ECONOMIA NEL PALLONE

Juventus, Stellantis e governo. Rimpalli tra Elkann e Giorgetti

Il rampollo dell'Avvocato si gode il successo dei bianconeri in Coppa Italia. Nella tribuna d'onore dell'Olimpico anche il ministro dell'Economia con cui s'intrattiene con cordialità. Di che avranno parlato i due? Cazzeggio, utile a oliare i rapporti

Uno divide la sua fede calcistica tra il Varese e il Southampton, di cui è stato fondatore del primo fan club italiano, l’altro tifa Juventus per ragioni di lignaggio più che di passione. Separati dal pallone e da ruoli che li pongono su fronti opposti pur non essendo mai stati nemici, Giancarlo Giorgetti e John Elkann si sono intrattenuti a lungo ieri sera, allo stadio Olimpico di Roma, durante la finale di Coppa Italia, vinta dai bianconeri contro l’Atalanta. Chissà di che avranno parlato i due, nelle ore in cui Carlos Tavares ha annunciato che Stellantis diventerà uno dei più grandi rivenditori d’auto cinesi in Europa, mentre il Governo da mesi attende notizie di nuove produzioni.

Giorgetti non avrà i modi spicci del collega Adolfo Urso, ma non le ha mai mandate a dire agli eredi dell’impero Agnelli. Nei giorni caldissimi dell’inchiesta sul presunto falso in bilancio della Juventus, il numero uno di via XX Settembre ipotizzò per il club il sequestro dello stadio senza togliere alla squadra i punti conquistati sul campo. “Siamo arrivati al punto che i tifosi tifano per questo o quel giudice sportivo – aveva detto Giorgetti –. Come battuta, in termini prettamente economici, se la Juventus ha fatto un falso in bilancio perché gli devo togliere i punti? Se io ragionassi come Agenzia delle Entrate o Guardia di Finanza sequestro lo stadio, visto che è l’unica squadra che ha fatto lo stadio di proprietà gli creo un danno economico su quello”. Chissà cosa ne pensava Elkann. In occasione dell’inaugurazione dell’AI4Industry, il Centro italiano di ricerca per l’intelligenza artificiale, a Torino, il ministro è tornato su Stellantis dicendo che “non siamo schiavi di nessuno” e che “gli incentivi bisogna farli, ma in modo intelligente”, ricordando la necessità di vincolarli all’obiettivo della transizione ecologica.

I due – Elkann e Giorgetti – si conoscono e riconoscono. Nella sua missione romana di febbraio, il presidente di Stellantis dopo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha incontrato il titolare del Mef e non il ministro delle Imprese Urso con cui il rapporto è piuttosto deteriorato. Fratelli d’Italia è considerato oggi il partito più ostile a Stellantis con cui è proprio Giorgetti – leghista, ma altra cosa rispetto a Matteo Salvini – a mantenere i contatti.

La strategia di Elkann resta quella dell’appeasement, raffreddare un clima che sta diventando rovente tra l’esecutivo e l’azienda erede di quella che segnò il boom economico nell’Italia del dopoguerra. Un’azione diplomatica che lo ha portato a infittire i rapporti con gli esponenti politici di tutti gli schieramenti che lui considera non ostili, o meno prevenuti. Tra questi anche Alberto Cirio, nella sua veste di presidente del Piemonte ma anche di numero due di Forza Italia. Se poi, oltre a praticare la nobile arte della diplomazia Elkann tornasse a investire in Italia sulla produzione delle auto, probabilmente anche l’atteggiamento nei suoi confronti cambierebbe. Ma al momento non ci sono indicazioni che portano in quella direzione.

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