FINANZA & POTERE

Crt toglie il fiasco a Palenzona. Bloccati i 20 milioni per Enosis 

Il board della Fondazione congela anche la partecipazione in Banca del Fucino. Le due operazioni, decise dall'allora presidente, avevano sollevato più di una critica. La decisione del cda per "approfondire" la congruità degli investimenti

La rivisitazione del miracolo delle nozze di Cana, trasformando il vino in denaro, non è riuscito al soi-disant credente peccatore Fabrizio Palenzona. E se lo scopo del massiccio investimento deciso dall’allora presidente della Fondazione Crt in un centro di ricerca sul vino fosse stato quello di incrementare lo sviluppo dell’enologia nel Monferrato, potrebbe restare nel libro dei sogni di Furbizio. 

Nella riunione di martedì scorso il consiglio di amministrazione ha deciso di congelare l’operazione che prevedeva un investimento di ben 20 milioni di euro con l’ingresso di Crt nell’azionariato di Enosis, il centro di ricerca ospitato da cascina Meraviglia a Fubine, fondato e diretto dall’enologo Donato Lanati, un guru del settore. Non l’unico stop deciso dal board che ha pure bloccato un’altra importante partecipazione voluta da Palenzona, ovvero quella nella Banca del Fucino. Peraltro dopo che entrambi gli investimenti avevano ricevuto l’approvazione unanime del cda. Devono averci ripensato, insomma.

Applausi e squilli di tromba avevano accompagnato l’annuncio, nel marzo scorso, di quella che di fatto sarebbe stata l’aquisizione da parte della cassaforte di via XX Settembre di Enosis, ovvero laboratori, sale convegno, vigneti sperimentali e un bilancio chiuso nel 2023 con un fatturato dichiarato di 3,8 milioni di euro e un ebitda di 2,4. “Era da tempo che cercavo un partner che potesse traghettare verso il futuro il lavoro fin qui fatto da me e dal team”, il commento, allora, di Lanati. Da parte sua Palenzona, in una nota della fondazione rivendicava “L’obiettivo di supportare la crescita di una realtà dell’enologia, consentendo di dare continuità al progetto e assicurarne la permanenza sul territorio”.

Un coro in cui, già fin dall’annuncio dell’investimento, qualcuno aveva notato qualche stonatura, soprattutto rispetto all’entità della somma che sarebbe uscita dalla cassaforte piemontese per finire come da un munifico bancomat nel centro di ricerca enologica che alcune stime avrebbero valutato attorno ai 12 milioni, ovvero poco più della metà della cifra che sarebbe uscita da Crt. Proprio la congruità dell’operazione sarebbe alla base della decisione assunta dal cda, rimasto senza presidente e che s’appresta a salutare l’arrivo del successore o non meno probabile di un commissario inviato dal Mef. Proprio questa situazione e la prospettiva per il futuro a breve termine avrebbero sciolto ogni minimo dubbio sulla necessità di bloccare l’operazione. 

Le stesse ragioni che sempre nella seduta di martedì hanno portato a congelare un’altra decisione di Furbizio, non proprio del tutto attinente alle finalità filantropiche dell’ente che ha poi lasciato rumorosamente per le note vicende. Forse non meno che quello di Enosis, il caso della Banca del Fucino di cui Palenzona aveva deciso di acquisire lo 0,7 dell’azionariato con un investimento di 2 milioni di euro, è tra i motivi che hanno portato al clima di tensione prima e di rottura poi tra il presidente e buona parte del cda. Un investimento quello nella banca romana di cui, anche negli stessi ambienti finanziari, pochi avrebbero compreso la ragione, tenendo presente sempre le finalità della fondazione.

Insomma, una gran quantità di denaro destinata a scopi la cui rispondenza alla missione della Crt sarebbe da verificare. Probabilmente il Cda, guidato dopo le dimissioni di Palenzona dal vicepresidente vicario Maurizio Irrera, ha preferito congelare tutto, per evitare che quelle valutazioni la faccia il futuro presidente o, più ancora, il commissario quando ormai il denaro sarebbe uscito dalla cassaforte, più simile a un bancomat la cui tessera magnetica ce l’aveva lui, Furbizio.

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