43 miliardi in meno sui conti correnti. Soldi in banca fruttano poco a Torino
10:29 Sabato 13 Aprile 2024Con 5mila euro si guadagnano 18,2 euro l'anno a Trento e Bolzano, 15 euro a Firenze, 13 euro a Roma, 11 euro a Milano e Perugia e solo 8,50 nel capoluogo piemontese. A fine 2023 erano collocati 1.153 miliardi di euro, in calo del 3,6%. La ricerca Fabi
Sui conti correnti degli italiani a fine 2023 erano collocati 1.153 miliardi di euro. In un anno il saldo totale è sceso di 43 miliardi, il 3,6%. È quanto emerge dall’ultimo rapporto Fabi sui conti degli italiani secondo il quale la Lombardia ha il record di liquidità con 235 miliardi (il 20% del totale), mentre il Sud è penalizzato sia sulla liquidità che sui rendimenti.
In dettaglio, secondo il Rapporto del sindacato dei bancari, con 5.000 euro sul conto corrente in banca si guadagnano 18,2 euro l’anno a Trento e Bolzano, 15 euro a Firenze, 13 euro a Roma, 11 euro a Milano e Perugia. La stessa somma, invece, frutta appena 6,5 euro a Napoli, 7 euro a Trieste, 8 euro a Catanzaro, Potenza, Genova e Aosta. Poco più fortunati i correntisti di Torino con “incasso” annuo da 8,5 euro. Le banche ad Ancona e Cagliari assicurano 10 euro, mezzo euro in più di Bari, Bologna, Campobasso e Palermo che si attestano a quota 9,5 euro. A 9 euro tondi si trovano Venezia e Pescara. Gli interessi praticati dalle banche sui conti correnti – seppur particolarmente contenuti, nonostante l’aumento del costo del denaro portato dalla Banca centrale europea al 4,5% tra il 2022 e il 2023 con 10 rialzi in 14 mesi – non sono tutti uguali nel Paese. “Si registrano – sottolinea la Fabi – ampie divergenze territoriali e regionali nei rendimenti che le banche riconoscono sui “salvadanai” della loro clientela”.
Disomogenea anche la collocazione dei risparmi per aree geografiche. Dopo la Lombardia in testa con il 10,5% ci sono Lazio e Veneto (9,2% del totale). La classifica prosegue poi con: 97,7 miliardi in Emilia-Romagna (8,5%), 90,1 miliardi in Piemonte (7,8%), 87,7 miliardi in Campania (7,6%), 72,9 miliardi in Toscana (6,3%), 60,4 miliardi in Puglia (5,3%), 58,1 miliardi in Sicilia (5,1%), 32,1 miliardi in Liguria (2,8%), 30,3 miliardi nelle Marche (2,6%), 28,7 miliardi in Trentino Alto Adige (2,5%), 26,1 miliardi in Friuli Venezia Giulia (2,3%), 25,6 miliardi in Calabria (2,2%), 23,1 miliardi in Abruzzo (2,0%), 22,7 miliardi in Sardegna (2,0%), 14,3 miliardi in Umbria (1,3%). Sotto quota 1%, nel terzetto di coda, si trovano la Basilicata con 10,8 miliardi (0,9%), il Molise con 6,1 miliardi (0,5%) e la Valle d’Aosta con 2,7 miliardi (0,2).