VERSO IL VOTO

Tutti per Cirio, ognuno per sè. L'Europa "divide" il gran finale

Meloni, Salvini e Tajani arriveranno in Piemonte per tirare la volata al governatore. Difficile però vederli insieme sul palco al comizio di chiusura. Alle europee prevale la concorrenza tra alleati. Ma l'astuto langhetto potrebbe salvare capra e cavoli

Marciare divisi, colpire uniti. O forse, chissà, meglio il contrario. Bastasse applicare il celebre motto di von Moltke o il suo esatto opposto, la questione sarebbe presto risolta. Invece, il modo per tenere insieme compatti i tre leader del centrodestra per il sostegno ad Alberto Cirio e, nel contempo, segnare le differenze per il voto europeo concomitante con quello regionale in Piemonte è assai più complicato. Pure rispetto alla tecnica del famoso stratega prussiano, cui bollirebbero le meningi di fronte a quella battaglia che la maggioranza combatte contro gli avversari, ma pure al suo interno.

Tenere insieme l’immagine di Giorgia MeloniMatteo SalviniAntonio Tajani e magari pure Maurizio Lupi e Lorenzo Cesa sul palco da cui impartire l’ecumenico viatico al ricandidato governatore e ai partiti che lo sostengono, con quella degli stessi leader impegnati, sempre di lì a poche ore sempre lo stesso giorno, a misurarsi sul terreno del proporzionale puro fornito dal voto per l’Europa ha la soluzione facile come il cubo di Rubik. Perché un conto è farli quei sorrisi e quei discorsi in Sardegna, in Abruzzo e financo in Basilicata quando è facile spostare un po’ di lato la questione europea che già di per sé sta già più avanti, altro è arrivare a Torino a ridosso di un paio di giorni o poco più dalle elezioni che sono due e vanno comunicate diversamente agli elettori.

Si dirà che non è la prima volta che il Piemonte vota insieme per la Regione e per l’Europa. Già, ma cinque anni fa Salvini sosteneva (ancora per poco) il Conte Uno che di lì a poco, più ebbro dei risultati europei che di mojito, avrebbe mandato a casa, Meloni era ancora lontana dall’io sono Giorgia (e pure “il” presidente del consiglio) e poi, poi c’era ancora lui Silvio Berlusconi. E tuttavia, o proprio anche per queste ragioni, l’ultimo appello al voto in Piemonte avvenne in ordine sparso. Una rituale che probabilmente si ripeterà anche in un quadro decisamente diverso, incominciando dal peso di ciascun alleato, pure tra meno di un mese. 

Cirio farebbe carte false, e ben lo si comprende, per averli tutti attorno in una sorta di anticipo di festa della vittoria che, data assai probabile, deve arrivare anche grazie a quel sostegno visibilmente compatto di tutta l’alleanza, assai più forte rispetto al 2019 proprio perché è quella che governa il Paese e, in Piemonte, ha governato l’ultimo quinquennio. Poi, qui, non ci sono le crepe sarde prodotte dalle discussioni propedeutiche alla bocciatura da parte della Meloni dell’uscente Christian Solinas con tutto quel che ne è seguito, non ci sono state le forzature di Tajani per ricandidare Vito Bardi in Basilicata, insomma il clima è ciò che di più tranquillo si potrebbe auspicare. 

Non si votasse pure per il Parlamento europeo, potrebbero marciare uniti e uniti colpire un bersaglio accorto e temibile come un orso in letargo. Il problema, e che problema, sta proprio nella corsa ognun per sé che impone l’Europa e che ciascun partito coglie come provvidenziale occasione per misurarsi con l’avversario, ma soprattutto all’interno della maggioranza. Impresa al limite dell’impossibile vestire la stessa sera, tutti insieme, i panni del dottor Jekill e di mister Hide, tanto più se dall’altra parte finito alle ortiche il campo largo, Elly Schlein che ha già promesso il suo ritorno a Torino suscitando calore da mattinata novembrina e Giuseppe Conte quel problema, almeno quello, in Piemonte ove si presentano ciascuno con un proprio candidato presidente – Gianna Pentenero e Sarah Disabato  non ce l’hanno proprio.

Ci sono ancora un po’ di giorni per decidere, nel caso di Cirio magari per provare a convincere, i leader a concludere tutti insieme la campagna elettorale a Torino, o forse per stabilire tre momenti diversi con il potenziale vantaggio di tenere ancora più alta l’attenzione sul voto piemontese, senza dover rinunciare ad abbinare nel messaggio oltre che nelle urne, quello per l’Europa.

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