PROTESTA

Al via l'intifada casalinga

Occupato l'atrio di Palazzo Nuovo e la facoltà di Fisica dell'Università di Torino. Tende nel cortile del Politecnico. La propaganda pro Palestina trova terreno fertile negli atenei torinesi. Prove generali in vista del corteo di sabato

Parte l’Intifada nostrana, scimmiottando quello che sta accadendo nei campus statunitensi. La sede delle facoltà umanistiche a Torino, Palazzo Nuovo, è stata occupata da un gruppo di studenti in solidarietà alla Palestina. Alcune decine di studenti si sono accampati con le tende davanti all’ingresso e hanno esposto bandiere palestinesi, uno striscione con la scritta “Student intifada, all eyes on Rafah stop guerre e genocidio”, accendendo dei fumogeni colorati. A organizzare la protesta le solite siglie: Cambiare rotta, Collettivo autonomo universitario, Progetto Palestina, il movimento femminista e transfemminista Non una di meno. L’obiettivo è quello di imporre il boicottaggio accademico di Israele. “Sono passati più di duecento giorni – hanno spiegato sovvertendo la scansione degli eventi – dall’invasione di Gaza e dall’inizio del genocidio. Dal 7 ottobre abbiamo visto come le nostre istituzioni hanno mostrato solo complicità al genocidio. I media mainstream ancora parlano del diritto di difesa di Israele. Le università italiane continuano a lavorare con le aziende belliche che distruggono Rafah e Gaza. A Torino gli studenti e le studentesse sono in mobilitazione per dimostrare che gli studenti e le studentesse sono a fianco della Palestina per chiedere un embargo militare immediato a Israele. Gli studenti e le studentesse di Torino lottano al fianco del Popolo palestinese”. Non una parola sulla strage perpetrata da Hamas, ovviamente. Una delegazione dei manifestanti è entrata poi all’interno di una serie di aule per spiegare al microfono le ragioni della protesta. Le lezioni sono state quindi interrotte per qualche minuto, per riprendere poi regolarmente.

Altri studenti hanno occupato la sede di Fisica, anche se le lezioni proseguono regolarmente. Sono stati appesi sulla facciata dell’edificio gli striscioni “Intifada studentesca, Fisica occupata, Palestina libera” e “All eyes on Rafah”, entrambi con disegnata la bandiera palestinese. “Considerato il momento storico in cui viviamo – ha spiegato al megafono fuori dall’ingresso una studentessa – è nata spontaneamente da un gruppo di studenti di Fisica di Torino la necessità di intraprendere un percorso di riflessione e lotta sul ruolo e sulle responsabilità della scienza all’interno delle dinamiche coloniali e belliche. Come comunità scientifica sentiamo il bisogno di interrogarci su questi temi e prendere una posizione forte sulla complicità del mondo accademico nel genocidio palestinese. Dopo 76 anni di occupazione, dopo le rivolte del 7 ottobre Israele ha giustifica il percorso di pulizia etnica ai danni del popolo palestinese. Dal 7 ottobre sono morti più di 34.000 palestinesi, di cui circa 15.000 bambini, senza contare tutte le persone disperse e ferite. Quello a cui stiamo assistendo è un vero e proprio genocidio e il silenzio delle istituzioni e del mondo accademico è assordante e complice”. “Nel 2023 – ha proseguito – l’Italia ha venduto armi a Israele per un valore di 13,7 milioni di euro. Queste morti sono sulla nostra coscienza. In quanto studenti di Fisica è essenziale una nostra presa di coscienza sul ruolo della scienza nell’industria bellica. La stessa scienza che studiamo non è asettica e non può più essere apolitica. Senza di noi alcune atrocità non si potrebbero compiere”.

La protesta coinvolge anche il Politecnico nel cui cortile alcune decine di studenti hanno installato delle tende, in segno di adesione all’Intifada studentesca, per manifestare contro l’invio di armi a Israele e la collaborazione degli atenei torinesi con le istituzioni e le università di Tel Aviv. Anche qui, dietro la protesta ci sono i collettivi Cambiare rotta e Collettivo universitario autonomo. Le lezioni proseguono regolarmente. Gli studenti si sono accampati in tenda e nel frattempo hanno esposto striscioni con la scritta “Tende contro la complicità di politecnico e governo con il genocidio”. “Anche noi come numerosissime altre città italiane – hanno spiegato – ci siamo mobilitati, visti tutti i rapporti che l’università intrattiene con le aziende belliche e come sta evolvendo la situazione di sterminio del popolo palestinese da parte di Israele. Il governo sta cercando di aumentare il livello generale di repressione che noi studenti stiamo vivendo in questo periodo” hanno aggiunto. La protesta inaugura la settimana di manifestazioni studentesche che culminerà nel corteo pro Palestina a Torino il 18 maggio, organizzato da Torino per Gaza per i 76 anni della Nakba, l’esodo forzato dei palestinesi dai territori occupati.

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