Quel disco rotto di Schlein

Il confronto politico è l’anima e il lievito della democrazia. Senza confronto politico, anche duro e se necessario polemico, semplicemente si riduce e si impoverisce la democrazia. Per questa semplice ragione la dialettica democratica è fisiologica ed indispensabile. Come, del resto, ci ha insegnato l’intera prima repubblica poi azzerata da motivazioni di politica internazionale, dalla questione morale e, infine, dall’azione della magistratura. Ma, per essere credibile e anche intellettualmente onesto, il confronto politico deve essere accompagnato e caratterizzato dai contenuti e da quello che comunemente viene definito come progetto politico o, meglio ancora, come una visione della società. Il tutto, come ovvio, accompagnato da una cultura politica e, se possibile, interpretato da una classe dirigente autorevole e qualificata.

Ora, per restare all’oggi, non possiamo non evidenziare che questo confronto politico – almeno fra la sinistra e i relativi supporter mediatici, televisivi e giornalistici e la coalizione di centrodestra – è sempre più asfittico e noioso. E, per fermarsi al concreto comportamento della sinistra e dei populisti dei 5 stelle, assistiamo ad una litania sempre più ripetitiva se non addirittura ossessiva.

In particolare, e nello specifico, il linguaggio e l’iniziativa politica della Schlein, cioè la segretaria del principale partito della sinistra italiana, il Pd. Perché dal giorno dopo la vittoria alle primarie nel marzo del 2023, è tutto un susseguirsi di “svolta illiberale”, “torsione autoritaria”, “negazione delle libertà democratiche”, “riduzione del dissenso”, “violazione dei principi costituzionali”, “limitazione della libertà di espressione” e, dulcis in fundo, “minaccia del ritorno del fascismo”. Una serie di accuse e contestazioni, anche violente a livello verbale, che vengono quotidianamente ripetuti dai gazzettieri nei vari talk televisivi e rilanciati dagli ormai soliti e noti sermoni giornalistici.

Di fronte a questo rosario laico che viene recitato tutti i giorni e per tutto il giorno da un intero schieramento politico diventa francamente difficile, se non addirittura impossibile, incardinare un confronto politico libero, costruttivo e basato sui contenuti. Perché quando prevale la pregiudiziale ideologica, l’attacco personale, la “superiorità morale” e, soprattutto, la delegittimazione politica dell’avversario che nel frattempo è diventato un nemico irriducibile, ogni confronto politico viene semplicemente sacrificato sull’altare della narrazione illustrata e descritta da una parte politica. Che, il più delle volte – come l’esperienza ampiamente conferma – è puramente virtuale e del tutto estranea ed esterna rispetto alle dinamiche concrete che caratterizzano la nostra società.

Ecco perché non si accresce la credibilità e l’autorevolezza della politica se non cambia il registro stesso del confronto politico. E sin quando prevalgono le pregiudiziali ideologiche da un lato e la superiorità morale dall’altro sarà la stessa politica ad uscirne sconfitta e delegittimata. Ed è per questi semplici motivi che, forse, è giunto il momento che il principale partito della sinistra italiana, a cominciare dalla sua segretaria Elly Schlein – per non parlare dei populisti dei 5 stelle – cambi registro e, se possibile, avvii una iniziativa politica che vada oltre la semplice invettiva e la ripetizione di una narrazione della politica italiana che semplicemente non esiste. E questo, sia chiaro, non solo per il futuro della sinistra italiana ma, al contrario, per una maggior credibilità della politica e per lo stesso rafforzamento della qualità della nostra democrazia.

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