GRANA PADANA

Forza Italia "sudista" spazza via la Lega nazionale. E ora Salvini teme il sorpasso pure al Nord

Doppiato in Abruzzo dagli orfani di Berlusconi, il Carroccio naviga in brutte acque anche in prospettiva delle Europee di giugno. In Piemonte gli uomini del Capitano fanno gli scongiuri e sperano di tenere sul 10%, assestandosi come seconda forza del centrodestra

Poteva andare peggio, ma alla Lega in Abruzzo certo non è andata bene. Perdere 121mila voti in 5 anni passando dal 27 al 7,4 per cento perdendo poco meno di un punto anche rispetto alle elezioni politiche del 2022 (8,1%) fornisce una grana in più a Matteo Salvini e offre un’ulteriore ragione a coloro, sempre più numerosi all’interno del partito, che giudicano ormai irrinunciabile un cambio di passo e, inevitabilmente, di leadership.

È un sospiro col fiato corto quello che si tira nel partito che va collezionando sempre più attestazioni del fallimento della linea nazionale impressa dal segretario, così come del suo errore nel voler insidiare a destra Giorgia Meloni che dalle elezioni abruzzesi esce rafforzata non solo come premier a dispetto della tanto anticipata quanto evanescente narrazione della sinistra, ma non di meno come leader di quei Fratelli d’Italia che col 24,11% flette apparentemente di tre punti rispetto alle politiche ma che sostanzialmente conferma quel dato tenendo conto dei voti andati alla lista del governatore Marco Marsilio che ha incassato il 5,72%.

A impensierire, o meglio a far delineare già con una evidente rassegnazione lo scenario delle europee a vertici della Lega è, però, un altro dato sempre interno alla coalizione. Il balzo in avanti di Forza Italia che è passata dall’8,63% del 2019 al 13,40 sancito dallo scrutinio della notte scorsa non solo è un colpo pesante da accusare per Salvini, ma soprattutto è un riflettore che illumina una scenario dato ormai per scontato da figure di vertice della Lega, a taccuino chiuso e lontano dalla rappresentazione salviniana. 

“Al Centro e al Sud Forza Italia non solo ci doppierà, ma triplicherà i nostri voti”, preconizza chi nel partito che fu del Nord ha ben chiaro cosa accadrà laddove, a dispetto degli accordi con notabili locali e detentori di voti pronti ad annusare il vento, Salvini ha fallito. La forza al Sud del partito orfano del suo fondatore, ma che nonostante questo ha smentito le ferali previsioni sulla sua sopravvivenza, è uno dei punti saldi cu cui Antonio Tajani può basare la prospettiva della doppia cifra alle europee. 

Per la stessa ragione quell’obiettivo pare sempre più allontanarsi per la Lega. Gli stessi ambienti che prevedono la moltiplicazione per tre del risultato forzista rispetto a quello del loro partito, spiegano che dovrà essere proprio il Nord tralasciato dal Capitano, a reggere l’urto anche se con energie assai ridotte. Ragionamenti che, a pochi mesi dal voto per l’Europa, si concludono con il verosimile pronostico, mescolato a un concreto auspicio, di un risultato complessivo nel Paese sovrapponibile proprio a quello uscito dalle urne abruzzesi. E dunque ben al di sotto della doppia cifra e pure, se di poco, a quella soglia critica dell’8% indicata come dead line per una resa dei conti e successivo cambio di guida del partito. 

Previsioni non rassicuranti più di tanto neppure per quanto riguarda le concomitanti elezioni regionali in Piemonte, guardando alle quali nelle prime file leghiste nazionali si ipotizza ancora un passo, corto però, rispetto a Forza Italia. Roba da incollatura e, quindi, numeri sideralmente lontani rispetto al 37,1% ottenuto nel 2019 dalla Lega facendole incassare 17 seggi rispetto all’8,4 di Forza Italia che di posti a Palazzo Lascaris ne conquistò appena 3. In quell’occasione, come noto, il partito della Meloni era rimasto fermo al 5,5%. Cinque anni dopo è tutto un altro mondo. Nessuno allora avrebbe immaginato che il partito di Salvini, oggi, avrebbe dovuto giocarsela quasi all’ultimo voto  con gli azzurri per evitare il sorpasso anche in Piemonte, dove proprio la concomitanza con il voto europeo potrebbe rendere ancora più ripida la strada per il cigolante Carroccio salviniano.

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