LA SACRA RUOTA

"Stellantis, non ci abbandonare". Fronte delle imprese per Mirafiori

Alla vigilia della manifestazione dei sindacati anche le organizzazioni datoriali lanciano un appello ai vertici del gruppo automobilistico. "I numeri sono chiari. Ha spostato da Torino a Parigi il centro decisionale, ora rischiamo la marginalizzazione"

Le imprese torinesi scendono in campo tutte insieme contro il declino dell’industria dell’auto e si schierano in difesa dello stabilimento Stellantis di Mirafiori nelle stesse ore in cui i sindacati Fim, Fiom e Uilm si apprestano ad andare in piazza con la grande manifestazione indetta per il 12 aprile. I presidenti di dieci associazioni – Unione Industriali, Api, Cna, Confartigianato, Casartigiani, Coldiretti, Confcooperative, Legacoop, Ascom, Confesercenti – uniscono le voci per lanciare un messaggio comune: “Serve una risposta del territorio, forte e corale, univoca e senza etichette, per ribadire la centralità del settore automotive e del suo indotto per la nostra comunità. Apprendiamo con favore le dichiarazioni dell’amministratore delegato di Stellantis sulla volontà di non penalizzare la nostra capacità produttiva, continuando a investire sul luogo che ha rappresentato e rappresenta un modello nel sistema industriale italiano ed europeo. Chiediamo a Stellantis di tradurre quanto prima i progetti in azioni concrete, in grado di valorizzare Torino”.

Le imprese ricordano che “i numeri sono purtroppo chiari ed esprimono il progressivo calo della capacità produttiva di Mirafiori, da oltre ottant’anni fabbrica simbolo dello sviluppo della città e del Paese. Uno stabilimento capace di produrre 200 mila veicoli di sei modelli fino ai primi anni 2000, ma che nel 2019 ha toccato il suo minimo storico con sole 21 mila auto. In questi anni il Polo del lusso, con il brand Maserati, e la 500 elettrica non ne hanno invertito le sorti. Senza una programmazione e nel contesto di una multinazionale globale come Stellantis che ha spostato il suo centro decisionale da Torino a Parigi, Mirafiori rischia la marginalizzazione, entrando in aperta concorrenza con altri siti, dalla Polonia al Marocco alla Spagna”.

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