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Il magistero di don Vitt, a vent'anni dalla scomparsa

Il ricordo di Vittorio Morero, storico direttore dell'Eco del Chisone, punto di riferimento di intere generazioni di cattolici impegnati in politica. Il legame con Donat-Cattin e Bodrato. Un convegno venerdì 29 marzo ore 17 al Circolo sociale di Pinerolo

Sono passati 20 anni dalla scomparsa di Vittorio Morero, storico direttore del giornale cattolico del pinerolese, L’Eco del Chisone, ma soprattutto una personalità che si è contraddistinta in vari campi: dal giornalismo alla politica, dalla teologia alla letteratura, dalla storia alla saggistica. Don Vitt, come veniva comunemente chiamato dagli amici, è stato un faro che ha illuminato per molti lustri, attraverso la sua copiosa produzione di libri e di articoli, il cammino di intere generazioni di cattolici. E non solo di cattolici e credenti. Autore di molti libri, direttore dell’Eco dal 1970 sino al 2004, editorialista dell’Avvenire, don Morero affondava le sue radici culturali nel ricco e vasto patrimonio del cattolicesimo democratico, popolare e sociale italiano. Una cultura ed una tradizione che lo ha portato a frequentare assiduamente nei suoi anni giovanili, e non solo, esponenti come Carlo Donat-Cattin, Guido Bodrato, Carlo Borra e personaggi che hanno segnato, con la loro azione politica e culturale, la storia e l’esperienza del cattolicesimo politico.

Restano celebri le battute, rigorosamente in piemontese, di Donat-Cattin – all’epoca parlamentare anche dell’area pinerolese – a noi esponenti della sinistra Dc di Forze Nuove quando, di fronte a scelte importanti per il territorio, amava ripetere “vedete un po’ cosa pensa don Morero”. Certo, era una battuta ma evidenziava in modo plastico il profilo, il peso e soprattutto l’autorevolezza di don Morero. Lo potremmo definire, con un linguaggio contemporaneo, una sorta di “opinion leader”, unanimemente riconosciuto come tale. E non solo per il Pinerolese, il suo storico territorio di riferimento.

Molti lo ricordano come scrittore, giornalista ed opinionista. Certo, era fortemente legato alle radici di questo angolo del Piemonte che amava, elogiava, sferzava e difendeva con una vivacità e capacità propositiva che lo portava ad essere un interlocutore naturale della politica e soprattutto delle istituzioni. Ma non era solo quello. Perchè don Morero era anche e soprattutto un prete che viveva con rara autenticità la sua vocazione, che credeva nella potenza della Parola di Dio annunciata sempre con grande passione e convincimento. Molti lo hanno conosciuto come giovane prete a Casa Alpina di Pragelato accanto al suo mentore don Giovanni Barra, sacerdote ed intellettuale pinerolese, dove trascorreva le estati nella concreta animazione dei gruppi che vi soggiornavano: dalla Fuci all’Azione Cattolica ad altre realtà significative della galassia cattolica nazionale e locale.

Detestava, con il trascorrere del tempo, il giovanilismo di tanti adulti e la mondanità che non voleva confusa con la modernità; apprezzava l’organizzazione quando era necessaria ma non tale da esaurire tutte le energie. Le riflessioni di don Morero, soprattutto quelle pubblicate sul suo giornale settimanalmente, evitavano ogni superficialità perché erano sempre di ampio respiro, guardavano a nuovi traguardi e aprivano orizzonti non ancora esplorati. Aveva, soprattutto, una visione positiva della laicità e della secolarizzazione e non rimpiangeva affatto la fine del “regime di cristianità”. Amava profondamente l’Azione Cattolica perché vedeva in essa la forma associativa capace di far crescere un laicato che operava per una animazione delle realtà terrene ma rimanendo, al contempo, inserito nella propria parrocchia di riferimento.

Don Vitt, infine, era un uomo creativo, spontaneo, a volte burbero e spigoloso ma ricco di immaginazione e di proposte al punto che spesso passava da un progetto all’altro prima ancora che il primo fosse concluso. Amava i laici che avevano saputo assumersi le proprie responsabilità nelle scelte della vita privata, sociale e politica lontani da ogni clericalismo od integralismo di sorta.

Figure e personalità ricche e poliedriche come quella di don Morero non si inventano a tavolino. Ma il suo “magistero”, laico e religioso, resta una pietra miliare di riferimento non solo per il suo territorio ma per l’intera area cattolica. Locale e nazionale.

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