TRAVAGLI DEMOCRATICI

Piani di guerra (interna) nel Pd, resa dei conti in assemblea

Siamo al redde rationem. Il segretario piemontese, Rossi, convocherà il parlamentino del partito (16 marzo?) per scegliere il candidato governatore alle regionali. Riunione ristretta dell'area Schlein. E Valle convoca i consiglieri comunali di Torino

Quarantotto ore in attesa di qualche evoluzione. Due giorni per vedere se l’atteggiamento del Movimento 5 stelle, dopo il successo in Sardegna, fosse cambiato anche nelle altre regioni al voto, a partire dal Piemonte. Un tempo utile, secondo il segretario del Pd regionale Mimmo Rossi, per far decantare la situazione e osservarla a mente fredda. Dopodiché prendere atto e muoversi di conseguenza. Anche questo ennesimo ultimatum è scaduto e la situazione resta impantanata, in Piemonte come in Basilicata, con Giuseppe Conte che porta a spasso Elly Schlein e i dirigenti locali che bombardano i dem tanto per ribadire la loro voglia di stringere quest’alleanza. Il campo largo è diventato prima un campo minato, ora il camposanto in cui si sotterra, almeno per il momento, la dottrina di un’alleanza strutturale tra le due principali forze d’opposizione al governo di Giorgia Meloni. Ma semmai sarà celebrato il funerale ed elaborato il lutto arriverà il momento di andare avanti ed è ciò che intende fare Rossi, senza ulteriori indugi. Perché ormai mancano tre mesi alle urne e c’è da salvare il salvabile: mettere in piedi una coalizione, sbloccare l’impasse sulle candidature europee, ricucire eventuali strappi all’interno di un partito diviso in due. Gli ultimi appelli pubblici sono lì a testimoniare che lui fino alla fine ci ha provato, necessari per togliere ogni alibi a chi volesse imputargli scarso impegno nel trovare un’intesa. Sotto traccia, però, già lavora al piano B.   

Il segnale che la pazienza è finita, non solo nella base ma anche nel gruppo dirigente, è arrivato mercoledì con la reazione a caldo di Rossi all’ultima provocazione di Chiara Appendino sul partenariato pubblico-privato per la realizzazione di nuovi ospedali che lei prima ha avallato da sindaca e ora, dice, è l’ostacolo all’alleanza col Pd in Piemonte. Gli iscritti si limitano a riversare sui social la loro frustrazione, i potenziali candidati fremono e vogliono iniziare a fare campagna elettorale. Tutto è bloccato in attesa di un via libera a cui nessuno crede più. Per questo è maturata nel vertice regionale la decisione di andare avanti con la scelta del candidato e la formazione di una coalizione. La deadline è il 20 marzo, giorno in cui i segretari provinciali del Pd devono consegnare le liste che poi verranno approvate in una successiva direzione regionale. Entro quella data Rossi chiederà alla presidente del partito Nadia Conticelli di convocare un’assemblea per votare il nome di colui che guiderà il centrosinistra, con o senza il Movimento 5 stelle. Anche perché la coalizione ancora è tutt’altro che formata: sull’uscio da tempo ci sono le varie anime del (fu) Terzo polo, che di salire sul carro coi pentastellati neanche ci pensano, ma sarebbero pronte a trattare con un centrosinistra che non prevede Conte e sodali. La data dell’assemblea potrebbe essere il 16 marzo o il giorno successivo.  

I numeri nel parlamentino del Pd piemontese sono incerti, il partito è spaccato esattamente in due tra i sostenitori della deputata Chiara Gribaudo e quelli del vicepresidente del Consiglio regionale Daniele Valle. Nei giorni scorsi entrambi si sono mossi. Durante una call ristretta dell’area Schlein è emersa l’intenzione di fare pesare la mozione vittoriosa al congresso nazionale anche in Piemonte, decidendo non solo il nome del candidato alle regionali (oltre a Gribaudo si sono fatti quelli di Conticelli, dell'assessora di Torino Gianna Pentenero e del cardiochirurgo Mario Salizzoni) ma anche il nome da mettere tra i primi nelle liste europee (anche qui si parla di Gribaudo o in alternativa di Pentenero). Un posizionamento di fronte al quale Valle ha risposto chiamando a rapporto i consiglieri comunali di Torino che hanno sostenuto Stefano Bonaccini. Si tratta della stragrande maggioranza: 13 su 17. Le uniche eccezioni sono Lorenza Patriarca e Ahmed Abdullahi, direttamente legati al sindaco e quindi neutrali in questa partita, Pierino Crema (area Cuperlo) e la capogruppo Nadia Conticelli, unica schleiniana, nei confronti della quale, durante la riunione, sono emerse critiche riguardo alla sua conduzione. Con Valle, durante la call, anche il capogruppo in Regione Raffaele Gallo, la collega Monica Canalis, l’ex assessore comunale Enzo Lavolta. Finora Palazzo Civico è rimasto a riparo dalle tensioni che hanno attraversato il Pd dal congresso fino alle candidature su regionali ed europee, ma ora i bonacciniani potrebbero chiedere (e ottenere) un peso maggiore nell’amministrazione.

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