Automotive tra propaganda e incentivi

Guarda caso tutto il lavoro del governo del Made in Italy relativo agli incentivi si conclude proprio in vista delle urne. Gli incentivi partiranno il 3 giugno ma delle dichiarazioni del ministro Adolfo Urso a protezione delle produzioni italiane non c’è traccia, anche perché non era possibile farlo. Quindi gli incentivi saranno per tutti i modelli e Stellantis affiancherà una sua proposta di ulteriore incentivazione economica. Sconti che stanno facendo un po’ tutti i brand con incentivi tra i 2mila e i 6mila euro in base ai modelli.Quindi il mercato dell’auto in Italia è stato fermo quattro mesi, con conseguenti ricadute di cassa integrazione sui lavoratori a causa dell’inefficienza governativa (Urso dice per burocrazia e difficoltà tecnologiche).

Viene anche molto pubblicizzata la scelta di favorire i redditi bassi al di sotto di un  Isee di 35mila euro. Considerando che per avere un Isee inferiore ai 35mila euro si può  avere un reddito netto di 25mila euro (poi dipende da molti altri fattori, a partire dalla presenza di figli): ma se teniamo conto che oltre l’80% dei redditi medi dichiarati sono di pensionati e lavoratori dipendenti ben al disotto della media e che il lavoro autonomo ha un reddito medio di oltre 60mila euro ma l’evasione fiscale si aggira attorno al 55%, ecco che dentro la misura ci stanno anche buona parte degli evasori fiscali.

L’auto è fattore trainante della nostra economia ma gli incentivi sono un danno e non un servizio offerto agli acquirenti. Le case automobilistiche mantengono i prezzi alti con valori di 5-7mila euro sopra il valore reale dell’auto così da potersi permettere una piccola redistribuzione con sconti commerciali. Il costo maggiore lo paga il Paese, cioè la collettività, con gli incentivi statali. Non da oggi manifesto la mia perplessità sui vantaggi collettivi della politica degli incentivi, che consente agli azionisti di generare più profitti e di ottenerli coi soldi dello Stato. Non capisco come mai questo governo faccia la voce grossa con Stellantis sui loghi e i nomi delle auto prodotte all’estero e poi si genufletta sui profitti. Propaganda.

Quella bella definizione che dà Prodi di “Riformismo radicale” andrebbe applicata dal sindacato e dai partiti di centrosinistra, chiedendo ai costruttori di abbassare i prezzi. Uno sforzo per fare ripartire il mercato dell’auto, in cui ognuno deve assumersi responsabilità e doveri. Invece mi pare sonnecchino nel solco del dibattito scavato da altri.

Detto dei limiti e contraddizioni degli incentivi credo occorra soffermarsi su Mirafiori guardando alle strategie. Assegnare un modello ibrido (fra due anni perché giustamente bisogna intervenire sul processo produttivo e riprogettare il modello) è un’inversione di tendenza strategica. Si rallenta sull’elettrico come stanno facendo quasi tutte le case europee e si segue il mercato e il progresso tecnologico. Il mercato dice che è l’ibrido l’alimentazione ideale, sia nei costi che nelle prestazioni, ma anche nell’ottica della riduzione di emissioni, grazie agli importanti aggiornamenti tecnologici effettuati.

Allora il futuro di Mirafiori passa attraverso l’individuazione di modelli che abbiano un mercato credibile individuato negli scenari futuri che la politica nazionale ed europea saprà, realisticamente, tracciare. Non vedo però dichiarazioni che partano da una visione prospettica, da un’analisi sostenuta da un progetto ma molto il vivere quotidiano. I lavoratori danno fiducia a chi offre loro una speranza ragionata, una visione di futuro in cui è accettabile il sacrificio di sottoporsi ancora a due anni di cassa integrazione.

Con Sergio Marchionne che aveva una vision “pazzesca” si riuscì a fare questo e le uniche ma determinanti variabili che costrinsero a modificare e allungare il disegno futuro furono le crisi mondiali che condizionarono gli assetti di mercato. Ma il sindacato lavorò sulla visione, su un progetto. E Ora? Per avere un’idea propria bisogna discutere, confrontarsi, avere opinioni diverse e fare sintesi ma questo non può farlo un gruppo dirigente intermedio ibernato e sempre consenziente all’istanza superiore. Agli operai e alle operaie nonché ai progettisti di Mirafiori posso dire che il loro futuro è riposto nella capacità della politica, del sindacato, oltre agli azionisti dei grandi brand di sapere definire politiche strategiche che prevedano l’evolversi della tecnologia nel rispetto dell’ambiente e che evitino drammi sociali. L’ibrido è il futuro nel medio-lungo periodo per consentire all’elettrico di essere competitivo.

Un ultimo pensiero va alla concorrenza cinese. Ha ragione Carlos Tavares: non sono le misure protezionistiche che salvano le quote di mercato, ma essere capaci di governare il mercato, ecco perché bisogna spingere affinché oltre alla distribuzione da parte di Stellantis dei modelli Leapmotor, ci sia anche la produzione in Italia di un modello Leapmotor/Stellantis che oggi viene prodotto in Cina. Batterci perché questo avvenga è un altro obiettivo strategico per garantire lavoro, occupazione e contrastare l’invasione cinese governandola. Spero che nessuno, men che meno il sindacato, abbia fatto uno scambio con il governo tra la 500 ibrida e altri modelli da produrre in Italia rinunciando alla produzione di modelli Stellantis a marchio Leapmotor in Italia.

 

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