VERSO IL VOTO

"Pù sinergia tra pubblico e privato", ricetta FdI per la Sanità piemontese

Il "Bignami" destinato ai candidati meloniani in Piemonte. Tra le possibili innovazioni anche i Pronto Soccorso nelle cliniche accreditate. Edilizia sanitaria e liste d'attesa tra i punti principali. L'accusa al Pd: "Con Saitta e Moirano ha tagliato più del necessario"

Pubblico e privato, in sanità, pari sono. Almeno nella visione di Fratelli d’Italia e, ovviamente, sintetizzando il pensiero e la linea del partito di Giorgia Meloni in Piemonte in vista delle elezioni regionali. Terreno di scontro tra destra e sinistra, ma anche materia su cui punterà ogni formazione politica, come già è dimostrato dalla lista civica del presidente Alberto Cirio, fortemente connotata su questo fronte.

“Il lavoro della sanità privata accreditata serve a mantenere la salute dei cittadini tanto quanto quello della sanità pubblica”. È questo un passaggio illuminante della visione “fraterna” di un rapporto, quello appunto tra pubblico e privato, che sempre più viene indicato dalla sinistra, Pd in testa, come una delle più gravi patologie del sistema sanitario. E addebitando alla destra propositi di indebolire le strutture pubbliche per favorire i grandi gruppi. La frase è tratta da una delle oltre cinquanta pagine del programma di FdI per la prossima legislatura, anche se come titolo si è scelto un più modesto e operativo “Materiale per i candidati”. Ed è in effetti a loro che è destinato quello che l’autore Valter Galante – dirigente regionale e dalla fine del 2003 all’aprile del 2005 assessore alla Sanità nella giunta di Enzo Ghigo – nel ruolo di responsabile del dipartimento Sanità del partito definisce un, pur corposo, Bignami ad uso degli aspiranti inquilini di Palazzo Lascaris.

E dal Bignami emerge la volontà di non nascondere affatto la questione più divisiva rispetto all’avversario politico. “Le imprese che erogano servizi sanitari nell’ambito di una convenzione con la parte pubblica sono parte integrante del Servizio sanitario nazionale”, quindi “le osservazioni politicamente prodotte contro questi erogatori non hanno quindi ragione di essere né sotto il profilo formale e né sotto quello sostanziale”. Ma oltre alla stoccata al fronte avverso, sul rapporto tra pubblico e privato FdI indica, per il Piemonte, anche una correzione necessaria quando spiega che “la differenza attuale di prestazioni rilevabile sul versante ospedaliero, con il lato pubblico più orientato al trattamento dei problemi sanitari acuti e urgenti e quello privato più dedicato agli interventi programmabili, può essere considerata ragionevole ma meriterebbe di essere rivisitata valutando le attività operative accreditabili sotto il profilo delle necessità e delle criticità del sistema pubblico”. Tradotto in parole povere: è il pubblico che deve stabilire cosa serve e, quindi, va chiesto al privato.

Leggi qui il programma di FdI

Una linea peraltro, già impostata nelle recenti misure volte a ridurre i tempi di attesa, altro tema in evidenza nel programma elettorale. Ma restando sulla revisione del rapporto con le cliniche accreditate è facile leggere tra le righe il superamento di quello che per il Piemonte resta ancora un tabù, ovvero il Pronto Soccorso in quelle strutture private che abbiano dotazioni e caratteristiche da consentirlo. Dalla principale associazione di categoria, l’Aiop con il suo presidente regionale Giancarlo Perla, è sempre stata ribadita, anche recentemente, la disponibilità a seguire l’esempio di altre regioni dove ai privati viene addirittura imposto di fornire il servizio di emergenza per poter essere accreditate. Sarà la prossima legislatura a superare un muro, solo in parte sbrecciato dal caso unico e con una storia particolare come quello del Gradenigo che pur essendo diventato privato conserva un efficiente Pronto Soccorso?

Quella delle strutture accreditate non è naturalmente la sola questione di rilievo su cui si concentrerà la campagna elettorale dei meloniani, fino a poco tempo fa determinati a pretendere l’assessorato e oggi assai meno agguerriti anche di fronte all’ipotesi che il ruolo oggi del leghista Luigi Icardi possa andare a una figura, dal profilo più tecnico, scelta da Cirio. Per FdI “nel prossimo quinquennio sarà necessario pianificare il finanziamento integrativo per l’avvio delle strutture intermedie già previste con i fondi del Pnrr e attuare azioni complementari allo sviluppo della medicina territoriale”. Numerosi gli interventi per quella sanità territoriale che nel corso della pandemia, ma anche prima e dopo, ha mostrato forti carenze: potenziare il ruolo dell’infermiere di comunità, rafforzare le cure palliative, incrementare la telemedicina, irrobustire il sistema del numero unico di emergenza, completare il sistema di presa in carico del paziente, connessione completa di tutti i sistemi informativi, aumentare la rete delle farmacie e, non ultimo vista l’urgenza e l’attualità del problema, migliorare i canali di prenotazione e concordare con i medici di famiglia l’utilizzo delle strutture previste dal Pnrr. 

Una parte importante del programma è, ovviamente, riservata al personale e alle misure per fronteggiare la carenza degli organici. “Ci vorranno degli anni per riprendere il controllo della curva del personale medico. Nel frattempo dovranno essere utilizzate tutte le formule di flessibilità normativa, contrattuale, organizzativa presenti e opportunamente adottate ex-novo per inserire nei servizi sanitari pubblici il numero massimo possibile di professionisti. Le soluzioni, per quanto parziali, devono essere cercate ad ogni livello”.

Tra gli interventi che FdI mette in agenda anche un maggior utilizzo e in maniera più capillare dei medici specializzandi, con incentivi per indurli a restare negli ospedali. E se per i tempi di attesa la linea è quella di proseguire su quella tracciata dall’attuale giunta negli ultimi tempi con interventi che devono ancora produrre risultati palpabili, altri capitoli del Bignami sono dedicati al volontariato così come all’edilizia sanitaria i cui piani, si legge “devono essere costantemente aggiornati e corredati da un continuo monitoraggio delle tempistiche di realizzazione”, per evitare (è il non detto) di avere altre sorprese dopo quelle riservate da più di una gara andata deserta, come nel caso della Città della Salute di Novara o intoppi, risolti con un commissario ad acta”, al Parco della Salute di Torino.

Un programma per la futura legislatura nel quale non manca, oltre alla necessità di arginare il ricorso alle coop per supplire alla carenza di personale, anche un duro attacco volgendo lo sguardo all’indietro verso il quinquennio in cui il Piemonte è stato governato dal centrosinistra. “In Piemonte la riorganizzazione della rete ospedaliera – si legge – è stata applicata attraverso la delibera 1-600 con una riduzione dei posti letto perfino più incisiva di quanto richiesto dalle regole nazionali senza riorganizzare i servizi territoriali”. Il risultato dell’allora coppia Antonio Saitta e Fulvio Moirano, governatore Sergio Chiamparino, per i Fratelli d’Italia “è stato quello di riversare le necessità di una popolazione su ospedali indeboliti, peggiorando la loro efficacia insieme a quella della medicina territoriale”. 

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