggiore. Nel direttivo Pizzarotti può contare su oltre un terzo dei rappresentanti e finora sono bastati per bloccare ogni decisione.  

La Sardegna doveva essere il trampolino per un’alleanza a due, l’ex sindaco di Parma e il leader di Azione si erano recati nell’isola assieme per gli ultimi comizi, mostrando plasticamente l’immagine di un’intesa che però si è rivelata perdente e rischia di indebolire proprio Pizzarotti che ora deve ripararsi dal fuoco amico. Calenda, intanto, dopo aver già sbattuto il naso altre volte pare aver capito la lezione del bipolarismo: “Alle Regionali correre da soli, pur con un progetto, come è successo in Sardegna e in Lombardia con Letizia Moratti, non è fattibile e non lo faremo più”. In Abruzzo presenterà una lista nella coalizione di centrosinistra, in Piemonte – dove a gestire le operazioni c’è il deputato Enrico Costa – manterrà un atteggiamento più prudente: appoggio ad Alberto Cirio, ma senza il simbolo visto che oltre la metà del partito vorrebbe l’alleanza col Pd e minaccia la scissione.  

Alla convention di sabato scorso Renzi ha messo sul tavolo la sua candidatura, offrendo la disponibilità a ritirarla qualora fosse utile a favorire l’accordo con Calenda. Ha anche lanciato il nome di Bonino come possibile e autorevole candidata per le europee. Per contro non è passata inosservata (e anzi ha pure parecchio indispettito) l’assenza di rappresentanti di Azione, con il solo Calenda che si è collegato dall’Ucraina e il resto dello stato maggiore che ha disertato. Come finirà alle europee?  L’ipotesi che va per la maggiore prevede una frattura in Più Europa con l’ex grillino Pizzarotti che confluisce in Azione, mentre il grosso del partito aderirà al cantiere degli Stati Uniti d’Europa, dove confluiranno anche i libdem di Andrea Marcucci. Ticket Bonino-Renzi in cima alla lista?

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