VERSO IL VOTO

Cirio corre per il bis, ora è ufficiale. Centrodestra conferma gli uscenti

Dopo lo sberlone sardo nessun azzardo. Semaforo verde pure a Bardi in Basilicata e Tesei in Umbria. Per il governatore del Piemonte una pura formalità, visto che è in campagna elettorale permanente. Tregua nella maggioranza di governo, almeno fino alle europee

Ora bisogna restare compatti, e lavorare per assicurarsi di non replicare in Abruzzo l’amara sorpresa sarda. Evitando, per quanto possibile, le polemiche e le baruffe tra alleati. E dopo 48 ore di incertezza e di serrato confronto alla fine arriva l’intesa. Il centrodestra cerca così di riprendersi dalla batosta in Sardegna dando il via libera alle candidature nelle altre Regioni chiamate al voto nei prossimi mesi. Nessun cambio, proprio per scongiurare quello che è capitato nell’isola. “I presidenti di BasilicataPiemonte e Umbria che hanno ben governato saranno i candidati di tutto il centrodestra unito ai prossimi appuntamenti elettorali regionali. Si tratta della conferma del presidente Vito Bardi per la Lucania, del presidente Alberto Ciro per il Piemonte e della presidente Donatella Tesei per l'Umbria”. È quanto si legge in una nota congiunta di Fratelli d'Italia, Lega, Forza Italia, Noi moderati e Udc.

Se per il governatore Cirio la riconferma era scontata, poco più che una formalità, diverso il caso dell’ex generale lucano dove erano noti gli appetiti di Matteo Salvini. Il passo falso in Sardegna ha portato tutti gli alleati a miti consigli. Almeno fino alle europee, con il Veneto di Luca Zaia sullo sfondo.

La sconfitta in Sardegna doveva essere una scossa, e così è stata: “qualcosa si è sbagliato” ma sarà uno “sprone a fare sempre meglio”, aveva detto appena pochi minuti prima che uscisse la nota la stessa premier Giorgia Meloni. Ma il nervosismo tra gli alleati ha segnato tutta la giornata. E più di una fonte – alla luce dell’intesa – parla di “una tregua armata” tra i leader. Sul tavolo, secondo indiscrezioni dell’ultima ora, ci sarebbe stata anche l’ipotesi avanzata dalla stessa Lega di un nome alternativo a Zaia per il Veneto il prossimo anno, che sgombrerebbe il tavolo almeno per ora dalla querelle del terzo mandato. La giornata però era stata puntellata da continue baruffe soprattutto tra Lega e FdI e, più precisamente tra Salvini e il titolare della Difesa Guido Crosetto sul caso Vannacci.

Blindati gli uscenti, ora c’è però da pensare all’Abruzzo, si vota il 10 marzo. Ufficialmente gli alleati non lo temono ma non si possono correre altri rischi. Tanto che nelle piazze abruzzesi starebbero arrivando dal centrodestra gli appelli alle urne. (Mal)digerita la sconfitta in Sardegna tra i partiti di maggioranza rimangono però le scorie di una partita che quantomeno è stata avviata “in ritardo”, come ammette anche la “sorella d’Italia” Arianna Meloni. E che si riverberano, sottotraccia, in piccoli dispetti parlamentari. Mentre il premierato, bandiera dei meloniani, è fermo al Senato per l’assenza per indisposizione del presidente della commissione e relatore, Alberto Balboni, alla Camera in parallelo le opposizioni provano a rallentare il percorso dell’Autonomia differenziata, che in teoria sarebbe nel calendario d’Aula di aprile. Il presidente della commissione davanti a 260 richieste di audizione (un centinaio solo dal M5s), ha chiesto il contingentamento a 15 massimo per gruppo, mentre la Lega si dice pronta a “stare qui tutti i giorni domeniche comprese”, per voce di Alberto Stefani, che è anche il primo firmatario della proposta di legge sul terzo mandato.

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